Un tavolo in ogni provincia per il credito bancario

Nessuno può negare che i 400 miliardi di prestiti annunciati dal Governo potranno servire a ridare fiato all’economia italiana, che non cresce da 12 anni e che ora si prepara anche ad affrontare una recessione senza precedenti per il blocco delle attività conseguente al coronavirus. Ma parliamo, per l’appunto, di prestiti, che in quanto tali dovranno essere restituiti. Sembrerebbe che lo Stato faccia un grande sacrificio, mentre in realtà paga solo l’assicurazione dei finanziamenti, cioè circa 12 miliardi di euro per sei anni. L’assicurazione, inoltre, copre per il 100 per cento solo alcuni debiti e scende fino al 70 per cento, innescando inevitabilmente l’esame delle richieste di credito da parte delle banche.

Moltissime aziende hanno già sconfinato le linee di credito e quindi non potranno neppure accedere al meccanismo. Così come non vi potranno probabilmente accedere neppure quelle aziende che presentano esposizioni classificate come sofferenze ai sensi della disciplina bancaria, cioè che sono state segnalate alla centrale rischi della Banca d’Italia. C’è da attendersi un comportamento molto prudente delle banche nell’esaminare le richieste, anche perché varie sentenze della Cassazione hanno confermato le condanne penali a banchieri e bancari che avevano concesso prestiti a chi non era nelle condizioni di restituirli. E alcuni procuratori, come quelli di Milano e Napoli, hanno già ricordato che le norme esistenti devono essere applicate, perché nessuno le ha abrogate o sospese. Nessuna deroga, quindi, ai complessi meccanismi europei e nazionali.

E non è finita qui. La garanzia statale sul credito bancario non mette al riparo da rischi in caso di insolvenza. Difatti, la banca verrà soddisfatta dal garante, cioè dallo Stato, ma poi quest’ultimo tenterà il recupero del credito iscrivendo a ruolo il debito. Una procedura ancora peggiore di quella che verrebbe attivata da un garante normale, che agirebbe in via civile. È quindi auspicabile gli imprenditori tengano un comportamento consapevole a fronte dei possibili rischi. Il quadro che abbiamo davanti non appare perciò dei migliori. Si dice l’ovvio affermando che i prossimi bilanci aziendali saranno magrissimi o addirittura disastrosi. E per il diritto italiano una società senza capitale non può operare, diversamente da quanto può avvenire nel mondo anglosassone.

Nel 2012, in piena crisi economica, venne attribuita ai prefetti la possibilità di segnalare all’arbitro bancario finanziario specifiche problematiche relative alle valutazioni di merito del credito nell’ambito di operazioni di finanziamento. La procedura si apriva su istanza del cliente e previa acquisizione di informazioni presso la banca creditrice. Precedentemente, dal 2008 al 2010, presso le prefetture erano funzionanti gli speciali osservatori sul credito con la partecipazione di tutti i soggetti interessati. Non si trattò di esperienze particolarmente esaltanti, per una serie di limiti che non è il caso di ricordare.

Non era però malvagia l’idea di fondo, cioè quella di istituire un tavolo di livello provinciale che potesse semplificare la comunicazione e agevolare la raccolta di dati e informazioni sul mondo del credito. Probabilmente è proprio a una attività di sinergia che deve avere pensato il presidente dell’Abi Antonio Patuelli (nella foto), quando ha chiesto la ministro dell’Interno Luciana Lamorgese di vigilare sulle possibili frizioni che potrebbero interessare il mondo creditizio. Da liberale quale è, Patuelli non ha certo a mente unicamente le possibili turbative dell’ordine pubblico, bensì una visione più ampia. E deve avere incontrato il consenso del ministro Lamorgese che, da perfetta conoscitrice della macchina ministeriale, conosce e apprezza anche le vocazioni “generaliste” che ancora oggi albergano al ministero dell’Interno e che nessun’altro dicastero può vantare. Forse è giunto il momento di pensare a forme di collaborazioni avanzate e funzionali al superamento dei temporali che si preparano all’orizzonte.

Aggiornato il 06 maggio 2020 alle ore 12:23