Produzione industriale e banche a rischio

Il piano di acquisto di titoli di stato della Banca Centrale Europea è iniziato. L’euro si attesta su 1,07 dollari Usa. Ai minimi praticamente da quasi 12 anni. La produzione industriale a gennaio in Italia è tornata a calare contrariamente alle attese, è a -2,2 %, secondo l’Istat, e rispetto al mese precedente è a -0,7%. Forse gli ottimisti si aspettavano qualcosa di meglio però la produzione va su e giù e deve ancora stabilizzarsi.

Questi dati sono medi e bisognerebbe guardare all’interno di questi. C’è qualche settore che va molto bene, in particolare quello legato alle esportazioni. Altri settori legati alla domanda interna, no. Finché questa non riparte la produzione industriale non potrà migliorare. Neanche la ristrutturazione interna alle imprese è completa. Siamo in un momento di transizione anche dal punto di vista della legislazione sul lavoro. Quindi ci vorranno mesi prima che la macchina produttiva del paese potrà assestarsi e per bene. Uno dei settori che è al rialzo è il settore dell’auto, in un anno è a + 35,9 % ed era ora. Per tanti anni ha sofferto più di tutti gli altri di una prolungata assenza di domanda, per cui le auto, evidentemente, ora vanno cambiate e quindi i consumatori italiani ed europei sono costretti a mettere mano al portafogli.

È una buona notizia per Fiat che in effetti sta facendo bene, ma in genere lo è per tutto il paese perché il settore dell’auto è un settore trainante. Molte sono le aspettative sugli acquisti di titoli di stato da parte della Bce per il rilancio dell’economia, operazione però che ha anche dei punti di criticità. Non bisogna infatti, aspettarsi molto dalla politica monetaria. I tassi di interesse zero e addirittura negativi, non fanno per niente bene all’economia. Pensiamo per esempio alle imprese assicurative che servono bene i loro clienti se possono investire a lungo termine avendo dei rendimenti positivi. Al momento non è così e non lo sarà per un po’ di tempo, quindi prima di applaudire a queste iniziative monetarie ricordiamoci sempre che c’è un rovescio della medaglia.

Per meglio dire, i tassi negativi non è che fanno male all’economia ma sono di per sé, il segno di una economia che va male. Sono un modo per curare ma sono una aspirina contro un tumore e non possiamo aspettarci molto. Tornando per esempio alle assicurazioni, queste in senso tecnico vivono di rendita, nel senso che hanno bisogno di rendimenti di lungo termine. Ma il vero problema riguarda il sistema bancario. Si pensa che dare soldi alle banche sia un modo per fare loro un favore, ma è sbagliato, non è proprio così.

Il modello in uso precedentemente è stato un modo per garantire alle banche una rendita facile: compravano a basso costo denaro dalla Bce e lo investivano in titoli di stato che all’epoca erano ancora alti. Adesso succede il contrario. La Bce sta saccheggiando i bilanci delle banche portando via asset che rendono e restituendo cassa che non solo non rende ma addirittura è tassata. La cassa per via dell’interesse negativo non rende. Quindi le banche sono un po’ ingannate da questa operazione di Draghi ed hanno le mani ed i piedi legati, perché sono costrette da una parte a cedere ciò che rende e dall’altra a cercare qualcosa da investire. O torneranno a fare le banche oppure chiuderanno, si salveranno solo le migliori. Il sistema bancario ha bisogno di essere risanato e di selezionare le banche migliori. Ci sono troppe banche in Italia e in Europa e c’è n’è bisogno di averne meno, più efficienti ed orientate sì ai prestiti, ma a quelli ben misurati.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:22