Il 60% d’insolvenza Imu fa saltare il bilancio dello Stato

In queste ore sudano freddo ai piani alti dei ministeri economici. Perché l’intelligence finanziaria avrebbe spifferato, a politica e alta dirigenza di Stato, il rischio di elevata insolvenza sulla prima rata di Imu e Tasi in scadenza il 16 giugno prossimo.

Il gettito Imu di giugno è ipotizzato in bilancio per circa 22 miliardi di euro. Qualora questa prima rata registrasse un indice d’insolvenza superiore al 60 per cento, salterebbero tutte le coperture al bilancio di Stato centrale e di comuni oltre il mille abitanti. A conti fatti basterebbe un ammanco di cassa, una sorta d’apnea di tre o quattro mesi per circa 13 miliardi, per mandare alle ortiche il bilancio dell’Italia.

Comunque il Governo darebbe copertura agli stipendi di tutto il pubblico impiego con moneta elettronica, creandola con un click tramite la cabina di regia della Banca centrale europea. Salterebbero comunque tutte le rimesse a cascata verso enti pubblici e locali (Comuni ed ex Province).

Che mancherebbe subito ossigeno emerge dal fatto che l’Inps non è riuscita a coprire la Cassa integrazione inserita nel decreto sul “coronavirus”: i cassintegrati non hanno ancora percepito nemmeno il mese di marzo. Qualche bastian contrario potrebbe obiettare che, lo Stato, qualora registrasse questo buco nei mesi estivi, potrebbe saccheggiare i conti correnti degli italiani, o collocare obbligazioni in automatico sugli iban dei correntisti.

L’amico Manlio Lo Presti (ex direttore del Monte dei Paschi di Siena) mi suggerisce che “gli iban potrebbero benissimo essere assegnati d’ufficio anche a coloro che non hanno conti correnti mandandoli a debito per l’acquisto dei titoli”.

Quindi ci venderebbero a nostra insaputa (forzatamente e a debito) dei titoli di Stato. Questo perché lo Stato non può accettare che il cittadino sia genericamente incapiente, non in grado di coprire l’onere fiscale. Il non pagamento dell’Imu, e per soli quattro mesi, sarebbe bastevole a disarcionare la classe dirigente italiana.

Lo scrivente non v’invita ad evadere le tasse, ma semplicemente a programmare un “ravvedimento operoso” per momentanea incapienza. Ovvero dire allo Stato che, al momento, i soldi per coprire le tasse non ci sono, ma ci si ravvedrà (come prevede la legge) entro novembre, un mese prima della seconda rata. In questi quattro mesi potrebbe accedere di tutto. E non è da escludere la caduta del Governo per bancarotta. Ergo, sarebbe consigliabile che i cittadini ancora in liquidità ritirassero il 90 per cento dei loro depositi attraverso l’emissione di un assegno circolare presso la propria banca: ha valore tre anni e non può essere incassato che dal titolare del conto. In caso di fuga all’estero, potreste versare l’assegno su un eventuale nuovo conto, quindi incassare i vostri risparmi oltreconfine. Il combinato disposto di non versamento della prima rata Imu e ritiro dei risparmi per assegno circolare (emesso dalla banca) metterebbe in mutande lo Stato.

Questa è di fatto la protesta più indolore, soprattutto rispetto alle manifestazioni di piazza. Soprattutto sortirebbe effetti che nemmeno un milione di persone in piazza potrebbero cagionare. Anche perché, un ritardo di quattro mesi sull’Imu non comporta che piovano cartelle esattoriali per mancato pagamento. Necessita tenere a mente che il mancato pagamento dell’Imu si prescrive in cinque anni: i termini prescrizionali vengono ovviamente interrotti dalla notifica di una cartella esattoriale, ma anche su termini e modalità di notifica si può ricorrere in commissione tributaria.

Poi un po’ tutti vorremmo mettere fine all’agonia di questo Stato. Basterebbe procrastinare il pagamento in autunno, percorrendo la strada del ravvedimento operoso tramite il pagamento con modello F24: le sanzioni e gli interessi sarebbero minimi, e verrebbero corrisposti insieme all’importo dovuto. Ma ci sono tre tipi di ravvedimento: quello effettuabile entro 14 giorni dalla scadenza (prevede una sanzione pari allo 0,2% della tassa per ogni giorno di ritardo), poi c’è quello breve che può essere pagato entro un mese dalla scadenza (prevede una sanzione del 3 per cento dell’Imu dovuta).

Nel nostro caso, e per veder saltare il banco del governo, si potrebbe tentare la via più lunga: ovvero pagare entro un anno dalla scadenza, con una sanzione del 3,5 per cento dell’imposta. In tutti e tre i casi vanno aggiunte alle sanzioni gli interessi legali (pari al 2,5% su base annuale). Varrebbe la pena pagare queste sanzioni per assistere alla cacciata di Giuseppe Conte. Anche perché solo dopo un anno la sanzione da applicare è pari al 30 per cento dell’imposta: quindi non abbiate timore di non pagare. Va detto che il 30 per cento degli atti fatti dai comuni sono stati rigettati in tribunale: valga l’esempio degli oltre 10mila enti locali che hanno generato caos sull’Imu, provocato da delibere comunali incomprensibili ed emesse all’ultimo momento. Delibere che hanno indotto fraudolentemente il contribuente a pagare più del dovuto. Questa congerie di malfattori non merita forse un’insolvenza Imu superiore al 60 per cento?

Il contribuente potrebbe fare finta di aver acquistato il biglietto per uno spettacolo, e lo pagherebbe in autunno sotto forma di minima sanzione (il ravvedimento operoso). Più biglietti si prendono per l’autunno, maggiori sono le possibilità che saltino Governo, Stato e sistema. Che bello spettacolo sarebbe.

Aggiornato il 04 giugno 2020 alle ore 16:29