A volte chi sbaglia, in buonafede, ha anche il coraggio di riconoscerlo pubblicamente. È il caso della cancelliera Angela Merkel, che recentemente ha dichiarato che sui migranti ha sbagliato profondamente quando ha sbandierato la propria disponibilità alla loro accoglienza. Fosse stato solo questo il suo errore l’avremmo perdonata, anche perché con la succitata dichiarazione ha dimostrato che non era in malafede ma era sospinta da atteggiamenti di mera solidarietà.
In altri casi, invece, gli errori della suddetta signora, nascendo da scelte “pro domo sua”, sono apparsi inaccettabili non avendo realmente alcuna ragione d’essere e difficilmente potrebbero essere oggetto di pentimento. Stiamo parlando naturalmente della difesa dei porti del Nord-Europa che non avrebbero, né potrebbero avere, ripercussioni negative dall’aumento del traffico mercantile che viaggia nei container e dopo il tragitto via mare, saltando il sorpassato transhipment, si preferisce passare alla modalità ferroviaria se fornita di Alta Capacità. Si tratta di percorsi che riducono sensibilmente i noli navali, e possono diventare occasione di un diffuso impegno dei singoli Stati rivieraschi e della logistica che ne consegue.
La scelta della Merkel ha portato all’insediamento del governo Monti, e come “compito a casa” quello di rescindere il contratto, regolarmente attribuito ad una cordata di imprese italiane ed estere, anche al di fuori dalla stessa Europa, vincitrice della gara d’appalto per la costruzione del ponte sullo stretto di Messina fondamentale per la realizzazione dell’Alta Velocità e Capacità, oggi ferme a Salerno, e che sarebbero necessarie per liberare dall’isolamento il Sud-Italia (e già solo questo motivo sarebbe più che sufficiente per realizzarla), ma necessaria soprattutto per il traffico dei treni porta container che potrebbero veicolare il traffico merceologico di una parte delle merci da e per l’Estremo Oriente.
Cieca la Merkel? No, ma solo inutilmente interessata. La quantità di merci, con l’allargamento del Canale di Suez, permetterà nei prossimi anni, un traffico di merci che non scalfirà per nulla la supremazia di Rotterdam, né la capacità degli altri porti come Anversa ed Amburgo. Ciechi invece i quattro governi di centrosinistra, con targa napolitaniana (Mario Monti, Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni), che sconoscendo totalmente l’importanza per l’Italia, e non solo per il Mezzogiorno, dell’Alta Velocità e dell’Alta Capacità, hanno assecondato gli obiettivi nordeuropei accontentandosi delle promesse di fantomatiche “vie della seta” che riserverebbero qualche miserabile partita di container ad alcuni porti del Nord del nostro Paese.
Il grosso del possibile aumento del traffico delle merci (in assenza di un protagonismo dell’Italia), comunque, si riverserà al Pireo (gestito dai cinesi) o nei diversi porti franco-spagnoli lasciando poche briciole al resto dei porti italiani. Addirittura il nostro Paese deve accontentarsi di ricevere le merci da Rotterdam attraverso il nuovo corridoio Reno-Alpi, meglio conosciuto come nuovo traforo del Gottardo con la direttrice Rotterdam-Genova. Si tratta di un prolungamento cervellotico che partendo dal Canale di Suez, attraversando lo Stretto di Gibilterra, e circumnavigando il Vecchio Continente approda, dopo diversi giorni di navigazione in più nei porti del Nord-Europa, per poi ridiscendere verso l’Italia.
Non pensa “Frau” Angela Merkel che, fermo restando la conferma dei livelli altissimi di movimentazione mercantile dei porti del Nord-Europa, sia anche corretto e giusto rendere compartecipi del business anche gli altri Stati del Sud-Europa? E non credono i governanti italiani che bisognerebbe pensare, come fa la Francia su altro versante, anche agli interessi del nostro Paese? Invece di richiedere flessibilità per bonus che non producono nulla, non è ora di pentirsi di aver sottovalutato il Pil che la costruzione del Ponte e dell’Alta Velocità avrebbe sicuramente incrementato di oltre quattro punti?
Aggiornato il 12 agosto 2017 alle ore 11:24