Da Fazio una lezione per Renzi e soci

L’Avvenire ha ospitato recentemente un’interessante e illuminante lezione di economia di Antonio Fazio, ex Governatore della Banca d’Italia, sull’evolversi della storia europea dalla fine della Prima guerra mondiale passando dalle politiche deflazionistiche volute dalla Germania.

Una narrazione che ha come fondamentali anche i princìpi economici di Keynes; Fazio evidenzia come dalla partecipazione alla moneta unica dell’Italia la nostra economia è cresciuta meno degli altri Paesi, così come la nostra lentezza nel fare investimenti e, seppur l’esportazione sia aumentata, investimenti e Prodotto interno lordo rallentano. Come si conferma la lentezza italica su produttività, competitività e innovazione, la Germania aumenta la sua competitività e ha un surplus della bilancia dei pagamenti simile a quello della Cina; questo surplus lo dovrebbe reinvestire nell’economia reale o metterlo a disposizione degli altri Paesi in ritardo, e non facendolo crea deflazione. Fazio sottolinea che la Banca centrale europea invece di comprare titoli pubblici dovrebbe finanziare progetti scelti dalla Banca europea per gli investimenti avendo così un immediato sollievo della situazione economica.

Fazio fa un ulteriore richiamo a Keynes, secondo il quale in un’economia dove c’è disoccupazione il risparmio lo formano gli investimenti, promuovendo aumento del reddito si forma il nuovo risparmio e, come sottolineava sempre Keynes, non necessariamente la spesa va sostenuta solo se i denari sono in cassa. Quindi, secondo Fazio e anche guardando i risultati, una riflessione sulla cura del male andrebbe fatta, il malato continua a non migliorare, quindi risulta sbagliata la cura e ascoltare chi di “medicina economica” ne sa sarebbe molto prezioso e con l’adeguata cultura si dovrebbero rileggere i vecchi saggi che rappresentato una memoria storica e una capacità di analisi nelle quali i percorsi economici si ripresentano.

Sia il nostro primo ministro Matteo Renzi che il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, dovrebbero andare a leggersi l’Avvenire e riflettere su alcuni princìpi facendone buon uso nei loro frequenti ma spesso infruttuosi viaggi europei. Come diceva il maestro Manzi in una vecchia ma illuminante trasmissione per “imparare non è mai troppo tardi…”.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:26