La realtà economica nell’analisi di Ricolfi

In un suo pregevole e lucido articolo, apparso sulle colonne de “Il Sole 24 Ore”, il professor Luca Ricolfi, sociologo e insigne studioso, ha commentato i dati che sono emersi dal rapporto sul mondo del lavoro realizzato recentemente dalla Fondazione David Hume. Nel valutare i contenuti e gli esiti di questa indagine sul mondo del lavoro in Italia, Ricolfi ha evocato le “due società”, espressione che venne inventata da un intellettuale come Asor Rosa nel 1977. Con questa espressione molto efficace si indica, da un lato, la società dei garantiti, lavoratori dipendenti e protetti dalle tutele sindacali e, dall’altro, i lavoratori a rischio, perché privi di ogni garanzia in materia di licenziamenti, malattie, infortuni e sostegno al reddito. Accanto a queste due società, che dimostra quanto profonda sia la frattura sociale tra i lavoratori garantiti e quelli a rischio, vi è la terza società, come emerge dai dati raccolti grazie al rapporto realizzato dalla Fondazione Hume.

La terza società è composta da disoccupati, lavoratori in nero sfruttati e sottopagati, da coloro che cercano lavoro e non riescono a trovarlo e da persone che hanno perso la speranza di inserirsi nel mondo produttivo. La terza società è formata dagli esclusi, un frammento significativo della popolazione attiva presente nel nostro Paese. Infatti rientrano in questa categoria gli esclusi dal mondo produttivo, circa nove milioni di individui. Prima che avesse inizio la crisi economica, gli esclusi dal mondo produttivo erano sei milioni. In seguito alla crisi, i cui effetti devastanti si sono dispiegati nel decennio cha va dal 2007 al 2017, questo segmento della società è esploso, fino a raggiungere i numeri indicati nel dossier analizzato dal professor Ricolfi.

In base ai risultati statistici di questo dossier, solo la Grecia e la Spagna hanno una quota di esclusi dal mondo del lavoro superiore a quella dell’Italia. Tuttavia, se volgiamo lo sguardo alla storia del nostro Paese, emerge che la terza società, formata dagli esclusi, dal secondo dopoguerra fino ai nostri giorni è sempre esistita. Nel periodo che va dal 1963 al 1972, il processo di ristrutturazione del mondo produttivo comportò l’esclusione dal mondo del lavoro di milioni di persone, la famosa risposta di Riccardo alla crisi economica. Negli anni Ottanta e Novanta vi furono molte persone che si trovarono in una condizione di esclusione dal mondo produttivo.

Infine, a causa del decennio della lunga crisi economica, la disoccupazione è aumentata, malgrado le norme del Jobs Act e le altre misure approvate. Ricolfi si è chiesto quale forza politica possa aspirare a rappresentare la terza società. Quanti fanno parte di questo significativo segmento sociale dimostrano di prediligere le forze populiste come i Cinque Stelle e la Lega e rifiutano di accordare la loro fiducia politica ai partiti più autorevoli della Seconda Repubblica, come Forza Italia e il Partito Democratico, che di fatto hanno assicurato il funzionamento del sistema bipolare, oggi sprofondato in una crisi gravissima di rappresentanza.

Tuttavia Ricolfi ha notato come storicamente le due precedenti ondate di crescita della terza società siano sfociate in rivolgimenti e crisi del sistema politico italiano. Infatti la prima ondata degli esclusi ha favorito le lotte degli operai e degli studenti, grazie alle quali vi è stato il movimento del Sessantotto, che ha avuto enormi implicazioni nella vita politica e culturale in Italia e in Europa. La seconda ondata degli esclusi, dovuta alla fine della società industriale negli anni Ottanta e Novanta, ha favorito la crisi di sistema che ha travolto nel biennio del 1992-94 i partiti storici e reso necessario un cambio di regime.

Ricolfi si è chiesto, ponendosi un interrogativo molto sensato, se questa terza ondata di esclusi, visto che è composta da oltre nove milioni di italiani senza lavoro e sprovvisti di ogni garanzia, non possa produrre rivolgimenti profondi nel sistema politico italiano, come già è accaduto in passato. I dati che emergono dal dossier realizzato dalla Fondazione Hume sono molto importanti, poiché mostrano come gli effetti economici della lunga crisi economica hanno modificato la struttura sociale del nostro Paese e accresciuto le diseguaglianze.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:19