Finco: vent’anni   al fianco dell’edilizia

Il prossimo 6 ottobre si terrà a Milano, presso l’Hotel Principe di Savoia, l’assemblea per il ventennale della federazione Finco. Una federazione industriale composta da 38 associazioni per complessive 3mila aziende, 105mila dipendenti e un volume di affari di circa dieci miliardi.

Un traguardo importante, raggiunto in tempi difficili, che hanno visto il rapido alternarsi di cambiamenti. Sono stati venti anni intensi, nei quali l’Italia è cambiata tanto. E secondo schemi e modalità che non hanno contribuito alla semplificazione del nostro operare, semmai offrendo orizzonti nuovi a cui si è dovuto rispondere senza esitazioni. In un contesto chiaro, in cui il connubio tra interessi propri e interessi collettivi doveva essere ritessuto con un collante diverso, che tenesse comunque conto di istanze etiche. Negli ultimi vent’anni, i grandi mutamenti economici e geopolitici, la presenza europea e la stretta interconnessione hanno generato obbligatoriamente strade nuove, e talvolta accidentate. La Federazione (e i suoi soci), per stare al passo ha dovuto cambiare pelle perseverando nella promessa di rappresentare “l’altra metà” del mondo delle costruzioni. In tal senso, i soci sono stati i protagonisti assoluti di un comune percorso, nel quale poteva prevalere l’istinto a chiudersi nel recinto della propria storia e delle proprie esperienze. Invece Finco ha sempre cercato di puntare sui progetti, sull’investire nella nuova concezione di associazione. Diversa rispetto ad un modello di rappresentanza che tenta di mantenersi in vita alimentando privilegi autoreferenziali e coltivando le ragioni del passato.

Le filiere della federazione, aperte anche ad apporti esterni, come ad esempio la filiera “Mobilità e sicurezza stradale” e quella “Beni culturali” (Finco Cultura), continuano a battere percorsi significativi, ciascuna nel proprio ambito, costituendo focus importanti di discussione fra tutti i soggetti interessati, nonché momenti di raccordo con le Istituzioni.

Una lobby progettuale incisiva, attraverso progetti-guida: il Libro Bianco con Enea, “Energia-Ambiente-Edifici”, precursore di tutto un interesse sull’efficienza energetica e le fonti rinnovabili, il progetto “Abbattere per ricostruire” e quello relativo ad un “Italia più bella e più Sicura” che poi si è trasformato in un “Italia più bella e più compiuta”. Molte delle idee-forza contenute in questi progetti sono state alle base, o almeno hanno contribuito, all’emanazione di misure di interesse collettivo. Quali, nello stesso ordine dei progetti citati, la creazione delle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica, il piano casa, l’anagrafe delle opere incompiute.

Finco ha contribuito nel tempo, e in modo determinante, alla salvaguardia del mantenimento dei requisiti di qualificazione delle imprese specialistiche e super specialistiche, per la partecipazione alle gare pubbliche, con conseguente difesa, almeno minimale, della qualità delle opere. Anche con un’attenzione particolare prestata ai temi della normazione volontaria e dell’accreditamento, non solo da un punto di vista tecnico, ma anche attraverso l’assunzione di crescenti responsabilità negli istituti preposti a queste funzioni, quali Uni (Ente Nazionale Italiano di Unificazione), Finco collabora al fine di spingere una maggiore semplificazione nella burocrazia e negli impianti normativi. Semplificazione, ovvero poche regole chiare, trasparenti e rispettate da tutti, specie in termini di giustizia civile ed amministrativa, certezza del diritto, legalità e sicurezza. C’è assoluto bisogno che la meritocrazia si affermi stabilmente e non come episodio isolato nella politica, nella Pubblica amministrazione e nella competizione economica. Con la riforma della pubblica amministrazione il governo ed il parlamento hanno dato un segnale forte in questa direzione, che ci vedrà sempre pronti alla collaborazione, pur nei rispettivi ruoli ed ambiti. Va rivista la logica dell’intervento pubblico nel comparto economico.

La politica nazionale e non - sostiene Finco - dovrebbe perseguire strategie economiche improntate non solo ad una valorizzazione delle realtà imprenditoriali ma anche, e soprattutto, secondo un’ottica che metta al primo posto lo “Small Business Act” e la pmi.

Inoltre è necessario che la P.a. muti definitivamente il proprio ruolo, trasformandosi da giocatore in un mercato locale a facilitatore di imprese protagoniste, oggi più che mai, di una visione internazionale. Pensiamo soprattutto all’incredibile numero di società controllate e partecipate dalla P.a. centrale e periferica ed all’uso, anzi all’abuso, della pratica dell’“in-house”: fardelli non più tollerabili mentre le nostre pmi muoiono ponendo fine a storie di eccellenze uniche e non più ripetibili nel nostro Paese. Solo investendo politicamente sulle imprese di qualità, e sulle nuove tecnologie, è possibile modernizzare l’intero sistema economico e sociale del nostro paese, prima che sia troppo tardi.

Nell’affrontare i prossimi anni, la Finco seguirà alcune linee guida, che sintetizzano come la stessa dovrebbe continuare a caratterizzarsi in futuro: indipendenza dai partiti, con un’attività di relazioni istituzionali propositiva e trasparente; un forte impegno a promuovere mercato, concorrenza e qualificazione delle imprese europee ed internazionali; apertura continua al confronto con tutti gli interlocutori rilevanti per il settore e, in generale, con le parti sociali; disponibilità al dialogo, ma non consociativa. Coprotagonista della crescita non solo economica, ma anche sociale e civile del Paese, e per quanto in sua facoltà.

 

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:23