Nei sistemi economici in generale – e in quelli di mercato in particolare – il ruolo della banca assume una rilevanza fondamentale. La banca è l’impresa che trasforma il risparmio in investimenti attraverso l’attività principale di raccolta del risparmio e di impiego di fondi. La banca, per poter operare, deve ottenere l’autorizzazione alla raccolta del risparmio e all’esercizio del credito da parte della Banca centrale europea sentito il parere della Banca d’Italia. La banca è l’unica impresa abilitata a utilizzare la massa di risparmio raccolta per effettuare i finanziamenti.
In sé, il risparmio non gestito (tesorizzazione) è un elemento statico dell’economia. Il deposito in banca o l’investimento in valori mobiliari (azioni e obbligazioni) nei mercati finanziari regolamentati (borsa valori), trasformano il risparmio in strumento dinamico dell’economia, attraverso le operazioni di finanziamento alle famiglie – credito al consumo – e quello alle imprese ovvero il credito alla produzione, contribuendo in maniera determinante alla creazione della ricchezza nazionale che è misurata dal Prodotto interno lordo (Pil).
Il risparmio è per il nostro Paese la risorsa più importante. Storicamente, la propensione al risparmio degli italiani è tra le più alte del mondo ed è al primo posto in Europa. Il risparmio degli italiani è stato sempre legato a motivazioni di tipo precauzionale per l’incertezza del futuro. Per questa ragione, il risparmiatore italiano prevalentemente sceglie degli investimenti con un basso profilo di rischio. Il risparmio di tipo precauzionale è quello più gradito dalle banche, per la ragione che i depositi hanno una giacenza media più lunga. Se il nostro Paese è in grado di sostenere il fardello dell’enorme debito pubblico rispetto al Pil è grazie al risparmio privato. In linea teorica, se gli italiani orientassero ancora di più i loro investimenti finanziari acquistando debito pubblico italiano, saremmo meno esposti alla spada di Damocle dello Spread. La crescita del differenziale dei tassi d’interesse rispetto alla Germania si verifica quando gli investitori esteri vendono i nostri titoli di Stato sul mercato.
Il sistema finanziario, in senso lato, si basa sulla fiducia che ripongono i creditori rispetto a chi chiede credito. Più è alta l’affidabilità (rating) del debitore sia esso uno Stato, una impresa o una famiglia, più sarà basso il tasso d’interesse che richiederà il creditore. Per le banche, la fiducia e la reputazione sono assolutamente fondamentali. Un risparmiatore non affiderebbe i propri capitali a una banca, se non riponesse fiducia in essa. È talmente importante la reputazione di una banca al punto che le norme prevedono il reato di aggiotaggio bancario ovvero la diffusione di informazioni false sulla situazione economico- patrimoniale dell’istituto di credito.
È di tutta evidenza che il ruolo della banca nello sviluppo economico del Paese è indispensabile. Restrizioni creditizie (credit crunch) causano l’effetto di contrazione delle attività produttive in quanto limitano l’accesso al credito delle imprese e delle famiglie. Una politica creditizia più accomodante da parte della Banca centrale (bassi tassi d’interesse) incrementa la propensione agli investimenti per le imprese e i consumi di beni durevoli per le famiglie.
Per capire l’attuale sistema bancario italiano, occorre conoscere quale è stata l’evoluzione storica. L’attuale ordinamento bancario è il risultato di un lungo e articolato processo. Le fasi storiche, per certi aspetti, ricalcano i medesimi problemi che ha dovuto affrontare il nostro Paese con i dissesti bancari che si sono verificati negli ultimi anni. I nostri politici non hanno saputo far tesoro delle crisi bancarie che si sono verificate nella storia dall’unità d’Italia. La struttura del nostro sistema bancario, dal 1926 al nuovo testo unico sulla legge bancaria del 1993, era compatibile con un sistema produttivo composto da piccole e medie imprese e da banche di prossimità, che conoscevano il tessuto produttivo e gli stessi imprenditori. I risparmiatori erano tutelati in caso di dissesto delle banche. Lo Stato garantiva il rimborso dei risparmi.
Con l’introduzione della tutela diretta del risparmio, fondo interbancario di garanzia e bail-in, i risparmiatori delle banche fallite che avevano investito in azioni delle banche del territorio e in obbligazioni subordinate hanno perso quasi totalmente i loro capitali. Molti risparmiatori, presi dal panico per le banche fallite, avevano iniziato a ritirare i propri risparmi dalle Banche italiane, anche da quelle più affidabili: “La storia si ripete: prima come tragedia, poi come farsa”.
Aggiornato il 11 gennaio 2022 alle ore 12:10