Cavallaro: urgente patto per lo sviluppo

“È arrivato il momento di reagire al declino della nostra società attuando in concreto quel dettato costituzionale, volutamente e ripetutamente ignorato dal legislatore, che vede nel lavoro e nei lavoratori, opportunamente sostenuti, la salvezza dell’economia. La Cisal si propone sia ai propri aderenti, sia alle altre forze sindacali e politiche, come prima firmataria di un patto per lo sviluppo economico che non sia carico di vuote declamazioni, ma rechi proposte semplici e concrete. Poiché la mancata attuazione dei principi costituzionali che riconoscono al lavoro il ruolo di motore dell’economia può essere considerata come una delle principali cause della nostra crisi, invito le parti sociali ad attuare questi principi - che sembrano rinverdire ogni giorno la loro attualità e imprescindibilità - attraverso interventi chirurgici sul sistema fiscale, previdenziale, finanziario e lavoristico. Solo rivendicando nei fatti la pienezza della nostra sovranità nel voler attuare il dettato costituzionale possiamo contrastare l’inerzia del legislatore in merito alla tutela del lavoro, che ci ha condotti a una situazione sociale disastrosa, affidata a un documento di programmazione economica tracciato sotto dettatura della Commissione europea, cui poco importa dei principi fondanti di ciascuno Stato membro. Uniti, dobbiamo imporre al Parlamento l’attuazione della Costituzione privilegiando la tutela del lavoro e attribuendogli pari dignità rispetto degli altri due fattori di produzione, terra e capitale. Se analizziamo anche solo per grandi linee l’attuale assetto normativo sul quale si fondano le politiche di sviluppo, dobbiamo avere il coraggio di riconoscere che il legislatore sembra privilegiare quasi sempre la terra e il capitale, relegando proprio il lavoro in una posizione servente dei primi due. Anche la giurisprudenza costituzionale non ci aiuta, visto che sembra voler costantemente screditare ogni argomentazione fondata sul principio lavorista. Sebbene il lavoro sia il fondamento della nostra democrazia, in questi anni abbiamo assistito ad una progressiva e crescente “messa all’angolo” appunto del lavoro, del frutto del lavoro ed anche delle organizzazioni dei lavoratori. La fallimentare politica fiscale, che registra un’evasione di oltre 110 miliardi, ha contribuito a creare nel nostro bilancio una voragine che sembra si voglia colmare a spese di chi già paga, di chi non può evadere. Confrontando il livello di tassazione del lavoro con quello degli altri due fattori della produzione, è fin troppo facile individuare dove si eserciti la maggior pressione: i beni immobili sono colpiti prevalentemente da imposte locali, le transazioni sui capitali scontano imposte mai superiori al 26 per cento, mentre i lavoratori tutti - autonomi o dipendenti che siano - arrivano a versare al fisco, a fronte dei guadagni realizzati, imposte statali e locali che talvolta superano il 60 per cento dell’imponibile. È ovvio che - in queste condizioni - il tasso di disoccupazione che colpisce il nostro Paese non possa che essere fra i più alti d’Europa. Interventi apparentemente destinati a ridurre le tasse o ad aiutare i redditi più bassi si sono rivelati depressivi e ingannevoli per i cittadini, hanno creato incertezza e sfiducia nel futuro e nelle istituzioni. I ripetuti blocchi dei contratti del pubblico impiego, il blocco dell’indicizzazione delle pensioni, un sistema previdenziale i cui effetti disastrosi si ripercuoteranno in misura sempre maggiore sui pensionati, sono l’esito di manovre di cassa che hanno annichilito il Paese”.

È quanto ha dichiarato Francesco Cavallaro, segretario generale della Cisal, in occasione del convegno “Il lavoro è la salvezza dell’economia”, organizzato presso la Camera dei deputati dall’associazione culturale “L’Alba del Terzo Millennio”.

Aggiornato il 26 giugno 2017 alle ore 12:52