Italia, Renzi distrugge   il lavoro autonomo

Il governo Renzi, con l’ulteriore imbroglio del Jobs Act con cui non ha cambiato niente nel mercato del lavoro in Italia, ha colpito e affondato le partite Iva. Le misure contenute nella legge di stabilità per il lavoro autonomo, non solo sono insufficienti perché non cambiano alcunchè, ma contraddicono quello che il governo ha sbandierato a destra e a manca, ovvero che il lavoro non sarebbe solo dipendente in Italia. Con lo Jobs Act, segue adesso la mazzata finale per i professionisti autonomi. Lungi dall’aiutare le libere professioni infatti, Renzi e compagni, al governo non eletti, hanno dato ai professionisti autonomi il colpo di grazia.

La prima mazzata è stata data fissando il tetto per accedere al regime dei minimi a 15mila euro rispetto ai precedenti 30mila euro; la seconda e non ultima mazzata, con il non avere fermato, per i lavoratori con partita Iva della gestione separata Inps, l’aumento della contribuzione previdenziale della Legge Fornero di Monti (altro governo non eletto di Napolitano). A ciò si aggiunga che i contributi per gli autonomi erano già stati aumentati pesantemente con contribuzione addirittura al 33 per cento, dall’ex ministro del Lavoro di sinistra Cesare Damiano del Partito democratico, successivamente ricredutosi ma nonostante ciò rimanendo il danno, e i contributi da pagare da parte dei professionisti. Ma, a lui, cosa gliene importa? Mica li paga.

Non li pagano neanche questi di sinistra al governo per solo volere di Napolitano, questo governo di figuri che, a parole, da stipendiati pubblici (cioè stipendiati da noi) quali sono, parlano a vanvera, promettono scelleratamente, illudono i beoti, affermando la volontà di proteggere il lavoro autenticamente autonomo delle libere professioni, mentre di fatto, incuranti del drastico e definitivo mutamento del mondo del lavoro, si accaniscono in vecchie logiche e in politiche stataliste a totale danno non solo delle partite Iva vessate, e oggi imbrogliate e turlupinate, ma soprattutto dei giovani esclusi definitivamente dal mondo reale del lavoro.

E questo, per pagare i loro stipendi, quelli da dipendenti pubblici, sommamente improduttivi, dannosi e contro ogni efficienza di mercato. I professionisti d’Italia sappiano bene oggi che la rivoluzione farsa dello Jobs Act di Renzi ha previsto consistenti indennizzi ai licenziati pubblici finanziati con l’inasprimento dei contributi dei lavoratori autonomi. I professionisti delle libere professioni in Italia sappiano oggi che saranno loro stessi a pagare, di tasca propria, per Renzi e per la sinistra tutta in Italia. In pratica infatti gli indennizzi dei dipendenti pubblici verranno pagati dai lavoratori autonomi. Questa sinistra al governo, non solo imbroglia italiani ed Europa facendo finta di fare le riforme e propinandole per tali (Renzi lungi dal rottamare è nei fatti uno dei peggiori statalisti vetero comunisti), ma è anche ladra essendo dentro fino al collo nelle ruberie di Mafia Capitale, in un groviglio di politica di sinistra e affari di delinquenti, così bene spiegato di recente dal procuratore Giuseppe Pignatone.

Il mondo di mezzo coincide cioè con quello di sopra, indifferentemente. Marino, Melandri, Franceschini, Veltroni sono politici grazie a Carminati e Buzzi e con loro tuttora in affari: beni delinquenziali (loro) al posto dei beni culturali. Negli ultimi trenta anni è avvenuto un mutamento epocale che non hanno capito solo questi truffaldini della sinistra politica in Italia capeggiati da Napolitano oggi in fuga col maltolto. Si è fortunatamente affermato il capitalismo della new economy, si è esaurito il lavoro materiale ed è finita la centralità dello Stato che garantisce lo stipendio a fronte di un lavoro pubblico improduttivo. Con la globalizzazione, è subentrato il lavoro immateriale che ha la propria centralità nel sapere teorico quale fonte primaria della produzione. Si tratta della nuova rivoluzione fondata sull’innovazione tecnologica, informatica e telematica, dell’automazione dei processi produttivi.

La finanziarizzazione dell’economia, la liberalizzazione del mercato delle valute, la flessibilità dei cambi, la massificazione degli investimenti, la deregulation e mercati in crescita, si sono affermati portandosi attaccato ai piedi il peso di piombo di un passato statalista in Italia. La sinistra italiana è rimasta e rimane tuttora ancorata a quel passato, incapaci anche solo di comprendere la svolta storica avvenuta. Fermi alle ideologie del passato, inattuali e gravemente dannose in un mercato economico globale quale oggi è, la sinistra politica continua a rifilare agli italiani, meglio imporre loro teorie marxiste del valore lavoro, del lavoro materiale. Essa stessa, la sinistra politica italiana vive sulle spalle di quelle teorie, per di più imbrogliando e rubando.

Nella realtà è invece finito ogni modello sociale e ideologico proprio comunismo e non se ne sono accorti, Renzi in testa, solo i compagni di sinistra – Pci, Ds, Pd, eccetera - che ci impongono dispotismo e miseria, rubati agli italiani voti, denaro, lavoro. E’ ora di riprenderci il Paese. Non è con lo statalismo del Napolitano ter Renzi, o con le politiche di austerità della Merkel per l’Europa che si trova la via da percorrere quale possibile soluzione. Bisogna inseguire e perseguire il benessere di tutti.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:18