Inps: forme produttive, non redditi garantiti

Tito Boeri, nuovo presidente Inps targato Renzi, nella sua prima uscita pubblica dopo una nomina contrastata, ha proposto di garantire il reddito minimo agli over 55. Non è sulla giusta strada. Il reddito minimo garantito, a chicchesia lo si conceda, non è la direzione corretta da seguire, per il futuro. Il problema del Paese non è dare assistenzialismo ma produrre, rendere possibile produzione e lavoro. Solo con la produzione si potrà riavere crescita e benessere. Con il reddito minimo, di cui peraltro non ci sono le risorse essendo quindi da subito non fattibile, si perde tempo oltre che ulteriori soldi.

All’Inps si deve invece utilmente fare spending review, innanzitutto sulle pensioni. Le incongruenze previdenziali in Italia sono notevolissime e relative ad alcune categorie specifiche di pensionati. Per esempio, perché diamo la pensione a Walter Veltroni? Boeri deve livellare le criticità macroscopiche, i redditi minimi garantiti al contrario approfondiscono il solco e il divario che separa dal benessere. “Non credo che dare agli over 55 un trasferimento, che sarà basso - ha affermato Boeri - li esponga al rischio di non mettersi in cerca di un lavoro”. Non lo cercherà proprio più nessuno un lavoro, né si farà mai venire un’idea, e non solo gli over 55, se corre voce di poter aspettare l’assegno assistenziale che, per quanto basso, sarà sempre troppo basso. E “sarei felice se il Governo riuscisse a trovare le risorse per finanziare un reddito minimo garantito per tutta la popolazione”. Non ci sono i soldi, non potrà essere felice Boeri. Le tasse sono troppe ed esose in Italia, vanno abbassate. Chi lavora davvero, fugge. Da noi rimane solo chi vive di trasferimento pubblico. Dunque la questione non è percorribile. Perché non quota piuttosto l’Inps sul mercato e, amministrato bene il titolo, non inventa, propone e crea forme produttive di redistribuzione? Perché non coniuga il mercato in grado di “rendere” con la solidarietà? E visto che è lì all’Inps, perché non sfoltisce il cumulo delle pensioni in capo ad un medesimo soggetto stabilendo che si ha diritto ad una sola? Perché non controlla chi prende la pensione, a che titolo e in base a quali versamenti fatti durante la vita lavorativa? Perché non fa fare quattro calcoli al suo corposo ufficio e mantiene in vita unicamente le pensioni che hanno una correlazione tra quanto versato e quanto percepito, facendo incassare una pensione parametrata ai contributi versati? Perché non sfronda sui benefit che dànno le pensioni, si pensi alle prestazioni mediche gratuite di alcune fasce in grado di sostenere benissimo quegli stessi benefits con le proprie tasche e grazie alle proprie pensioni appunto? I piloti pensionati Alitalia si curano gratis, gli avvocati no ad esempio. Questi sono gli squilibri pensionistici di cui il novello presidente dell’Inps dovrebbe occuparsi e cui trovare soluzioni possibili. Colpire chi lavora davvero e “rende” economicamente, e ciò per distribuire assegni di reddito minimo garantito a chi non produce, è una boiata enorme, oltre che il frutto di una concezione sbagliata e malconcepita di sinistra che azzoppa l’Italia tutta.

Boeri vuole fare come Tsipras in Grecia che è stato eletto con plauso e onori illudendo su assegni da redito minimo garantito a tutti e poi adesso la realtà si è incaricata bene di mostrare chi e cos’è e il disastro che porta con sè. Bla bla bla, prima, come fa Renzi, ma poi arrivano le toh toh dei calcioni nel sedere.

“Ci sono pensioni molto alte non giustificate dai contributi. Entro giugno proposte per equità”. “Riteniamo che ci siano delle persone che hanno delle pensioni molto alte che non sono giustificate dai contributi che hanno versato durante l’intero arco della vita lavorativa (Veltroni). A mio giudizio c’è un problema di equità che andrebbe affrontato”. Ecco, affrontalo, e dài a noi collettività soluzioni utili. Il sistema previdenziale non deve essere welfare, perché non ci sono più né i soldi né chi paga. I giovani hanno fame ed è giusto si sfamino.

Boeri ha detto che l’Inps è “uno strumento importante a supporto dell’azione del Governo e del Parlamento. Fa elaborazioni interessanti ma il lavoro comunque compete al Governo”. In altre parole sta dicendo a Renzi che l’ha nominato che non gli darà fastidio, non combinando niente. Il problema non sarebbe esistito, caro Boeri, perché come vede quello che fa con i suoi, Renzi autoritariamente cancella e sostituisce. Contro ogni democraticità e democrazia. Il governo Renzi non eletto ha infatti risposto attraverso il ministro del Lavoro degli altri Poletti, di “avere già espresso chiaramente di non voler procedere in questa direzione né all’interno della spending review né per quel che riguarda un eventuale intervento in generale sulla previdenza”.

Non si farà niente insomma. In compenso, togliendo il Senato elettivo e dandolo con l’Italicum alle Regioni, dopo le Province mai abolite, agli italiani non resterà che pagare sempre più tasse per pagare spesa assistenziale improduttiva. Più tasse, niente democrazia, fino all’implosione.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:28