Gualtieri, quale è ministro e quale è professore universitario

Riporto di seguito integralmente le dichiarazioni rilasciate dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri, al quotidiano La Repubblica: “L’intervista di Gentiloni (rilasciata a La Repubblica il giorno prima) non solo l’ho apprezzata, è da sottoscrivere. Dobbiamo andare avanti esattamente in quella direzione. L’obiettivo insomma consiste nello sveltire le procedure, dare certezza ai destini dei fondi stanziati. Il contenuto più profondo della governance è proprio questo. La task force è una questione davvero secondaria. Vede, io sono totalmente d’accordo con Paolo anche perché alcuni dei rischi sollevati sono esattamente quelli che io sto cercando di illustrare da settimane, e, peraltro, non è che io e Gentiloni non ci sentiamo, diciamo che ci parliamo con una certa frequenza. Se non facciamo le opere e gli investimenti nei tempi e secondo i criteri indicati non è che riceviamo i soldi in ritardo. Li perdiamo proprio. Non funziona come per i fondi ordinari. Se non realizziamo i progetti perdiamo i soldi. E paradossalmente li perdiamo doppiamente perché il meccanismo prevede che noi li anticipiamo e poi ce li rimborsano. E tutto avviene secondo un calendario di verifiche che procede in base ad una serie di “milestone”, ossia di traguardi intermedi e lo stesso risultato negativo si ottiene se gli stanziamenti vengono spesi male”.

Dopo questa lettura ho subito effettuato due distinti approfondimenti: il primo mirato a verificare se a rilasciare la intervista non fosse il professor Gualtieri ministro dell’Economia e delle Finanze ma il professor Gualtieri della Università Cattolica di Milano e dopo aver effettuato una simile verifica ho analizzato i mesi in cui il ministro Roberto Gualtieri è stato al comando del Dicastero; ho così potuto appurare che il ministro ha ricoperto tale funzione sin dal giorno 8 settembre del 2019; sì lo troviamo lì il giorno 8 ottobre del 2019, sì lo troviamo lì il giorno 8 novembre del 2019, sì lo troviamo lì il giorno 8 dicembre del 2019, sì lo troviamo lì il giorno 8 gennaio del 2020, sì lo troviamo lì il giorno 8 febbraio del 2020, sì lo troviamo lì il giorno 8 marzo del 2020, sì lo troviamo lì il giorno 8 aprile del 2020, sì lo troviamo lì il giorno 8 maggio del 2020, sì lo troviamo lì il giorno 8 giugno del 2020, sì lo troviamo lì il giorno 8 luglio del 2020, sì lo troviamo lì il giorno 8 agosto del 2020, sì lo troviamo lì il giorno 8 settembre del 2020, sì lo troviamo lì il giorno 8 ottobre del 2020, sì lo troviamo lì il giorno 8 novembre del 2020, sì lo troviamo lì il giorno 8 dicembre del 2020, cioè il ministro è lì da 16 (sedici) mesi e in un periodo così lungo è davvero sconvolgente che non si sia accorto che gli investimenti nel comparto delle infrastrutture sono andati avanti per inerzia, cioè non ci sono stati nuovi stanziamenti e, soprattutto, non ci sono stati Sal (Stati avanzamenti lavori) per nuove opere, non si è accorto che del Programma comunitario 2014-2020, quello che il ministro definisce fondi ordinari, sono da spendere entro il 2023 circa 30 miliardi perché dei 54 miliardi assegnati sin dal 2014 sono stati impegnati solo 24 miliardi e di questi spesi forse solo 6 miliardi.

Ancora più incomprensibile e grave mi sembra questa denuncia, questo allarme, questo grido di dolore per uno Stato che rischia di perdere le risorse; ma lo Stato chi è, il Governo chi è, la gestione del bilancio, del programma, della spesa dello Stato a chi compete? E ancora mi chiedo questo banale interrogativo perché non lo ha posto il folto gruppo di partiti che attualmente è alla opposizione e, ancor più grave, perché non lo ha posto il sindacato; anzi mi chiedo dove è il sindacato, dove è Maurizio Landini che da molti mesi, anche lui stranamente da sedici mesi, sembra vivere una delle stagioni più vuote della intera storia della Cgil. Quindi quello che preoccupa in questa fase non è la macchina dello Stato, perché in fondo, come abbiamo visto nel caso del viadotto di Genova o nelle grandi emergenze, le strutture ministeriali e la efficienza imprenditoriale è una dote potenziale ancora disponibile, ma la vera preoccupazione risiede, invece, in chi, in questo particolare momento storico, è alla guida della macchina dello Stato, in chi, come abbiamo letto prima, si congratula con il commissario Gentiloni per scelte che dovevano competere alla sua specifica competenza, con chi dichiara apertamente che se non saranno fatte determinate scelte, non saranno rispettati determinati passaggi procedurali, il Paese perderà le risorse comunitarie.

In questo impianto kafkiano, in questa divertente farsa più da filodrammatica paesana che teatrale, mi piacerebbe, fra qualche mese, assistere alla presentazione del nostro Recovery plan a Bruxelles e mi piacerebbe ascoltare le risposte che la nostra squadra di Governo darà alla serie di domande della Commissione e del Comitato economico e finanziario della Unione europea. In quella occasione non potrà il ministro Gualtieri dire, come ha detto: io condivido pienamente quanto ritenuto inaccettabile dalla Commissione e sarà mia cura comunicarlo formalmente al Ministro dell’Economia e delle Finanze perché provveda urgentemente a rivedere integralmente il Recovery plan. La Commissione, giustamente, dirà: ma il ministro è lei.

(*) Tratto dalle Stanze di Ercole

Aggiornato il 07 gennaio 2021 alle ore 12:41