La rottamazione delle attività verrà ristorata dal Governo

L’emergenza Covid sta permettendo al Governo Conte (come a sindaci, governatori, istituzioni e burocrazie varie) di raggiungere l’auspicato obiettivo di ridurre le attività commerciali, artigianali e varie al dettaglio. Obiettivo che circa vent’anni fa veniva auspicato per favorire la semplificazione commerciale, ovvero circoscrivere il mercato a due soggetti abilitati alle compravendite: macroaree commerciali (centri commerciali e grande distribuzione) e vendita on-line in mano a multinazionali del web (per esempio Amazon di Jeff Bezos). Ricetta che secondo i suoi pensatori eliminerebbe evasione fiscale, contrabbando, lavoro nero, contraffazione… e moneta contante. Infatti l’accordo mondiale su queste restrizioni di settore prevedrebbe che ogni acquisizione avvenga unicamente con moneta elettronica.

Attualmente in Italia gli aiuti sono certi per chi opera la cessazione dell’attività commerciale, con conseguente cancellazione del titolare dal registro delle imprese presso la competente Camera di Commercio: ovvero cancellazione del titolare dal registro Rec per chi esercita attività di somministrazione al pubblico di cibo e bevande, e poi la consegna al proprio Comune delle licenze per attività commerciale al minuto (in sede fissa e per somministrazione). Ergo, questo Covid sta offrendo su un piatto d’argento il tanto auspicato svuotamento commerciale dei centri urbani, che secondo certi agevolerebbe il disinquinamento delle città.

Ma quante volte negli ultimi vent’anni abbiamo sentito ripetere da esperti (come da pubblici funzionari) che ci sarebbe un surplus d’attività commerciale? Ovvero troppi bar, troppi ristoranti, luoghi di svago, d’intrattenimento e di commercializzazione. Parole che rimbombano in tutta Europa e in tutto l’Occidente, dove studi econometrici avrebbero dimostrato che, il bacino d’incassi in cui pescano le attività individuali non sarebbe bastevole a garantire la sopravvivenza di tutti sul mercato. Così la gente s’accorge che il mercato non è affatto libero, anzi deve sottostare a misure e strumenti di contenimento definiti in ambiti internazionali, quindi calati con leggi e provvedimenti in ogni singolo stato.

Rottamare negozi, ristoranti, bar e qualsivoglia attività artigianale o commerciale è un percorso preesistente all’emergenza Covid-19. L’obiettivo istituzionale di chiudere i negozi si può dire che abbia trovato oggi una valida arma nell’emergenza sanitaria. La legge di stabilità 2014 ha riattivato in Italia la rottamazione delle attività (delle partite Iva), ma è una misura entrata in vigore sin dal 2009 (anche se messa in cantiere circa otto anni prima): dal 2017 è ormai strutturale nel Belpaese, e non ha più scadenza, infatti dal primo gennaio 2019 viene pubblicizzata dall’Inps. Tecnicamente si chiama “rottamazione delle licenze commerciali, ed è una misura che consente ai titolari di esercizi commerciali al minuto, con sede fissa (negozi, bar, ristoranti…) di ottenere dall’Inps un indennizzo di 513 euro mensili già tre anni prima della pensione. Sgombriamo quindi ogni dubbio sui numeri sparati da Conte e ministri vari durante le conferenze stampa: ristori milionari non ci sono, e la stessa Unione europea ha ricordato all’Italia di far rientrare la chiusura degli esercizi nei parametri già definiti (previdenzialmente ed economicamente) con il “bonus commercianti Inps 2020”. Ovvero far si che chiudano in maniera tombale più attività possibili, beneficiando dei 515 euro per chi cessa l’attività prima della pensione: insomma l’obiettivo è creare circa dieci milioni di esodati da ditta individuale entro la fine dello stato d’emergenza.

Rammentiamo che il problema dell’insufficienza dei fondi Inps è preesistenze all’emergenza Covid: il bonus commercianti (da 515,58 euro al mese per chi rottama la licenza) era stato già sospeso per le domande presentate dopo il 30 novembre 2019, e la motivazione era “per esaurimento fondi a disposizione” (comunicazione Inps numero 2347 del 5 giugno 2020). Ed oggi il Governo sta spacciando per ristoro il solito “bonus commerciante”, ovvero l’indennizzo ripristinato nel 2014 con la “Legge di stabilità 147/2013”, al fine di aiutare a chiudere gli esercenti dei settori commercio, turismo e servizi.

Infatti i ristori si risolveranno nel semplice bonus, ovvero l’indennizzo che spetta a chi chiude l’attività: pagato dall’Inps, e pari al trattamento minimo di pensione previsto per i titolari di piccole aziende commerciali e gli agenti di commercio. Quindi non c’è alcuna novità né alcun ristoro che permetta ai lavoratori autonomi di godersi in panciolle il dopo Covid: chi sarà prossimo alla pensione dovrà accontentarsi di 515,58 euro fino al passaggio a pensione, gli altri dopo questa erogazione da fame dovranno procurarsi un altro lavoro. Di fatto il governo sta cercando di convincere un po’ tutte le categorie a cessare l’attività. Ergo il bonus rottamazione irrorerebbe titolari o coadiutori di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, ambulanti su aree pubbliche, agenti e rappresentanti di commercio, artigiani vari ed una miriade di lavoratori del terziario. Chi non godesse di buona salute, o fosse uomo vicino ai sessantadue anni o donna intorno ai 57, troverebbe nel bonus un modo per raggiungere la pensione, per gli altri ci potrebbe essere il futuro spettro d’un reddito di cittadinanza a vita. E perché in tutto l’Occidente verrebbe auspicato il non reinserimento lavorativo delle persone, che verrebbero sostentate con redditi di cittadinanza dei singoli stato, in attesa possano godere d’una globale forma di sostegno. (la “povertà sostenibile”).

Così il Covid ha permesso che, gli studi dei fondi d’investimento accelerassero sull’elaborazione di strategie di tutela dei grandi patrimoni sovranazionali: risposte ha hanno aumentato la concentrazione delle ricchezze e, conseguentemente, del potere decisionale dei pochi. La crisi c’è (naturale o artificiale che sia) chi la gestisce sa che può agire sulle solite variabili, patrimoni come risparmi e lavoro. Karl Marx chioserebbe “nulla a perdere, all’infuori delle proprie catene”.

Aggiornato il 06 novembre 2020 alle ore 18:23