Il funzionamento del Mose è merito della provvidenza e non del Governo Berlusconi

È stata completata l’autostrada Salerno-Reggio Calabria, è stata completata l’autostrada Palermo-Messina, sono state completate le linee ferroviarie Av/Ac Firenze-Bologna, Bologna-Milano, Milano-Torino, si sono avviate le linee ferroviarie Av/Ac Genova-Milano (Terzo Valico dei Giovi) e Milano-Brescia, è stata realizzata l’autostrada Catania-Siracusa, si è completata la Linea metropolitana 1 di Napoli, si è realizzata ed è funzionale la metà della Linea metropolitana C di Roma, si è completata la Linea metropolitana M5 di Milano e, sempre a Milano, si sono avviati i lavori della Linea M4, si è realizzata la Linea metropolitana di Brescia, si è realizzato il passante di Mestre, si sono avviati i lavori del tunnel ferroviario del Brennero, si sono avviati i lavori del nuovo tunnel ferroviario Torino-Lione, si è realizzata per oltre il 50 per cento la terza corsia del raccordo anulare di Roma, si è completato il nodo ferroviario-metropolitano di Palermo, si è avviata la Pedemontana Veneta e la Pedemontana Lombarda, si è realizzata l’autostrada Brescia-Bergamo-Milano (Bre-Bg-Mi), si sono avviati i lavori dell’asse ferroviario Av/Ac Napoli-Bari, ecc. Ho voluto elencare in modo disordinato tutte queste opere proprio perché volevo evitare una banale elencazione per modalità di trasporto o per ambito territoriale. 

Questo copioso elenco di opere ha consentito una spesa, tra l’anno 2002 (anno di avvio concreto della Legge Obiettivo) e i primi mesi del 2015 (anno in cui la Legge Obiettivo è stata abrogata e il Governo ed i Governi che si sono succeduti hanno praticamente bloccato il Programma delle Infrastrutture Strategiche), di 118 miliardi di euro.

Nell’elenco delle opere non ho messo volutamente il Modulo Sperimentale Elettromeccanico, non ho messo il Mose perché penso che questa opera meriti un approccio tutto particolare. Non posso infatti non ribadire quanto fosse stato difficile garantire la copertura finanziaria  di circa 6 miliardi di euro e, soprattutto, non poso non ripetere un banale interrogativo che ci ponemmo nel 2001 quando inserimmo tale opera del Programma delle Infrastrutture Strategiche: come mai dopo 35 anni dalla tragica alluvione del 1966 (+ 194 centimetri il livello dell’acqua) eravamo, nel 2001, in possesso solo di studi, di approfondimenti progettuali e di nessun atto concreto che consentisse l’avvio operativo di una soluzione, che allocasse davvero delle risorse. 

Ebbene, nel 2001 il Governo riuscì a dare vita a due certezze procedurali: una di tipo normativo con la Legge 443/2001 (Legge Obiettivo) e l’altra di tipo programmatico attraverso l’inserimento dell’opera all’interno del Programma delle Infrastrutture Strategiche e grazie a questo atto formale approvato anche con Legge, nel 2004 fu possibile avviare i lavori. Senza dubbio una facile critica che veniva e viene ripetuta sistematicamente è quella relativa   ai tempi di realizzazione: 11 anni stimati inizialmente per realizzare il Mose sono davvero tanti ma si dimentica che nel 2007, nel 2008 e nel 2009 c’è stato un rallentamento sostanziale nell’assegnazione delle risorse e nel 2007, addirittura, l’allora ministro dei Lavori pubblici Antonio Di Pietro ritenne opportuno far effettuare un approfondimento da parte del Consiglio Superiore dei Lavori pubblici sulla validità della soluzione progettuale e sulla dimensione finanziaria dell’opera e la procedura del “prezzo chiuso”; tuttavia penso però che visitando il complesso di opere che caratterizzano l’intero sistema ci si convince che era stato davvero un miracolo se entro il 2014 si era arrivati ad un avanzamento dell’87 per cento. La vastità dell’opera e le difficoltà costruttive e tecnologicamente singolari non potevano, infatti, essere comparate con opere civili di tipo classico.

Riporto solo due numeri: la realizzazione di un’isola di 9 ettari alla bocca di porto di Lido e 15 chilometri il fronte dei cantieri a terra e a mare. Questo fenomeno della intelligenza ingegneristica non poteva e non doveva rimanere un bene fisico ma doveva e deve diventare una occasione per vendere al mondo una simile esperienza e sicuramente il mondo universitario prima o poi dovrà appropriarsi di una simile irripetibile esperienza per trasformarla in un vero laboratorio internazionale. Ma durante questi ultimi due anni si è continuato a dire che difficilmente avremmo assistito ad un risultato positivo, difficilmente questo complesso sistema di dighe avrebbe funzionato perché ormai tutto arrugginito, difficilmente avrebbe potuto salvare Venezia da un’altra alluvione. Invece sabato 3 ottobre Venezia è stata salvata dall’acqua alta e c’è stato immediatamente un apprezzamento diffuso da parte di tutte le testate giornalistiche, da parte anche dei più scettici. Io nelle mie “stanzediercole” ho dedicato una “stanza” proprio alla “schizofrenia dei camaleonti” e quindi sono da sempre un conoscitore di questi repentini cambiamenti, di questi incomprensibili ed inimmaginabili ripensamenti. Questa volta però, devo essere sincero, mi ha colpito il fatto che nella serie di articoli pubblicati sui vari giornali, dopo il sabato 3 ottobre, non abbia trovato nessuno che abbia ricordato due cose: che il merito andasse riconosciuto alla Legge Obiettivo e che dal 2015, con l’arrivo del ministro Graziano Delrio, quella legge fosse stata abrogata.

Purtroppo il limite di quella legge e del relativo tessuto programmatico e strategico che la caratterizzava era il Governo che l’aveva concepita cioè un Governo presieduto da Silvio Berlusconi e come tale un Governo che non poteva aver concepito una legge che era riuscita ad attuare davvero ciò che aveva programmato. Questo è un forte limite nella gestione della cosa pubblica nel nostro Paese e forse è una delle motivazioni chiave per cui la crescita rimane sempre un obiettivo irraggiungibile.

(*) Tratto dalle Stanze di Ercole

Aggiornato il 07 ottobre 2020 alle ore 16:41