Smart working e logica del “baretto”

Sulla questione dello smart working giova insistere perché, nonostante ciò che dichiari il mondo della politica, anche stavolta non si scorge all’orizzonte un barlume di sintonia con la vita reale. Fondamentalmente sulla questione si procede a tentoni: da una parte ci sono gli aperturisti e dall’altra ci sono i muti che non hanno un’idea. In mezzo ci sono i diretti interessati. Tra gli aperturisti c’è chi come Annamaria Bernini spinge per il ritorno alla “normalità” nel nome delle mamme e dei sacrifici che sono state costrette a fare durante la pandemia conciliando lavoro e casa. Forse l’onorevole Bernini avrà al suo servizio un esercito di inservienti altrimenti non si capisce come possa ignorare che le mamme già conciliavano mille impegni prima della pandemia. Solo che dovevano barcamenarsi tra mille difficoltà logistiche in ossequio alla concezione anacronistica del lavoro in presenza, degli orari rigidi, del part-time e via incasinando la vita.

Poi ci sono i “fordisti” che per questioni anagrafiche, culturali e tecnologiche non concepiscono null’altro se non il mondo pre-pandemia. Inutile citare i dati sul miglioramento delle performance, sui minori costi sociali, sui milioni di euro risparmiati in buoni pasto e sui benefici ambientali portati dallo smart working. Proprio non ce la fanno: pensano di fermare i fannulloni con il controllo non accorgendosi che costoro non producevano una cippalippa pure prima. Infine arruoleremmo tra gli aperturisti anche i “talebani der baretto” ovvero coloro che pensano sia proficuo elettoralmente mettere su strada milioni di lavoratori perché altrimenti il bar sotto l’ufficio non vende il caffè. Diciamo che il ragionamento è debole sotto molti punti di vista ma per loro “er baretto” è quasi una religione. Ovviamente è solo un tentativo peloso di accattivarsi la simpatia delle Partite iva. Bontà loro.

Poi ci sono i muti ovvero la sinistra e i sindacati (proprio coloro che dovrebbero occuparsi dei lavoratori): la questione passa davanti ai loro occhi ma loro la guardano con fare beota un po’ come la mucca che guardava la vaporiera ansimare nella poesia Davanti a San Guido del Carducci. Il quale Carducci voleva forse intendere che la mucca non poteva comprendere il progresso del treno a vapore e lo guardava scorrere un po’ come coloro che guardano lo smart working dissolversi e non fermano la controriforma perché non hanno ben compreso la portata della questione.

Nel mezzo ci sono le famiglie che – pandemia a parte – hanno conosciuto un modo più civile di stare al mondo conciliando il lavoro con la vita privata senza doversi barcamenare in mille equilibrismi. Una volta – quando non ce la facevano a fare tutto –gli si raccontava che così è il mondo e che non erano i primi ad aver avuto questo problema. Adesso cosa racconteranno a chi dovrà tornare al lavoro in presenza dopo aver sperimentato per quasi due anni che il mondo va avanti anche senza quelle menate novecentesche della presenza? Ah già, gli addurranno la tesi ineccepibile in base alla quale “er baretto” deve vendere il caffè.

Aggiornato il 03 settembre 2021 alle ore 09:11