Tempo di saldi e di polemiche. Scatta oggi in tutta Italia (dopo l’avvio di Sicilia, Basilicata e Valle D’Aosta) la corsa a occasioni e promozioni. C’è chi sorride e chi, come alcune associazioni dei consumatori, storce il naso. Nota a margine: nella provincia di Trento i negozianti decideranno liberamente i periodi degli sconti e in Alto Adige si comincerà in diverse zone l’8 gennaio. D’altro canto, in alcuni Comuni turistici bisognerà attendere il 5 marzo.
Le stime
Per il settore del commercio, inevitabilmente, l’attesa si fa sentire. Il tutto, va ricordato, in un clima di incertezza, dovuto anche ai contagi e alla pandemia. Confesercenti, in base alle proprie stime, ritiene che quattro italiani su dieci siano pronti ad andare a caccia di offerte con in tasca un tesoretto che oscilla tra i 120 e i 150 euro. Per Confcommercio il giro di affari arriverà a quota 4,2 miliardi, con una crescita di 300 milioni di euro in confronto all’anno passato. Secondo Massimo Torti, segretario generale Federmoda Italia-Confcommercio, “stiamo parlando ancora di una crescita abbastanza contenuta. Rispetto ai saldi invernali 2020, siamo infatti indietro di 900 milioni di euro, lo scontrino medio pro capite passa dai 111 euro del 2021 ai 119 euro di quest’anno, ma sarà ancora inferiore di 21 euro rispetto al 2020, quando era pari a 140 euro”.
Il flop secondo il Codacons
Il Codacons, da par sua, non esulta: “Rispetto ai saldi invernali del 2020 – sottolineano dall’associazione – gli sconti di fine stagione del 2022 subiranno una contrazione delle vendite del -21 per cento. Il giro d’affari complessivo passa infatti dai 5,2 miliardi di euro del 2020 ai circa 4,1 miliardi del 2022, perdendo oltre un miliardo di euro rispetto al periodo pre-Covid”. E il presidente, Carlo Rienzi, rincara la dose: “Alla base del flop dei saldi non solo il Black Friday di novembre e le feste di Natale che hanno già assorbito una fetta consistente degli acquisti degli italiani, ma anche i forti rincari delle bollette e l’aumento dei prezzi al dettaglio, fattori che frenano gli acquisti delle famiglie e impongono una maggiore cautela nella spesa”.
Analisi amara dell’Unione nazionale consumatori
Anche l’Unione nazionale consumatori vede il bicchiere mezzo vuoto (e forse più di mezzo). In pratica, secondo un’analisi, gli sconti – per quanto più invitanti rispetto a quelli del 2021– risultano inferiori a quelli pre-lockdown del gennaio 2020. Andando nel concreto, per l’abbigliamento è stimato un abbassamento medio dei prezzi del 19,2 per cento, più netto rispetto al 18,5 per cento del gennaio 2021. E comunque “nettamente inferiore rispetto al gennaio 2020, quando lo sconto si era attestato al 22,5 per cento”.
Aggiornato il 05 gennaio 2022 alle ore 11:04