Dare presto alla Bce  i poteri sull’Euro

A Olli Rehn, vicepresidente del Parlamento europeo, piacerebbe che la partecipazione all'euro, da parte degli Stati membri, fosse obbligatoria e irrevocabile, mentre così non è. Nel tentativo sfrontato quanto scellerato di non vedere la realtà e di bloccare all’origine ogni possibile discussione e negoziato sulla indispensabile revisione dell'intera architettura istituzionale europea e della moneta, le istituzioni europee diffondono voci truffaldine e inesatte. Jean Claude Juncker, da presidente della Commissione europea, tace e non smente, occupato a fissare alle calende greche l’incontro conviviale post carneficina islamica di Parigi. Ma necessità, miseria e fame non si fermano di fronte ad alcunchè, meno che mai di fronte ad affabulazioni più o meno bugiarde.

L'art. 140 del Trattato sul funzionamento dell'Unione (nel Trattato di Lisbona), al paragrafo 3, prevede l’irrevocabilità unicamente del rapporto di cambio, così come stabilito all’atto del venire meno delle monete nazionali, non prevede affatto l'irrevocabilità dell'euro. Solo mutando il rapporto di cambio, la parità specificamente, è stabilita come irreversibile l’uscita dall'euro.

Cosa succederebbe al Paese che decida di abbandonare l'eurozona? Quando gli Stati Uniti hanno abbandonato la convertibilità del dollaro in oro, hanno avviato un negoziato a Washington da cui nacque un accordo, lo Smithsonian agreement, che ha consentito di affrontare la decisione, ribadendo il diritto - sempre riconosciuto ai Paesi firmatari di un Trattato internazionale - di invocare la clausola di salvaguardia. L'euro è in deflazione e la disoccupazione impazza in Europa, a fronte di Trattati che hanno quali presupposto e obiettivo l’esatto contrario, ovvero occupazione, crescita, pace e benessere. Una crisi totale creata da istituzioni e atti sbagliati.

Quanto può durare un’Europa errata e da troppo tempo cieca che insiste nell'invocare vincoli e inviare minacce di punizione ai propri stessi Paesi aderenti? L’attuale Unione europea, occupata prevalentemente da soggetti tedeschi, con la Germania miope cui andrebbe chiesto di uscire dall’euro, non intende cambiare l’architettura istituzionale dell'Europa.

Sarebbe necessario dunque convocare d’urgenza una riunione di capi di Stato e di governo al fine di avviare una modifica dei contenuti dei Trattati, un Atto unico n. 2 con cui riaffermare il diritto di ciascun Paese aderente a conservare il diritto di uscire dal sistema, ove lo ritenga utile e necessario a tutela dei propri interessi, che l’Unione non è in grado di tutelare.

Si ricordi sempre che l'oggetto dei Trattati europei è la pace, la crescita e il benessere. Tali obiettivi sono fissati ed esplicitati in maniera molto ben dettagliata negli accordi europei, affatto generica. Correre a destra e a manca come sta facendo la Merkel impedendo uscite previste e prevedibili, è l’ennesima politica miope e drammaticamente sbagliata a firma tedesca. La cancelliera Angela Merkel intende escludere infatti, con le cattive, che la Grecia esca dall’euro, salvo il portavoce del suo governo abbia detto il contrario il minuto prima, annuncia che correrà a fare visita a David Cameron per prevenire l'uscita del Regno Unito dall'Unione, va di qui, va di là. E non si accorge che il meccanismo si è messo in moto e cerca di frenarlo e fermarlo, come usa fare, con minacce, semi accordi e concessioni bilaterali. Una Unione europea che elargisce e persevera nel dare miserrimi aiutini a Paesi in difficoltà senza risolvere il problema alla radice, che causa e che poi non sa come affrontare, come è il caso della crisi greca, per propria inadeguatezza, nei mezzi che si è data, tipo lo statuto Bce, insomma un'Europa cattiva e matrigna, che corre a tamponare qua e là la situazione, lasciando aperte le vere cause e l’inevitabile ripetersi delle medesime, è destinata alla deflagrazione.

E’ necessaria l'apertura di un negoziato al fine di individuare i modi per rendere sì l'euro irreversibile, ma non dannoso ai Paesi aderenti, essendo il suo cambio con le monete nazionali in esso confluite irrevocabile e oramai indispensabile per tenere a bada i ragionevoli timori del mercato sulla moneta.

Bisogna autorizzare la Bce a operare liberamente e in modo indipendente sul mercato, come va chiedendo Mario Draghi, in titoli di Stato, ma non ancora per il cambio dell'euro, così come invece sarebbe necessario. Tra l’altro la Banca centrale europea, dotata di poteri legittimi, sarebbe libera di finanziare il piano Juncker, che, ipotizzato dal presidente della Commissione con un’improbabile soluzione finanziaria, è improponibile perché totalmente inefficace; così come potrebbe aiutare i Paesi a ricercare deroghe al patto di stabilità fiscale onde attuarlo a livello nazionale.

Un’ iniziativa siffatta sortirebbe l’effetto presso i cittadini europei e il mercato globale di pensare che l’Europa esiste, capace di fare qualcosa di utile, e non solo fare pensare che l’Unione europea è questa e cioè che se un Paese è rimasto o si è incastrato in regole europee per esso inadeguate, tanto peggio per lui. Questa è la via della fine certa dell'Europa e dell'euro. E’ solo questione di tempo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:18