Tim, soci a confronto, si scalda la partita sulla rete in fibra

Retroscena e smentite condiscono l’addio di Flavio Cattaneo da Tim. Alla vigilia degli appuntamenti societari per la risoluzione consensuale del rapporto tra manager e azienda, a tenere banco sono le indiscrezioni di stampa su una presunta trattativa tra il finanziere francese Vincent Bolloré e il governo italiano sui vertici e sulla delicata partita della rete in fibra. Uno scenario che scatena una bufera di smentite: Palazzo Chigi interviene per dire che “non c’è stato alcun colloquio” tra il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e Bolloré, né “alcuna trattativa sulla scelta dei vertici”; e l’azienda allontana i legami tra l’addio del manager e le frizioni con il governo e parla di “nuova fase”.

Le dimissioni di Cattaneo, spiega Tim in una nota, “sono legate alla presa d’atto degli importanti risultati raggiunti in anticipo rispetto al Piano che consentono di iniziare una nuova fase. La definizione consensuale dei rapporti - si precisa - non è in alcun modo ascrivibile a presunti litigi con il governo, che peraltro sono stati smentiti ufficialmente anche dal ministro Calenda”. Al centro c’è il delicato tema della rete in fibra, sul quale si guarda ai francesi per capire quali saranno le prossime mosse. Ma secondo alcune indiscrezioni, dietro l’addio di Cattaneo, ci sarebbe un’altra verità: il manager si sarebbe reso indisponibile a cedere la poltrona di direttore generale ad Amos Genish, che viene indicato come il futuro capo azienda.

Per il dopo Cattaneo, si ipotizza ora un vertice tripartito, con le deleghe dell’amministratore delegato ripartite tra il manager israeliano attuale chief convergence officer di Vivendi, il presidente Arnauld de Puyfontaine e il vice presidente Giuseppe Recchi (cui potrebbero andare le deleghe su Sparkle). Si starebbe pensando anche a un ruolo di garanzia per Franco Bernabè, già due volte amministratore delegato del Gruppo e poi presidente, rientrato da poco nel board come consigliere indipendente. A fare il punto sulla nuova governance sarà il cda che si riunirà dopo il Comitato nomine e remunerazioni, chiamato a prendere atto delle dimissioni di Cattaneo e a decidere la sua buonuscita, che si aggirerebbe intorno ai 40 milioni di euro. Una cifra che ha destato non poche polemiche e che passerà al vaglio anche del board. L’addio vero di Cattaneo è comunque rimandato alla fine della settimana: il manager, che viene dato verso Mediaset, sarà giovedì in cda per l’esame dell’ultima semestrale che porta la sua firma e il giorno successivo la presenterà in conference call agli analisti.

Aggiornato il 24 luglio 2017 alle ore 11:20