Creare un canale economico Italia-Usa

Affinché l’Italia abbia un ruolo in Europa è necessario dare sostanza alla presenza del Bel paese nello scacchiere internazionale. Ricordo qui che, tempo fa, a forza di allineare erroneamente politicamente il nostro Paese, lo si è fatto scomparire tanto che l’Italia veniva addirittura confusa astrusamente con altre nazioni del Mediterraneo. Americani e cinesi, gli arabi nel mondo non distinguevano l’esatta posizione geografica e appartenenza statuale ad esempio della Puglia: sarà in Grecia? o in Spagna? Divenendo europei, ancora oggi, sfiderei chiunque nel mondo a dire con precisione in quale Stato europeo si trovi Brescia piuttosto che Siviglia o la bella isola di Patmos. “Abissi di ignoranza”, diceva mio padre, ma la realtà è questa ed è questa realtà che si deve “maneggiare”.

La politica segua l’economia. L’Italia sta con Donald Trump per rimodellare l’Europa a svantaggio dell’asse franco-tedesco. Vale a dire che si sta con Trump per obbligare la Germania a rimettere in circolo il cospicuo surplus lucrato per sé contro tutti gli altri Stati membri d’Europa. Si sta con Trump per bilanciare e rendere più forte ed equa la nostra Europa, contro i magheggi economici francesi. Si sta con Trump per fare da perno e punta di diamante della politica statunitense in Europa e a vantaggio dell’Europa stessa.

Ecco quindi la necessità oggi di creare un canale economico privilegiato Italia-Usa. Vladimir Putin, lo si sapeva, non era interessato affatto al salotto che pur Trump e il nostro Conte hanno fatto bene a proporgli. Putin era alquanto interessato a che gli venisse proposto, per potere, forte del suo diniego, mostrarsi più solido verso i Paesi arabi in conflitto. Per poter gestire al meglio la propria supremazia. L’intera manovra Trump-Putin era certamente concordata e concertata dai due leader mondiali per riaffermare entrambi il proprio potere strategico globale. I piccoli leader europei hanno “starnazzato” appena è stato imposto loro di starnazzare a comando.

Inutile dire che l’Italia oggi sta a tratti “imbroccando” la politica estera che deve essere fatta. Si ricordi sempre che i signori dell’asse franco-tedesco in Europa, cioè Macron, Merkel e Juncker, avevano già “apparecchiato” per l’Italia la stessa fine della Grecia e che solo attraverso il voto del 4 marzo il nostro Paese può adesso ribaltare le carte in tavola e confermare ciò che è sempre stato: lo Stato fondatore dell’Europa unita e, anche, uno Stato-fucina di politica evolutiva fantasiosa oltre che in grado di trasformarsi economicamente in maniera capace. La politica metta sempre al primo posto la nostra crescita economica.

Aggiornato il 12 giugno 2018 alle ore 13:32