La Confcommercio ha perso la pazienza: 420mila posti in meno

Le imprese chiedono interventi immediati per le perdite subite. “Gli operatori hanno perso la pazienza non hanno visto nulla oltre ai 600 euro”. Lo sostiene Enrico Postacchini, membro di Giunta di Confcommercio in una audizione alla Commissione Industria del Senato. Le imprese a rischio nel commercio e nel turismo sono il 10 per cento del totale pari a circa 270mila mentre i posti di lavoro che potrebbero essere persi con l’emergenza Covid-19 sono 420mila.

La stagione turistica sarà tutta in perdita. Postacchini ha detto che finita l’emergenza sanitaria “ci sarà il problema di riempire le stanze degli alberghi”. Potrà andare in vacanza, ad esclusione di chi ha le seconde case, solo il 20 per cento degli italiani. “Nel settore turistico – ha spiegato Alberto Corti, responsabile turismo dell’associazione – a causa dell’emergenza da Covid, le perdite potrebbero essere di 120 miliardi da qui a fine 2020”.

Corti spiega che, “degli oltre 200 miliardi di volume d’affari complessivo che il turismo genera, le previsioni meno pessimistiche indicano, entro fine anno, una riduzione nell’ordine del 60 per cento. Quindi più di 120 miliardi di euro di perdita, che significano non solo 500mila lavoratori stagionali del settore con altissima probabilità di mancato impiego durante l’estate, ma, nel complesso, oltre 1 milione di posti di lavoro a rischio. Nel trimestre marzo-maggio, erano attesi in Italia turisti nazionali ed esteri per poco meno di 30 milioni di arrivi e per quasi 90 milioni di presenze. Ne avremo (forse) una minima parte. In particolare, degli oltre 58 milioni di turisti stranieri attesi da marzo a fine anno – aggiunge – è probabile che ne arrivi meno del 20 per cento, e comunque dopo l’estate”.

Secondo la Confcommercio potremmo contare, almeno per questa estate, “solo sul 20 per cento del traffico turistico domestico”. Sono totalmente fermi – almeno fino a estate inoltrata – i viaggi degli italiani all’estero: avrebbero dovuto essere quasi 30 milioni da marzo a fine anno; 22,5 milioni fino a settembre. “È quindi di tutta evidenza – conclude l’associazione – la necessità di un intervento urgente a supporto delle categorie più direttamente coinvolte: attività ricettive alberghiere ed extra alberghiere, pubblici esercizi come ristoranti, bar e locali di intrattenimento, attività dell’intermediazione come agenzie di viaggi e tour operator, stabilimenti balneari, porti turistici e professionisti come guide e accompagnatori turistici”.

Aggiornato il 13 maggio 2020 alle ore 13:25