Mediaset va ad Amsterdam

Tremila aziende di tutto il mondo hanno trasferito la sede ad Amsterdam, in Olanda. Una sola italiana: la Exor della famiglia Agnelli. La raggiungerà in autunno Mediaset del gruppo Berlusconi. Era il luglio 2016 quando la holding Exor (che è a capo della Fiat-Chrysler, Ferrari, Cnh, Partner Re) portò nei Paesi Bassi sia la sede legale che quella fiscale, Aggiungeva una nuova sede operativa dopo Londra e Piazza Affari a Milano.

Il piano del nipote dell’Avvocato, John Elkann, è ora imitato in parte dal presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri e dall’amministratore delegato e vicepresidente, Pier Silvio Berlusconi. Se però la decisione della famiglia Agnelli determinò una rottura dei tradizionali legami con Torino, il gruppo di Cologno Monzese non vuole e non può interrompere i legami con Milano. La residenza fiscale resta in Italia e quindi i Berlusconi continueranno a pagare le tasse in Italia. La riproposizione del progetto, che era stato bloccato dal ricorso di Vivendi contro la fusione tra Mediaset e la controllata spagnola, avverrà all’Assemblea dei soci del prossimo 23 giugno. Il Consiglio di amministrazione del Biscione ha ritenuto all’unanimità che “sia fondamentale per la strategia del gruppo accedere ad un ecosistema con modello di governance ispirato ai migliori standard internazionali”.

L’operazione Media for Europe (Mfe) va avanti, al fine di realizzare una società nella quale concentrare tutte le attività e partecipazioni. L’obiettivo è quello di facilitare le alleanze internazionali iniziate con l’acquisto del quasi 10 per cento delle azioni della tedesca Prosieben. C’è comunque un ostacolo da rimuovere per non incorrere in un nuovo stop da parte del gruppo francese del bretone Vincent Bollorè. Si tratta della questione del voto multiplo. Il cosiddetto “special voting shares” è una pratica che consente all’azionista di riferimento di pesare di più nell’assemblea dei soci, in quanto i voti possono essere conteggiati sulla base dell’anzianità di chi li detiene. Questo permetterebbe agli azionistici storici di continuare a controllare la società.

I vertici di Mediaset, al fine di evitare ulteriori contenziosi con Vivendi che ha un pacchetto di azioni pari al 29,9 per cento, hanno deciso di chiedere ad un’Assemblea straordinaria del 27 maggio di cancellare il voto maggioritario dallo statuto. Una mossa che potrebbe riannodare un dialogo costruttivo tra i due gruppi dopo cinque anni di battaglie legali ed economiche, con le ultime decisioni del Tribunale di Milano favorevoli, in qualche parte, alle mosse francesi.

Cosa spinge Mediaset verso l’Olanda? Trasferendo la sede legale nei Paesi Bassi, la famiglia Berlusconi intende puntare su una crescente internazionalizzazione per arginare la concorrenza di colossi come Comcast-Sky e soprattutto Netflix. L’ipotesi è di integrarsi con altri operatori televisivi europei senza perdere il controllo del gruppo ed anche in vista dei cambiamenti chiesti negli incroci societari delle telecomunicazioni da parte della Corte di Giustizia europea, che ha chiesto all’Italia di rivedere, in forza del principio della libera concorrenza del mercato, le norme della legge Gasparri.

C’è un altro elemento alla base del progetto: la ritrovata salute del gruppo. Mediaset ha registrato nel 2020 ricavi per 2.636 milioni contro i 2.925 dell’anno precedente e un utile netto di 139 milioni contro i 190 del 2019. È previsto un dividendo di circa 100 milioni e un “buy back” mentre accelera la raccolta pubblicitaria.

Aggiornato il 28 aprile 2021 alle ore 09:50