Piano Marshall per l’Europa con i titoli irredimibili

Vorremmo iniziare questo articolo con lo spiegare cosa sia un titolo irredimibile: trattasi di obbligazione caratterizzata dal solo pagamento della cedola mentre la loro durata è senza scadenza. Sul mercato internazionale vengono così definite le obbligazioni, di regola a tasso variabile, che non recano alcuna data di scadenza; l’emittente assume semplicemente l’impegno al pagamento degli interessi per un periodo indefinito, riservandosi peraltro il diritto di riacquistare i titoli. Questa tipologia di obbligazioni ha trovato un discreto ma breve successo verso la metà degli anni Ottanta con le emissioni dei cosiddetti perpetual bond.

Nella situazione finanziaria in cui si trovano i Paesi del Mediterraneo potrebbe essere l’unica soluzione e potremmo proporre questa strada. In cambio di questo no agli Eurobond la commissione Ue e la Bce hanno rilanciato alcune proposte che sono a nostro giudizio insufficienti, esse creano un enorme fraintendimento quando si parla di “Piano Marshall per la Ue”: il Piano Marshall del secondo dopoguerra fu efficace perché non appesantì l’Europa di nuovo debito pubblico in quanto per l’85 per cento era un fondo perduto, finanziato all’epoca dagli Usa, per realizzare infrastrutture, lavoro e rilanciare il nostro continente.

Tutti gli strumenti messi in campo dall’Europa invece, il Quantitative easing da 750 miliardi (beninteso, una fortuna esista), il Sure da 100 miliardi, il famigerato Mes, sono tutte forme di finanziamento a debito. Aderire a queste proposte significa per le nazioni europee aumentare il proprio debito pubblico e fra l’altro, nel caso del Mes, un debito che potrebbe comportare forti condizionalità. Anche nel caso del Sure, i cui fondi sono garantiti con una irrituale emissione di bond sul mercato da parte della Commissione Ue con controgaranzie degli aderenti, si tratterebbe di nuovo debito. Esistono però altre modalità, sebbene non si vogliano applicare. La Bce ha già da anni attivato il processo denominato nella vulgata popolare come “stampare moneta” e ha impiegato questa moneta per finanziare sul mercato secondario l’acquisto di titoli di debito italiani ed europei con il Quantitative easing. Ma se utilizzassimo i titoli irredimibili per finanziare la ripresa e per generare davvero un Piano Marshall?

Potremmo inseguire tale strada con due modalità:

1) tramite una emissione diretta dei singoli stati: In tal caso aumenterebbe nominalmente il debito pubblico ma l’impatto finanziario della sostenibilità di questa crescita del debito sarebbe assolutamente sostenibile. L’Italia potrebbe emettere 250 miliardi di titoli irredimibili che sicuramente aumenterebbe il rapporto debito-Pil della stessa cifra circa 250 miliardi) ma la sostenibilità finanziaria sarebbe di circa 2,3 miliardi l’anno. L’impatto che tale cifra potrebbe avere sulla produzione industriale del nostro paese e quindi sulla crescita del Pil nel lungo periodo permetterebbe di coprire il costo dei soli interessi in modo molto agevolato: ricordo che il Pil italiano è di circa 2.120 miliardi, questo vuol dire che 1 per cento di crescita del Pil vale circa 20 miliardi. Dunque se soltanto utilizzassimo tale risorse per far ripartire l’economia, mediante investimenti in infrastrutture, innovazione e ricerca che accompagnino finalmente anche le riforme strutturali che semplificano il Paese (vedi burocrazia) questo nuovo debito ci peserebbe circa lo 0,1 del Pil.

2) tramite un coinvolgimento europeo che finalmente potrà dimostrare al popolo che l’Europa esiste e che finalmente è nata “L’Europa politica”. In tal caso lo stock di debito nominale non peserebbe sui singoli stati che comunque si faranno carico indirettamente del pagamento degli interessi. Vediamo come: La Ue tramite la Bei (partecipata dai singoli stati dell’unione), potrebbe prevedere di emettere bond irredimibili da 800-1.000 miliardi (si restituirà per sempre solo la quota interessi ma non quella capitale). In tal modo lo stock di debito graverebbe sulla Bei (che emette titoli irredimibili sottoscritti dalla Bei) e noi sui singoli stati che però garantirebbero il pagamento degli interessi. Tali titoli dunque verranno sottoscritti dalla Bce ed utilizzati per la ricostruzione post pandemia. Con questa “arma nucleare” economica si potrebbe finanziare senza che le risorse vadano a pesare sul debito dei singoli stati tutti i progetti strutturali di ricostruzione delle economie europee, naturalmente con una adeguata distribuzione delle risorse garantita dalla commissione.

Inoltre, grazie al meccanismo della “leva”, con questi finanziamenti si potrebbero costituire investimenti moltiplicati per cinque volte. Tale pratica come politica monetaria andrebbe seguita nel tempo, onde evitare gli effetti collaterali quali eccessiva inflazione e svalutazione dell’euro verso monete straniere, che comporta l’eccesso di “stampo di moneta” (effetti collaterali che a dire il vero che in tanti anni di Quantitative easing non si sono mai notati). Si potrebbe avviare con risorse vere per davvero un nuovo Piano Marshall.

Aggiornato il 07 aprile 2020 alle ore 12:32