Perché l’euro non ha funzionato

Rispetto alle parole che gli europeisti della prima ora pronunciavano vent’anni fa certamente più di qualcosa è andato storto nell’adozione dell’euro. E chi ha subito i danni maggiori è sicuramente la classe lavoratrice, che in un nuovo mondo in cui gli Stati nazionali avevano sempre meno potere non veniva di fatto più difesa da nessuno.

Prima dell’euro, prima che si passasse a un regime di cambi fissi, gli Stati europei, in particolar modo l’Italia, utilizzavano l’arma della svalutazione per mantenere competitivi all’estero i prodotti. Con l’entrata in vigore dell’euro tutto ciò non era più possibile, e in questo nuovo mondo chi ha avuto la meglio è stata senza ombra di dubbio la Germania, avente una capacità di produzione, grazie anche alla tecnologia, di un livello più alto rispetto a tutti gli altri Paesi. L’Italia non poteva più usare lo strumento della svalutazione per mantenere competitivi i propri prodotti rispetto a quelli tedeschi. In questo scenario quello che sarebbe dovuto avvenire, in una unione monetaria veramente unita, è che la Germania aumentasse il costo del proprio lavoro, aumentando il salario dei propri lavoratori. Quello che è avvenuto è esattamente il contrario.

Tramite il pacchetto di riforme Hartz, presentato nel 2002, i diritti dei lavoratori tedeschi sono andati progressivamente erodendosi, permettendo quindi alla Germania di produrre a costi ancora minori. L’Italia, e tutti gli altri Stati, per rimanere competitivi hanno dovuto seguire la scia della Germania e adottare politiche del lavoro che danneggiassero i diritti dei lavoratori. La riforma Fornero, la cancellazione dell’articolo 18 sono soltanto due fotografie di un percorso chiaro che va in una unica direzione. E allora ciò che viene da chiedersi è a chi è convenuto entrare nell’euro. Sicuramente non ai lavoratori italiani, ma nemmeno a quelli tedeschi, che guadagnano sì di più degli italiani ma, in base a quanto producono, non prendono certamente molto. L’euro è convenuto alle grandi compagnie e ai grandi Enti, e di fatto ha danneggiato i diritti dei lavoratori di ogni Paese.

Non avendo più la possibilità di agire sulla propria moneta con strumenti di politica economica, gli Stati europei hanno dovuto adottare la cosiddetta svalutazione interna, ossia agire sul fattore più sacrificabile: il diritto dei lavoratori e il loro salario. In Italia sulla vicenda euro non si riesce mai a instaurare un vero dibattito. Se si danno delle motivazioni per mettere in dubbio l’efficacia della nuova moneta, si viene considerati complottisti o terrapiattisti, e in questo contesto trovare delle soluzioni appare alquanto complicato.

Aggiornato il 26 ottobre 2021 alle ore 13:49