Il Tuc su “fire-and-rehire”

Licenzia e riassumi. A condizioni peggiori, per i lavoratori naturalmente. E dunque con salari più bassi. E se non ti sta bene, la porta è quella. Il virus fa bene ai profitti. Succede nella culla del liberismo de-unioneuropeizzata (ma anche prima non è che fosse molto meglio).

Il Tuc dice che il governo deve mantenere la promessa di migliorare i diritti dei lavoratori e di non annacquare le protezioni Ue. La realtà racconta altre storie. Con altri imperativi. Se non, addirittura, dogmi. Quello che piace tanto alle imprese d’Oltremanica in tempi di Covid è fire and rehire (licenzia e riassumi, appunto). Tattiche tipiche di chi vuole risparmiare sul lavoro, “ma che nella Gran Bretagna moderna - afferma la segretaria generale del Trades Union Congress, Frances O’Grady - non possono essere accettate ma devono anzi essere messe fuori legge”. Che molte imprese stiano tirando sul prezzo, lo dimostrano alcuni sondaggi e ricerche recenti, che dimostrano, per esempio, che 1 lavoratore su 10 a cui è stato detto di ripresentare la candidatura per lo stesso lavoro, lo ha ritrovato con termini e condizioni peggiori; che il 25 per cento dei lavoratori, dal momento del primo lockdown di marzo, hanno avuto cambiamenti in negativo nell’orario di lavoro e riduzione di stipendio. E il quadro si fa ancora peggiore per le minoranze etniche, i giovani e gli operai. Quasi il 20 per cento degli under 25 hanno dichiarato che il proprio (ex) datore di lavoro ha cercato di riassumerli, nei mesi della pandemia, proponendo loro condizioni contrattuali peggiori, e questo vale anche per il 12 per cento della working class, rispetto al solo 7 per cento di gruppi scio-economici più alti. Le minoranze etniche si sono visti proporre assunzioni con condizioni peggiori a un tasso quasi doppio rispetto ai lavoratori bianchi: 15 per cento contro 8. Il caso di specie lo offrono i lavoratori di British Gas, iscritti al sindacato Gmb, che dall’11 gennaio hanno indetto una serie di giornate di sciopero proprio contro le pratiche di fire and re-hire. Che, tuttavia, l’azienda difende con tutti i mezzi, e soprattutto si rifiuta di rimuovere, se i lavoratori non accetteranno un contratto punitivo che porta da 5,5 a 8 le ore di lavoro non retribuito. Addirittura, il management rincara la dose, minacciando licenziamenti secchi a quegli ingegneri che non accetteranno la riduzione proposta del 15 per cento della tariffa oraria. Aria pesantissima, dunque. Tre quarti dei clienti di British Gas, assicura Gmb, sostengono gli scioperi di queste settimane, anche se stanno causando loro notevoli ritardi in termini di intervento e assistenza. Un disservizio che sta dando problemi almeno a 150mila persone. Un’azienda con un fatturato di 22 miliardi di sterline e un utile di esercizio di 900 milioni di sterline, e dunque con margini di profitto che sono molto superiori di altre aziende come Sainsbury’s e Tesco, afferma il segretario nazionale di Gmb Union, Justin Bowden, “dovrebbe utilizzare incentivi per ottenere cambiamenti, piuttosto che minacciare i lavoratori con pratiche scorrette”.

Aggiornato il 05 febbraio 2021 alle ore 11:27