Tutela del risparmio e Covid-19, prime misure: minusvalenze

L’emergenza Covid-19 ci ha già segnato, ridisegnando immediatamente le nostre priorità!

Sappiamo tutti che, fino alla definitiva cessazione dei contagi ed alla susseguente introduzione del vaccino, vi saranno impatti pesanti sull’economia. Alcuni sono già ben visibili. In attesa del dies ad quem di fine dei contagi, siamo sommersi dall’onda, e sperando che presto cessi l’emergenza sanitaria, dobbiamo accingerci a riflettere anche sul mondo dei risparmiatori. A essi il nostro Paese deve molto (sia in termini di sviluppo, che di tenuta dei conti pubblici) e ad esso deve, a nostro modo di vedere, dimostrare sensibilità.

Risparmi e investimenti sono fondamentali per il Paese, come ha affermato qualche tempo fa, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione della Giornata Mondiale del Risparmio, e rivolgendosi al presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti, tracciava un collegamento tra etica, sviluppo, e “valore sociale” del risparmio. Dal messaggio emergeva che l’insieme di cui parliamo corrisponde alla garanzia dell’irrinunciabile libertà delle famiglie di poter mettere da parte e impiegare i mezzi atti a sostenere le proprie scelte di vita.

Il risparmio, nella sua natura multidimensionale, racchiude dentro di sé anche l’enorme valore della stabilità del sistema economico-finanziario italiano. È evidente che compito dello Stato è quello di proteggere il valore del risparmio e favorire gli investimenti nel tessuto produttivo anche attraverso le società quotate. Ebbene, visto che “la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme” e favorisce “l’investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese”, devono seguire comportamenti conseguenti. L’articolo 47 della Costituzione, a giudizio di buona parte della dottrina giuridica, tutela la componente dinamica del risparmio che entra nel circuito economico, ad iniziare dal deposito bancario (che ha una rischiosità intrinseca, messa in risalto dal fenomeno del burden sharing e del bail in), fino a terminare a qualsivoglia investimento, che abbia alla base il conferimento di una somma di danaro, con un’aspettativa di profitto o remunerazione.

Crediamo, pertanto, che si debba intervenire dal momento che gli indici di Borsa hanno già segnalato un evidente impatto del Covid-19 sul portafoglio dei cittadini, che vedono una notevole perdita sul denaro investito in società che rappresentano il tessuto produttivo italiano, al momento in sofferenza, ben oltre i confini dell’alea (insita od ogni investimento di natura finanziaria) e di ciò che si ritiene, a buon diritto, possa costituire la prevedibilità o prevenibilità degli eventi.

Va considerato, peraltro, anche un impatto ancora più profondo sul morale dei piccoli e medi investitori, duramente messi alla prova, negli ultimi anni, da numerosi eventi di crisi. E, il Covid-19, produce danni che si aggiungono a quelli pregressi.

Alle prime misure che hanno un impatto fiscale già adottate, dovrebbero pertanto seguire altre, e tra quelle alle quali si dovrà pensare, non ci si dovrà esimere dall’inserire interventi sul dossier titoli, con un occhio benevolo in particolare sui piccoli investitori, con meno esperienza e maggiore fragilità, i cosiddetti investitori retails.

In effetti, l’articolo 47 della Costituzione non esprime un valore di rango inferiore rispetto ad altri previsti nella Carta costituzionale. Pertanto, a protezione del risparmio, “bene della vita” (per come definito da insigni costituzionalisti) e di tutti gli interessi pubblici e privati ad esso sottesi, vorremo suggerire su queste pagine una riflessione in merito ad un intervento fiscale sulle minusvalenze.

Esse, come noto, vengono incamerate nello “zainetto fiscale” del risparmiatore, parte del dossier titoli, per essere poi eventualmente compensate con ipotetiche plusvalenze. A tale riguardo, si potrebbe pensare ad estendere, per i piccoli investitori retails, il periodo fiscale di recupero/compensazione delle minusvalenze già maturate (su tutti i dossier titoli presso gli intermediari) e consentire il recupero/compensazione delle minusvalenze anche tra investimenti eterogenei come prodotti assicurativi e fondi pensione (ma tutti forme di risparmio e dunque “figli della stessa madre”). Due misure di semplice applicazione ed immediato beneficio.

In particolare, sul primo aspetto, ovvero estensione del periodo fiscale, la ragione troverebbe fondamento nella circostanza che i risparmiatori sono piuttosto lontani dai valori di carico antecedenti alla comunicazione della Brexit. Dopo quella “botta”, la difficile, ma per altri versi vincente gestione da parte delle banche italiane dei non performing loans (Npl), ha fatto “il resto” sui predetti valori. Quel periodo di “compensazione” è oggi in scadenza, ma dovrebbe essere prolungato attraverso la predetta estensione. Quanto al secondo punto, le eventuali plusvalenze (anche su prodotti finanziari-assicurativi), dovrebbero poter essere compensate con altre passività finanziarie, anche attraverso la possibilità di disinvestimento parziale.

Sia consentita, inoltre, una ulteriore riflessione: è sull’intreccio serrato dei rami che compongono lo stesso sistema sui quali occorre ragionare, in questo momento e alla luce delle esigenze sopra manifestate. I risparmiatori non hanno fatto in tempo nemmeno a recuperare le passate perdite che Covid-19 li ha abbassati “infettandoli”. Qualcosa, dunque è necessario fare, affinché si possa recuperare la fiducia. L’eventuale costo è della misura proposta è, comunque, a beneficio della tenuta del sistema nel suo complesso ed a vantaggio del sistema bancario.

Sono esplose troppe scintille di crisi (figlie della crisi del 2008) in queste anni ultimi anni ed il mondo retail non è stato oggetto di particolari attenzioni. In conclusione al fine di incoraggiare i cittadini ad immettere liquidità nel sistema a sostegno delle imprese provvedimenti come quello suggerito posso costituire lo stimolo per acquistare nuova fiducia in una realtà ancora ingiustamente considerata da tanti il “parco buoi”.

(*) Dott. Enea Franza, economista. Le opinioni sono espresse a titolo strettamente personale e non coinvolgono il giudizio dell’ente di appartenenza.

Aggiornato il 13 maggio 2020 alle ore 13:44