A proposito di tasse...

Tralasciando ogni commento sui penosi fatti di evasione inerenti a personaggi della sinistra radical chic, fatto di pensatori, artisti, intellettuali e politici che predicano bene e razzolano male, il problema non cambia. Lo scrivevamo ieri e lo ribadiamo oggi: senza un reset fiscale serio e ragionato, coraggioso ed equo, tutto il sistema impositivo italiano non funzionerà, continuando a alimentare il numero dei contenziosi. Del resto, aver reso sempre più ossessiva e persecutoria la riscossione, aver tassato oltre ogni limite ogni azione economica, aver massacrato il mercato immobiliare e instaurato un regime di spionaggio fiscale, non poteva che condurre al peggio.

Un combinato disposto esplosivo in un momento di crisi come questo vede gli onesti, che non ce la fanno a pagare e si ritrovano in due-tre anni soffocati dalle cartelle esattoriali, e i disonesti, che invece fuggono e portano i soldi altrove. Ma il paradosso vuole che lo Stato, per combattere i secondi, abbia talmente avvelenato i pozzi da esasperare i primi fino a portarli al limite della rivolta e dell’insurrezione fiscale. Proprio l'altro giorno è uscito il dato che solo nel 2014 l’ammontare delle liti fra Stato e contribuenti è di 40 miliardi di euro, cifra teorica che può ridursi a zero in caso di sconfitta dello Stato; per non parlare dell’importo accumulato negli anni che solo a leggerlo mette i brividi. Pensare di risolvere un problema così grande, che ormai è sociale e non solo fiscale, aumentando i rateizzi è semplicemente demenziale.

Anche perché la sconsideratezza del sistema ha fatto sì che insieme ai rateizzi aumentassero (e di tanto) le tasse correnti, con il risultato che la gente, le famiglie, gli operatori economici, non riescono a pagare né le vecchie né le nuove, insomma una miccia che rischia di esplodere. Nel mezzo di una crisi così grande e profonda nessun Paese potrebbe reggere ad una assurdità fiscale come la nostra, non c’è precompilato che tenga, né allungamento dei tempi che risolva, c’è solo una enormità di liti da una parte e un aumento delle fughe dall’altra. Pensare poi che con lo spesometro, il redditometro, il monetometro e altre stupidaggini del tipo, si potesse risolvere il problema è semplicemente ridicolo. Per rabbia, paura e crisi la gente non spende, non compra, non investe e i consumi crollano.

Verrebbe da dire: elementare Watson! E infatti così è, più si terrorizza e si tartassa e più la situazione si complica, siamo insomma nel centro di una spirale folle e perversa che va spezzata, ripulita e riportata a nuovo, altrimenti l’ammutinamento fiscale è più che probabile. Come se non bastasse, bucare un pagamento per necessità da noi significa ritrovarselo raddoppiato in cartella fiscale; dite voi quale può essere il risultato di una politica simile, se non si è pagato prima, figuriamoci dopo... Per non parlare del fatto che mentre gli italiani vengono sottoposti alla via crucis delle tasse, gli scandali, gli sperperi, gli stipendi e le pensioni d’oro di questo o quel burocrate pubblico arrivano a go-go.

Pensate voi come si possa sentire l’artigiano, il padre di famiglia, il piccolo commerciante che non dorme per i sospesi fiscali, quando sente le cifre che la classe dirigente guadagna. Bisogna trovare il coraggio di pacificare. L’abbiamo detto e ripetuto, almeno tutte le liti più piccole, quelle sotto i 40/50mila euro, vanno sanate, incassando ragionevolmente quel che è possibile e restituendo così sonno, testa e voglia di fare a qualche milione di persone che delinquenti non sono ed evasori nemmeno.

In Italia le tasse sono troppe, a partire da quelle sulla casa, o lo si capisce o si finisce male. Sul fisco si giocherà la vittoria elettorale, quando sarà. Non c’è riforma che tenga se non quella del fisco. La politica è avvertita e, come si dice, uomo avvisato mezzo salvato.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 18:46