Tassare le merendine fa male

Tasseranno la ricreazione e i viaggi? Conte e Fioramonti dicono di sì, Di Maio dice di no. A un passo dalla legge di bilancio, quel che è certo è che il Governo deve trovare i soldi. Dove, non si sa. Non è quindi escluso, e in fondo non lo ha escluso nemmeno Luigi Di Maio nella quasi-smentita, che li prendano dalle merendine preconfezionate e dai voli. Se proprio tassazione deve essere, anzi, più facile che sia a carico di comportamenti vagamente stigmatizzabili, per meglio giustificarla agli occhi di un Paese vessato dalle imposte.

Abusare di alimenti ultraprocessati può creare, a date condizioni, problemi di salute. Così come aumentare il traffico aereo può creare problemi di inquinamento. Risolvere gli uni e gli altri con una tassa sarebbe facile, se funzionasse. Ma non è così semplice, a partire dalla stessa configurazione dell’imposta.

Innanzitutto, un’imposta sulle merendine o sui voli, se davvero dovesse avere uno scopo disincentivante o compensativo dei costi sociali derivanti dai comportamenti tassati (se, cioè, fosse una imposta pigouviana), non dovrebbe essere genericamente a carico dei singoli prodotti confezionati o dei singoli voli, ma del loro abuso. Non è mangiare una merendina o mangiarne tante ma saltuariamente a creare problemi di obesità. E prendere sporadicamente un aereo non significa contribuire attivamente all’inquinamento terrestre. Poiché tuttavia è impossibile quantificare e verificare l’abuso di tali beni e servizi, se ne dovrebbe tassare l’uso anche occasionale, con evidenti problemi di giustificazione dell’imposta.

Il Governo probabilmente è tranquillizzato dalla consapevolezza che, negli anni, praticamente qualsiasi imposta è stata ritenuta legittima in quanto rientrante nella discrezionalità del legislatore. Se il sovrano vuole si tassa tutto, compresa, letteralmente, l’aria. A restare quindi con la tassa in mano siamo noi contribuenti, consumatori abituali o sporadici di wafer, viaggiatori seriali o per necessità. Non ci resteremo però per paternalismo di Stato, per educarci ai buoni propositi e comportamenti. Ma solo per toglierci qualche euro in più oltre ai tanti che già versiamo al Governo. Esserne consapevoli, in democrazia, è già qualcosa.

Aggiornato il 24 settembre 2019 alle ore 10:44