La Banca centrale Usa: acquisti azzerati a marzo

La Federal reserve riduce da gennaio gli acquisti di titoli di 30 miliardi. Si tratta del doppio di quanto deciso a novembre. Se l’inflazione è alta, i tassi resteranno però bassi, allo 0-0,25 per cento. Fino a quando il tasso di disoccupazione non tornerà a livelli coerenti con la definizione. È questo il senso della nota diramata dalla Banca centrale Usa alla fine della riunione di dicembre. “Con un’inflazione che ha superato l’obiettivo del 2 per cento per qualche tempo, il Comitato di politica monetaria si aspetta – si legge nella nota – che sarà appropriato mantenere il range fino a quando le condizioni del mercato del lavoro non avranno raggiunto livelli coerenti con la sua valutazione della massima occupazione”. Il tapering però accelera. Gli acquisti di titoli di Stato saranno ridotti, da gennaio, di 20 miliardi di dollari al mese, e quelli di mortgage-backed securities di altri 10 miliardi di dollari, per calare rispettivamente a 40 e 20 miliardi al mese. La riduzione degli acquisti continuerà con questo ritmo, che è doppio di quello deciso a inizio novembre: a marzo raggiungeranno quota zero.

Il messaggio della nota ufficiale rassicura parzialmente i mercati. La mediana (più corretta della media, in questi casi) delle previsioni per il 2022, indica un costo ufficiale del credito allo 0,75-1 per cento, contro lo 0.25 per cento di settembre. Per il 2023 si passa all’1,5-1,75 dal precedente 1 per cento, e per il 2024 al 2-2,25 per cento dall’1.75 per cento. Si tratta di due-tre rialzi in più per l’anno prossimo e di ulteriori tre rialzi per il 2023. Il tasso di disoccupazione, sceso a fine 2021 al 4,3 per cento (dal 4,8 per cento previsto a settembre) dovrebbe infatti calare fino al 3,5 per cento l’anno prossimo e restare a questo livello. Il tasso “di lungo periodo”, che corrisponde a un obiettivo del 4 per cento. In rialzo anche le proiezioni sull’inflazione: 2,6 per cento nel 2022, dal 2,2 per cento indicato a settembre, ma 2,3 per cento nel 2023, dal 2,2 per cento a settembre e 2,1 per cento nel 2023.

È, in ogni caso, una stretta dal ritmo definito come “graduale” dal presidente Jerome Powell in conferenza stampa. “Anche se a fine 2024 i tassi si avvicineranno al livello di lungo periodo nel 2024. I governatori si aspettano dunque una normalizzazione dei tassi in tre anni. Non c’è più quindi un’inflazione temporanea, come ancora a novembre; e i rincari si sono allargati a un ampio spettro di beni e servizi”. È cambiata la valutazione della “massima occupazione”, a causa delle nuove preferenze dei lavoratori, che non accettano le offerte esistenti, e del surriscaldamento dell’economia. Non c’è ancora, ha detto Powell, “una forte ripresa del tasso di partecipazione della forza lavoro, e potremmo non averla per qualche tempo”.

Aggiornato il 16 dicembre 2021 alle ore 12:12