Calisto Tanzi, il genio del “latte per tutti”

Ho promesso una confezione di latte Parmalat Omega 3 Plus, con Omega A3, selenio e vitamine, 1,2 per cento di grassi a coloro che vogliono capire la storia di Calisto Tanzi. Fatelo anche voi. Il fondatore della Parmalat è morto a 83 anni, il 1° gennaio di questo nuovo anno, malato da tempo, solo, abbandonato dalle cronache, umiliato, dopo una cascata di guai giudiziari. Girano tante definizioni, la più giusta – almeno per quell’unità intellettuale che si proclama nel centrodestra – è quella di un “genio dell’economia italiana”. Il resto, gli epiteti pronti a grondare su una comunicazione spesso malata di distorsione avversaria, sono fango. Anche se possono trovare qualche riscontro nella cronaca, sono solo fango, come tanto altro e per tanti altri.

Attualmente la Parmalat è dal 2011 controllata dalla francese Lactalis al termine di una scalata finanziaria, ma è stata fino ad allora uno dei fiori all’occhiello dell’industria alimentare tricolore. E Calisto Tanzi, fondatore, va ricordato come Steve Jobs per il Pc, per il “latte per tutti”, e il Cielo sa se il latte sia necessario e vitale. Umili origini: figlio di piccoli imprenditori, nella sua Collecchio in provincia di Parma interruppe gli studi per aiutare il padre gravemente malato. Ma Calisto, nome del nonno, aveva un talento e un fiuto straordinari. Ideò infatti un sistema di vendite “porta a porta” che nel 1962 già fece schizzare i fatturati. Ma era di più: era un genio, come ne nascono nel nostro Paese. Durante un viaggio in Svezia vide in una vetrina il latte venduto nelle confezioni Tetra Pak, capì l’innovazione e il business e lanciò il procedimento Uth per il latte a lunga conservazione. Ricordatevene quando andate nei supermercati, ricordate questo nome italiano: Calisto Tanzi. E pensate non bene, benissimo!

Questo imprenditore italiano, inventore fantasioso, espanse la lunga conservazione per succhi di frutta, conserve alimentari, una catena di prodotti e la Parmalat ebbe un boom internazionale straordinario. Nel 1975 fatturava 100 miliardi di lire annui. Fatidico 1975: divorzio, Circeo. Due fatti che hanno stravolto la storia, la vita. Calisto entrò nel cono nero, diabolico, come Pier Paolo Pasolini, come altri. Politica, sponsorizzazioni. Parmalat diventò il marchio dei campioni di sci Gustav Thöni e Ingemar Stenmark, dei piloti di Formula 1 Niki Lauda e Nelson Piquet e della scuderia Brabham, oltre ad altre discipline. Poi la grande avventura del Parma calcio, una successione di exploit. La Democrazia cristiana, che lo aveva lasciato crescere e lo aveva sostenuto, dopo il ribaltone comunista del divorzio fu costretta a cercare appoggi per fronteggiare le politiche della sinistra. Calisto Tanzi si mise a disposizione di Ciriaco De Mita, iniziando le acquisizioni di televisioni, perché la Dc, la sinistra Dc aveva ben chiaro il progetto. Investimenti, esposizioni, banche d’affari, costi vertiginosi delle tivù, il gruppo Parmalat sempre più fuori controllo. Sullo sfondo c’era l’altro gigante che avanzava, Silvio Berlusconi. Iniziarono gli assalti giudiziari, l’uno contro l’altro. Non tanto i giudici e i magistrati pur forse politicizzati, ma bisogna capire che agiscono anche soggetti deviati e non solo, che forniscono carte e che riescono a mettere spalle al muro anche i giudici. Lo so, e lo scrivo, perché sono andata di persona a contribuire ad alcuni processi scontati nell’esito, ribaltandone le sentenze semplicemente sfidando quegli apparati e riuscendo a far arrivare ai giudici i documenti veri. Questo non è da eroi, dovreste farlo tutti, non accomodarvi sul politicamente corretto, sull’onda che va, dobbiamo combattere per la giustizia e la libertà, soprattutto in Italia dopo il 1975.

Per farla breve, Calisto Tanzi da genio della Parmalat entrò in un tritacarne di bancarotte, guai giudiziari fino al crac menzionato “come il più grande crac della storia dell’imprenditoria”. Un mostro. Un finale da narrazione ad hoc, coi tanti pronti a protestare, ingiustamente gabbati nei loro risparmi, ma è quello che avviene regolarmente con le tasse, con le multe, coi rincari, coi redditi di cittadinanza e i sostegni “sbagliati” agli immigrati. Per l’ideologia. Per quello che la Dc ha lasciato scolpito come monito per tutti: “Prima sarà il divorzio, poi l’aborto, poi i matrimoni omosessuali, poi…”. Poi i casi di cronaca di ieri, la catena infinita, l’assurdo, la mattanza. Terrorismo? Non più. Esoterismo. Tutto spiegato ai magistrati. Con una preghiera: abbiamo lottato tanto per una Costituzione e un Codice penale esemplari, soffriamo, stringiamo i denti, perché sono capisaldi della democrazia, della libertà, della giustizia e dell’umanità. E ho dato la vita di mio figlio. Sì, così. Era “l’ultimo nipote” di una schiera di insigni padri della Patria, che hanno dato l’essenziale. Tutto scritto in un “libro” di cui una mia amica dice “lo faranno uscire quando sei morta”.

Calisto Tanzi è stato un gigante ucciso dall’invidia, dalle ideologie stolte, dagli intrighi oscuri, dalle maldicenze, dall’ipocrisia, “Calisto, Calisto”. Lo ricordo sorridente, sempre disponibile, pronto a investire, la sua Democrazia cristiana, la nostra Democrazia cristiana, quella che ha fatto la migliore storia e politica di questo paese, che ci ha dato la Costituzione, la Rai, la scuola, lo sviluppo, l’autostrada, il benessere, la felicità, la famiglia, i figli, l’amore, non un femminicidio, non un abuso, mai droga, mai altro. La fede. Poi tutto è diventato morte e orrore. Tutto falso, tutto scambiato, tutto come le botte a sangue di Pierpaolo Pasolini. E non solo a lui. Calisto Tanzi era un insigne, un genio, un grande italiano distrutto per ignobili errori.

Aggiornato il 04 gennaio 2022 alle ore 11:20