
“I grandi vini e l’eccellenza italiana” è il tema del convegno tenutosi nei giorni scorsi alla Camera dei deputati. Il convegno, promosso da Mario Caruso, deputato eletto in Europa, presidente di Italia Civile Popolare e membro della Commissione Contraffazione, ha visto la partecipazione di Mario Catania, presidente della Commissione Contraffazione e Martino Demuro, presidente delle Vigne Surrau, pluripremiata cantina della Gallura. Con l’onorevole Caruso tentiamo di approfondire l’attualità dell’eccellenza del “vino italiano” in rapporto ai mercati internazionali e alla sua promozione nel mondo.
Il settore vitivinicolo rappresenta un segmento decisivo dell’economia della nostra penisola che non sarebbe possibile senza l’attento e scrupoloso lavoro di quei produttori che scelgono di investire sulla qualità e la genuinità. Quali sono le difficoltà della categoria e quali proposte potrebbe avanzare la politica?
Il comparto vitivinicolo italiano si distingue da quello di altri paesi, proprio per la sua eccellenza, data dalla qualità unica del prodotto offerto. I nostri produttori scelgono da sempre di puntare su una filiera che non comprometta la genuinità del vino ma, al contrario, la esalti. Le aziende del nostro paese dedicano la propria anima allo sviluppo di vini di livello e si tratta di una scelta coraggiosa, poiché, certamente, più difficile da sostenere in un mercato sempre più globale. Tutto questo, infatti, comporta notevoli investimenti sia in termini economici e di ricerca scientifica, che in termini di tempo. Perciò, come ho ripetuto spesso in diverse occasioni pubbliche, la politica ha il compito di aiutare e promuovere, in maniera concreta, quei produttori che decidono di sostenere un impegno di questo tipo, sia attraverso politiche fiscali adeguate sia impiegando in maniera corretta i finanziamenti europei destinati a questo comparto.
Due mesi di fila di crescita a doppia cifra per l’Italia e la vendita del vino del nostro paese. Si riporta una crescita del 7 per cento nei primi 6 mesi del 2017. Come migliorare tale crescita e quali traguardi sono stati raggiunti negli ultimi mesi?
Il made in Italy, da sempre apprezzato nel mondo, sta vivendo una nuova stagione d’oro e, naturalmente, la produzione vinicola ha un ruolo da protagonista. Personalmente, vivo da oltre quarant’anni in Germania e lavoro tra l’Italia e il resto dell’Europa. Negli ultimi decenni ho visto crescere esponenzialmente l’interesse del resto del mondo nei confronti del design, della moda e dei prodotti alimentari ed enogastronomici italiani. Non dobbiamo, però, cullarci sui buoni risultati raggiunti. Al contrario, l’atteggiamento più intelligente è proprio quello di sfruttare il vento a favore per ottimizzare ulteriormente questo potenziale, promuovendo accordi con gli altri Stati che tutelino, ad esempio, l’unicità dei vini italiani rispetto alle imitazioni presenti sul mercato.
Sebbene attualmente l’Italia si trovi al primo posto fra i principali fornitori del mercato Usa, negli ultimi tempi ha perso alcuni punti nella sua quota di mercato dei vini importati, cedendo il passo ai principali concorrenti. Quali sono le proposte da avanzare per invertire tale tendenza nei confronti del commercio con gli Usa?
Si fa sempre più agguerrita la concorrenza di alcuni paesi che, fino a qualche anno fa, non avremmo nemmeno immaginato come competitors, mi riferisco ad esempio al Cile, alla California o, per rimanere in Europa, al Portogallo. Parallelamente a questo aspetto che, seppur insidioso, non rappresenta ancora una vera e propria minaccia, esiste un problema molto più urgente e, a mio avviso, preoccupante. Mi riferisco naturalmente alla concorrenza sleale di chi mette in circolo bottiglie di basso livello spacciandole per italiane, soprattutto nei canali on line ma anche in quelli della grande distribuzione. Negli Stati Uniti, in particolare, accade sempre più frequentemente di vedere siti che propongono in vendita, a pochi dollari, vini di scarsa qualità, proposti come se fossero italiani per trarre in inganno il consumatore. Questa cattiva abitudine ha un effetto che, se non limitato, può diventare catastrofico poiché danneggia economicamente il made in Italy, sottraendogli una fetta di mercato e creando una frattura anche per l’immagine stessa della produzione vinicola italiana. Proprio a questo proposito diventa ancora più importante e decisiva la lotta alla contraffazione e la tutela dei vini Doc e Docg italiani, sempre più spesso vittime di questa concorrenza sleale. Si tratta, come è noto, di un problema che affligge tutto il made in Italy nel mondo, Europa compresa, basti pensare al famoso Parmesan spacciato per Parmigiano Reggiano.
Quali sono le maggiori richieste rivolte alla politica da parte dei produttori italiani che vogliono affacciarsi all’internazionalizzazione del proprio mercato e alla promozione di tale eccellenza del made in Italy?
I produttori italiani sono vocati per natura all’internazionalizzazione, sia perché i paesi esteri dimostrano un apprezzamento crescente nei confronti del made in Italy, sia perché alcune nostre creazioni sono di fattura e livello talmente elevati da richiedere dei prezzi di mercato che solamente alcune economie emergenti possono ormai permettersi. Il risvolto di questo scenario, sicuramente positivo, è però rappresentato da un contesto mondiale competitivo e privo di tutele, in particolare per i piccoli imprenditori. I produttori chiedono quindi di essere aiutati nell’affrontare un mercato sempre più globale, hanno bisogno di politiche di sostegno che spieghino loro come fare rete con altri imprenditori per diventare più forti e chiedono trasparenza da parte dell’amministrazione, con figure pubbliche e uffici che li guidino nel disbrigo delle tante pratiche burocratiche e che sappiano indicare come orientarsi per l’accesso ai fondi loro destinati. Gli imprenditori non sanno mai a chi rivolgersi per avere indicazioni di questo tipo, non capiscono quale sia l’interlocutore giusto e questo, purtroppo, rallenta il loro lavoro.
Che valutazione possiamo dare dei lavori che si sono tenuti alla Camera, intitolati: “I grandi vini e l’eccellenza italiana”? Quali proposte sono state avanzate e quali criticità sono state sottolineate?
Ho personalmente organizzato e promosso il convegno sulle eccellenze vitivinicole italiane perché conosco questo settore da molti anni. So qual è il suo potenziale e ho ritenuto doveroso inaugurare la stagione parlamentare con un incontro dedicato al tema, dedicandogli inoltre una splendida cornice, quella del chiostro del complesso di Vicolo Valdina, appena restaurato e inaugurato dalla presidente della Camera. Un risvolto interessante emerso dai lavori del convegno è stato il rapporto tra il consumo di vino degli italiani e la produzione. Mentre, da un lato, il consumo dal Dopoguerra ad oggi è diminuito gradualmente, dall’altro versante abbiamo assistito al boom delle vendite, anche interne. Questo significa che il consumatore italiano è diventato più attento e preparato, preferisce bere prodotti di qualità e, contemporaneamente, le aziende hanno saputo investire sulla promozione sia in Italia che all’estero. Un dato positivo, quindi, che può e deve fare da volano all’ulteriore sviluppo del comparto.
Quali sono i paesi dove il vino italiano genera maggiore successo e come si pensa di potenziare tale mercato?
Stati Uniti e Germania sono ai primi due posti sul podio dei paesi che dimostrano di apprezzare i vini italiani, seguiti da Francia e Regno Unito. Vivendo da molto tempo in Germania, posso testimoniare l’intensità e la dedizione con la quale i tedeschi si approcciano al vino italiano, tanto che ormai quasi tutte le famiglie hanno una propria cantina, spesso molto curata e con vini di qualità. Organizzo da anni delle degustazioni di vini italiani nella provincia di Stoccarda, coinvolgendo i produttori italiani ancora non affermati sul territorio, ma interessati a questo tipo di pubblico e i consumatori tedeschi rispondono sempre con grande entusiasmo. L’esperienza, quindi, mi porta ad affermare, senza esitazione, che esiste un bacino ancora inespresso di possibili “degustatori”, decisamente interessati al vino italiano e pronti a rispondere quando viene loro proposto. Per questo motivo, per potenziare ulteriormente le nostre esportazioni, è utile andare a intercettare questa preziosa fetta di mercato.
Aggiornato il 23 settembre 2017 alle ore 10:47