Partite Iva straziate

Nel giorno della scomparsa di Sergio Ricossa, liberale libertario doc, economista membro della Mont Pelerin Society, Accademico dei Lincei, presidente onorario dell’Istituto Bruno Leoni - che nel 1987 insieme ad Antonio Martino e Gianni Marongiu prese parte alla celebre “marcia contro il fisco” - che ha professato tutta la vita la necessità di andare oltre il liberalismo del suo stesso maestro, Luigi Einaudi, ovvero verso una libertà maggiore, più compiuta - giunge l’ennesima voce italiana, sofferente ed esasperata, del presidente di “Sos Partite Iva” che urla la funerea verità, e cioè che aprire una partita Iva in Italia è una iattura.

I lavoratori autonomi in Italia sono i nuovi poveri. Siamo i nuovi poveri, noi partite Iva, la categoria socialmente più fragile; noi lavoratori autonomi, annientati sotto i colpi comunisti di Giorgio Napolitano e dei suoi fallimentari governi illegittimi Monti/Letta/Renzi. Il nostro Paese ha un ottimo sistema costituzionale cui non è stato consentito di agire al fine di tutelarsi, cosa che sarebbe avvenuta e deve avvenire tramite l’espressione della volontà di noi tutti, attraverso il nostro voto democratico elettorale.

Ecco il ritratto al vetriolo di un Paese straziato nelle proprie stesse regole. Un quarto di coloro che hanno una partita Iva si trova oggi al di sotto della soglia di povertà stabilita sui 9.500 euro l’anno e la percentuale è superiore a quella che riguarda i lavoratori dipendenti - poveri nel 14,6 per cento dei casi - o dei pensionati, i quali sono al di sotto di quel livello. Finché non si torna al ripristino della democrazia sarà sempre peggio, dato che nel periodo 2010-2014 il numero delle partite Iva in difficoltà è cresciuto del 5,1 per cento.

È il baratro, ma come invertire la rotta? Innanzitutto cacciando i violatori facendone valere la responsabilità e correndo a più non posso ad elezioni democratiche; cioè correre a costringere Sergio Mattarella, longa manus di Napolitano, a indire elezioni democratiche. Gli italiani devono votare. Correre prontamente a far passare proposte di legge, quali quelle giacenti proprio grazie all’associazione Sos Partite Iva in Parlamento, relative alla riforma del procedimento di riscossione tributaria riguardante la abolizione dall’ordinamento italiano del principio del solve et repete e in materia di libertà previdenziale stabilire per tutti i lavoratori autonomi/partite Iva l’eliminazione del monopolio dell’Inps, noto carrozzone inaffidabile, fonte di continui scandali e degno prolungamento dei governi illegittimi. Con il barbaro ed incostituzionale meccanismo del solve et repete il fisco italiano oggi espropria tutti i contribuenti, anche già in pendenza di giudizio, partendo dal pregiudizio che tutti gli italiani siano evasori, e spetta a noi poi dimostrare il contrario, con l’inversione dell’onere della prova, ma intanto si paga e subito.

I contribuenti produttivi, i pochi eroi cioè ancora in grado di produrre qualcosa in Italia nonostante e contro l’esercito di improduttivi cui elargiamo tutti, con la tassazione esosa, assegni assistenziali pubblici, devono affermare la libertà economica ed un progetto di politica economica che preveda e disciplini il drastico abbassamento della tassazione e la più decisa, corposa contrazione della spesa pubblica, zavorra della ripresa del Paese e della indispensabile crescita di tutti noi.

L’Italia è oggi il Paese comunista anti-libertario, triste ed amaro, dei controllati e vessati quali siamo, dei rancorosi dell’assegno sociale a fine mese. L’Italia deve crescere e arricchirsi. Gli italiani devono essere liberati, liberi di andare ed arricchirsi tramite attività produttive di mercato vero. La partita Iva deve diventare un’opportunità, non una condanna come oggi.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 18:45