L’Italia ha bisogno del Mes

Durante la sua prima conferenza stampa, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha evitato di prendere posizione sul Mes. Ha detto: “Sul Mes occorre essere pragmatici, al momento il livello dei tassi è tale per cui prenderlo non è una priorità. Ma c’è un motivo più importante: il Mes è investito nella Sanità e quando avremo un Piano per la Sanità condiviso allora forse verrà il momento di chiedersi se ne vale la pena. Altrimenti, prenderlo senza un piano significa buttare i soldi”.

Le parole del premier, in realtà, dicono più di quanto sembri. Il principale motivo per accantonare il dossier è, infatti, assai preoccupante: a un anno esatto dallo scoppio della pandemia, e nonostante gli enormi scontri politici che si sono consumati sul tema, l’Italia non ha ancora un piano di intervento sulla sanità. Ci viene continuamente raccontato che il Covid-19 avrebbe rappresentato un’epifania, un momento rivelatore sul ruolo dello Stato e la sua importanza nella società. Se così fosse, si supporrebbe che un accresciuto impegno dello Stato sia necessario proprio là dove batte l’epidemia: nell’organizzazione della salute pubblica e nel Servizio sanitario nazionale. Se questo fosse vero, programmare interventi che risolvano gli evidenti limiti del nostro sistema sanitario dovrebbe essere in cima alle priorità del Governo. Da un anno. Invece, sappiamo bene che persino di aumentare il numero dei letti in terapia intensiva, e di altri modi per meglio attrezzare il nostro Ssn, non si parla più, e a dire il vero se ne è parlato soltanto per una manciata di settimane lo scorso anno.

Immaginando che invece un piano ci fosse, torneremmo al punto di partenza e resterebbe valida la tesi che da mesi l’Ibl sostiene: ci sono molte ragioni a favore del Mes e nessuna contro.

È vero, come dice Draghi, che il vantaggio economico oggi – rispetto ai tempi di Giuseppe Conte – è assai ridotto: lo spread si è dimezzato rispetto a marzo 2020. Ciò nonostante, l’Italia risparmierebbe qualche centinaio di milioni di euro l’anno. Ma non è questa la motivazione principale. Restano, semmai, due punti cruciali. In primo luogo, lo stock di debito accumulato dal nostro Paese è mostruoso. Questo implica che, ogni anno, dobbiamo rifinanziarne svariate centinaia di miliardi: alleggerire, seppure solo di 36 miliardi, la pressione sui mercati ha un valore in sé. Secondariamente, al Mes si accompagna una modesta ma importante condizionalità: l’obbligo di destinare le risorse così ottenute alle spese sanitarie anti-Covid. Rimettere in sesto la sanità (e completare rapidamente la campagna vaccinale) è la precondizione per la ripresa. Il Mes ci può aiutare non solo a reperire rapidamente i finanziamenti necessari, ma anche a sviluppare progetti adeguati e a rispettare gli impegni presi.

Aggiornato il 23 marzo 2021 alle ore 10:28