Unione europea in difesa del Mezzogiorno

È davvero importante la nota indirizzata al vicepresidente ed assessore all’Economia della Regione Siciliana, Gaetano Armao, dal presidente del Comitato europeo delle Regioni, Apostolos Tzitzikostas; in tale nota si esprime la piena condivisione delle politiche di coesione socio-territoriale della Regione Siciliana volte al rilancio economico, attraverso una corretta ripartizione delle risorse del Pnr (Piano nazionale di riforma), ed in particolare all’azione di contrasto agli svantaggi economici per i cittadini e le imprese dell’Isola derivanti dalla condizione di insularità.

Condivido le vostre opinioni – scrive il presidente Tzitzikostassull’alta priorità che deve essere data agli obiettivi di coesione sociale e territoriale. In effetti, una corretta ponderazione della ripartizione delle risorse tra le regioni e un pieno coinvolgimento degli enti locali e regionali sono indispensabili affinché il PNR possa garantire il suo massimo impatto.” “Come sapete – aggiunge Tzitzikostas – durante la sessione plenaria di marzo, abbiamo condiviso energicamente queste prove e le nostre preoccupazioni con il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel e con il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Valdis Dombrovskis. Entrambi hanno mostrato piena consapevolezza del ruolo che le Regioni e le città devono svolgere nella ripresa dell’Europa. Secondo il regolamento del Recovery and Resilience Facility e le ultime dichiarazioni ufficiali, la Commissione europea sembra veramente impegnata a valutare i piani di ripresa degli Stati membri tenendo conto di come le Regioni e le città sono state consultate e di come il loro contributo è stato accolto”.

In conclusione della sua nota, la massima autorità di raccordo delle Regioni europee, rimarca il pieno sostegno alle iniziative, peraltro ampiamente condivise a livello comunitario, messe in campo dalla Regione Siciliana: “La ringrazio ancora una volta per il lavoro che presenta e per il contributo che fornirà alla mobilitazione del Comitato su questa sfida decisiva. Avete il pieno sostegno del Comitato per il vostro impegno a ridurre le disparità socio-economiche e a costruire una ripresa sostenibile ed equa, insieme agli enti locali e regionali”.

Accogliamo con grande soddisfazione – ha dichiarato il vicepresidente e Assessore all’Economia della Regione Siciliana, Gaetano Armao – l’endorsement del Comitato europeo delle Regioni alle politiche del Governo Musumeci in ordine al rilancio economico e di contrasto ai costi derivanti dalla condizione d’insularità. Una condizione di svantaggio che uno studio della Regione quantifica in circa 6,5 miliardi di euro all’anno, ovvero una tassa occulta di circa 1300 euro per ogni siciliano. Un costo d’esercizio insostenibile che rischia, in combinato con l’incipiente crisi economica e finanziaria causata dalla pandemia, di aggravare ulteriormente l’economia siciliana.

Ho riportato integralmente questo comunicato perché ritengo che sarà davvero difficile per l’attuale compagine di Governo raccontare programmi e scelte strategiche per il Mezzogiorno senza dimostrare contestualmente quando e come attuare davvero le varie iniziative. Il tema legato alla “insularità” diventa non più legato solo ad un danno alla fluidità delle movimentazioni, ma un danno diretto alla crescita socio-economica della intera realtà siciliana ed è davvero significativa la precisazione che il presidente Tzitzikostas formula nella sua nota quando ribadisce “la Commissione europea sembra veramente impegnata a valutare i piani di ripresa degli Stati membri tenendo conto di come le regioni e le città sono state consultate e di come il loro contributo è stato accolto”.

Ed allora mi chiedo quali siano state le risposte fornite alla presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, che su incarico della Conferenza Stato-Regioni aveva chiesto formalmente di conoscere come lo Stato intendeva coinvolgere le Regioni nella definizione del Recovery Plan. A tale proposito, in più occasioni ho ricordato che in base ad una precisa sentenza della Corte costituzionale si evince che ogni scelta a scala territoriale debba essere supportata da apposita “intesa tra Stato e Regioni” e avevo ricordato che nel caso della Legge 443/2001 (legge Obiettivo) fu necessario produrre un Decreto legislativo, il 190/2002, attraverso il quale si assicurò il ricorso allo strumento della Intesa generale quadro tra Stato e Regioni; uno strumento che veniva sottoscritto dal presidente del Consiglio, dal presidente della Regione e dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Diventa allora davvero pericoloso l’attuale comportamento adottato dal Governo nei confronti della Regione Sicilia e della Regione Calabria; cioè la completa assenza di risposte ad un accordo sottoscritto già dalle due Regioni sulla indispensabilità di un collegamento stabile, sulla necessità di dare avvio alla realizzazione di un intervento infrastrutturale pronto già da tempo. Ed allora, in un momento di diffuso attrito tra Stato e Regioni in merito alla gestione della Sanità, ritengo opportuno ricordare che nella Costituzione all’articolo 117, tra l’altro, viene precisato: “Sono materie di legislazione concorrente quelle relative a… governo del territorio; porti e aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di navigazione; ordinamento della comunicazione; produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia; previdenza complementare e integrativa; armonizzazione dei bilanci pubblici e coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario”.

Ed allora non si può sottovalutare questo dettato della Costituzione, non si può, anche in questo specifico caso, aprire uno scontro analogo a quello che stiamo vivendo sulle discrasie emerse sul comportamento delle singole realtà regionali nella gestione delle emergenze legate alla “pandemia”, in questo caso a commettere una forzatura non sarebbero le Regioni ma lo Stato.

Voglio far notare che tra le materie di legislazione concorrente non c’è solo il governo del territorio, non ci sono solo i porti e gli aeroporti civili, le grandi reti di trasporto e di navigazione ma anche “l’armonizzazione dei bilanci pubblici e coordinamento della finanza pubblica” e, in quanto assolutamente impreparato in questa tematica, non posso però sottovalutare questa specifica voce sulla armonizzazione dei bilanci pubblici in quanto il Recovery Plan – e in modo particolare le infrastrutture in esso contenute – se generano ricadute, se producono convenienze e variano il Prodotto interno lordo di determinate realtà regionali, non possono trovare un diretto e misurabile accordo tra le parti.

Forse nel caso specifico l’accordo, la possibile intesa, avrebbe senso costruirla non solo tra le due Regioni Sicilia e Calabria ma tra lo Stato e tutte le Regioni del Mezzogiorno che accedono ai Fondi di coesione e sviluppo, cioè a tutte e otto le Regioni del Sud. Questa scelta a mio avviso è supportata da due distinte motivazioni:

– le Regioni del Sud utilizzano fino all’80 per cento del Fondo di coesione e sviluppo;

– le Regioni del Sud potrebbero selezionare e scegliere interventi i cui benefici potrebbero ricadere, in modo diffuso ed organico, sull’intero assetto geo-economico.

Spero che il Governo segua un simile itinerario, spero che le Regioni del Mezzogiorno comprendano la necessità di essere portatori di interessi non legati essenzialmente all’ambito territoriale di propria competenza ma a qualcosa che superi i livelli strategici legati spesso a finalità localistiche prive di un respiro sovraregionale.

(*) Tratto dalle Stanze di Ercole

 

Aggiornato il 23 aprile 2021 alle ore 13:08