Mentre l’economia mondiale si sta deteriorando a un ritmo spettacolare a causa dell’impatto del nuovo Coronavirus, in Europa è tornata la diatriba sugli Eurobond. Il che conferma ancora una volta che l’integrazione europea e la moneta unica sono sempre state, a tutti gli effetti, delle finzioni. Una vera unione monetaria, infatti, sin dal momento della sua formazione avrebbe contemplato obbligazioni comuni che sarebbero diventate l’equivalente dei Treasurybond statunitensi, dei bond governativi brasiliani e delle obbligazioni elvetiche, tutti titoli che rappresentano il debito unificato di stati confederati a moneta unica dove non sono mai esistiti problemi di condivisione di debiti e di Fondi Salvastati, sempre incombenti nell’eurozona che è rimasta un amalgama di debiti sovrani sempre sull’orlo dell’insolvenza.

Già nel 2012 la cancelliera Angela Merkel in una famosa intervista allo Spiegel aveva affermato, in perfetta sintonia con il suo mentore e predecessore, Helmut Kohl, che finché fosse vissuta non avrebbe permesso l’emissione di Eurobond. Kohl, nel 1998, aveva convinto i tedeschi a rinunciare al marco tedesco e entrare nell’euro promettendo di non accettare mai la federazione del debito europeo perché l’elettorato l’avrebbe percepita come salvataggio dell’Europa meridionale. Pertanto nel trattato sul funzionamento dell’Unione europea, fu inserita la clausola di non salvataggio dei paesi membri. Da un lato, Kohl, che in dieci anni (1989-1999) aveva visto triplicare il debito della Germania occidentale per “salvare” quella orientale, aveva ragione di respingere gli Eurobond che, dovendo essere emessi a un tasso pari alla media del costo del finanziamento europeo, più alto delle obbligazioni tedesche, avrebbero implicato maggior oneri per la Germania a favore dei Paesi partner. D’altro lato, ebbe il torto di credere e far credere che un’unione monetaria potesse funzionare senza consolidarne il debito. La conseguenza di tutte queste anomalie è di aver condannato l’economia europea a essere il più grande fallimento economico dalla caduta dell’unione sovietica.

Ora mancava solo la tragedia del Covid-19 per far precipitare questa situazione già seriamente compromessa. Ma gli Eurobond o corona bond invocati soprattutto dal governo italiano perché reputati capaci di generare molte più risorse di quelle dei vari pacchetti di salvataggio per l’emergenza sanitaria ed economica, non sono affatto adatti allo scopo. Dopo il programma di acquisti della Banca centrale europea e con 12 trilioni di obbligazioni in circolazione a tassi negativi, non esiste più, in Europa, un mercato obbligazionario funzionante. Lo ha sostituito la Bce che avendo già incamerato oltre il 40 percento del debito europeo dovrà tenerlo fino alla scadenza perché non ha valore di mercato. L’emissione di obbligazioni è problematica perché nessuno è più disposto a acquistare titoli di stato a tassi assurdamente bassi quando il rischio di credito aumenta in modo esponenziale. Questa in sintesi è la crisi del debito europeo, ma ovviamente è anche quella della valuta che lo rappresenta. Il nuovo programma di acquisti pandemico di 750 miliardi lanciato nel mese di marzo servirà solo a mantenere alto il valore contabile delle obbligazioni e, come il precedente programma di acquisti, sarà bruciato dalle banche dopo essere stato moltiplicato con l’effetto leva nel mercato finanziario. Per chi non lo sapesse ancora le cose stanno così. Non un euro andrà all’economia reale.

La priorità, oggi, non è l’emissione di debiti o fondi salva stati che servono solo a salvare i politici. Qui si tratta prima di tutto di coprire perdite conseguenti all’arresto completo dell’economia; si tratta di riattivare flussi finanziari ormai prosciugati per ricostituire la capacità produttiva necessaria a ricreare la ricchezza perduta. Si tratta di prevenire il panico che rischia di esplodere creando un caos sociale di portata incalcolabile. Passata la pandemia e contati i morti, emergerà, nella seconda fase, una nuova ondata di vittime economiche, non di qualche decina di migliaia ma di milioni. Il sistema industriale ha subito danni irreparabili e ci sarà disoccupazione di massa. Le persone colpite allora insorgeranno contro i politici con parole come queste: Avete speso miliardi per salvare governi e banche. Avete aiutato, con le vostre bolle finanziarie, i ricchi a diventare più ricchi, ma che avete fatto per le persone comuni? Perché voi che avete dissipato le ricchezze da noi create, continuate a percepire stipendi e a noi senza lavoro, sono lasciate solo le spese? A tali parole potrebbero seguire azioni che sarebbe eufemistico definire di protesta.

Gli obiettivi critici del governo, gravemente disattesi, erano due: primo, proteggere e ricostituire il maggior numero possibile di mezzi di sussistenza, consentendo alle persone di vivere l’emergenza senza l’ansia di perderli; secondo, mantenere a galla le piccole e medie imprese in modo da prevenire fallimenti di massa e evitare licenziamenti. A che serve dare un mese di sussidio se poi le persone perdono il lavoro? Ci sarebbe, ora, un solo modo di prevenire una depressione peggiore di quella degli anni Trenta che è a portata di mano: depositare direttamente sul conto per almeno un periodo di sei mesi somme di denaro per la sussistenza a favore dei cittadini che hanno perso il lavoro e somme a favore delle pmi per sostenere le spese correnti e non farle fallire; infine, esentare gli uni e le altre dal pagamento delle tasse per il corrente anno e per il prossimo.

Non ci si scandalizzi di questo denaro gratuito a pioggia. Cos’è stato il Quantitative easing di oltre 2,6 trilioni di euro se non denaro a pioggia per le banche? Qualcuno ci spieghi perché governi e banche debbano essere finanziati gratuitamente per dissipare denaro o alimentare bolle finanziarie e non invece l’industria per ripristinarsi la capacità produttiva. Il denaro distribuito ricreerebbe la fiducia prevenendo il panico incontrollabile che si verificherà quando la speranza di una via d’uscita verrà meno. Una volta che il denaro arriva nei conti, si elimina la fonte del panico, si riacquistano ottimismo e forza per far ripartire l’economia. È questa la soluzione per la quale il governo italiano avrebbe dovuto battersi in sede europea invece di correre dietro a Eurobond o Fondi Salvastati con cui non si salvano né lavoratori né imprese.

Non si tratterebbe di monetizzare nuovo debito che comporterebbe il suo rimborso futuro, ma di versare denaro direttamente sul conto dei beneficiari. Tecnicamente come avviene questa pioggia di denaro gratuito? La Banca centrale emette denaro a fronte di un titolo obbligazionario di pari valore contabile ma senza valore di mercato, emettendo cioè un’obbligazione perpetua con cedola zero che pertanto non maturerà mai, non implicherà pagamenti futuri e non dovrà essere rimborsata da nessuno. L’operazione non sarebbe affatto inflazionaria in quanto mirata a ricostituire i flussi di cassa eliminati dal disastroso shock pandemico deflazionistico che ha distrutto attività economiche e di conseguenza elevato il potere d’acquisto della moneta. Questa trasfusione di denaro direttamente all’economia è l’unico strumento ormai rimasto nell’armeria alla banca centrale per evitare il caos sociale e salvare l’economia.

Aggiornato il 24 aprile 2020 alle ore 12:27