Iniezione di liquidità   della Bce in Europa

Mentre con le sanzioni contro la Russia, l’Italia si sta suicidando essendoci già costate oltre 2 miliardi di euro, con lo stop/ritorsione di Mosca al progetto South Stream, il gasdotto che bypassa l’Ucraina per raggiungere l'Europa, l’italiana Saipem cui era stata affidata la realizzazione del tratto marino, ha perso oltre un miliardo di ricavi, in un tutt’uno con la svalutazione del titolo sui mercati azionari ed il crollo dell’11 per cento in borsa. L'Italia non ha nessuna partecipazione in altri progetti di gasdotti, tipo il Trans adriatic pipeline, di fatto nelle mani di altri Paesi – specificamente inglesi, francesi, norvegesi e belgi. Le imprese russe, subito dopo le sanzioni, hanno proceduto alla rapida sostituzione dei propri partners commerciali e “puntato” su altri mercati. L’Italia ha congelato i beni del magnate russo Arkadij Rotenberg amico di Putin, e lui ha già presentato ricorso alla Corte di giustizia europea chiedendo il risarcimento dei danni subìti. La Russia ha rimpiazzato i fornitori. Fine dei giochi, e perdita economica totale per l’Italia.

E questa gran “guerra” delle sanzioni che ha quale premio la miseria comune e nella quale il nostro Paese arriva con zelo tra i primi, l’Italia la sta facendo per la bella faccia di questa Europa presieduta da Jean Claude Juncker alla Commissione, il quale ha rinviato a marzo 2015 le leggi di stabilità d’Italia, della Francia e del Belgio ( spingendo a schierarsi con i Paesi rigoristi nordici, la Spagna e l’Irlanda) perché altrimenti sarebbe caduto lui, sotto la scure del voto di sfiducia dell’europarlamento, per l’ evasione a favore del Lussemburgo e a totale svantaggio di tutti gli altri Paesi europei – il caso cosiddetto LuxLeaks -.

Intanto in Svezia non è passata la legge di bilancio in Parlamento perché, alla base dello scontro politico, sono state contestate le politiche del welfare a favore dell’immigrazione ritenute troppo generose. E per questo la Svezia andrà ad elezioni anticipate perché, a differenza di quanto avviene in Italia, non avendo Napolitano, ciò è ancora possibile. Di fatto quindi, anche la Svezia, si unisce alle istanze anti asilo e anti immigrati nazionaliste formulate solo pochi giorni fa dalla Gran Bretagna di David Cameron e su cui nella medesima direzione la Corte europea ricama ormai da tempo le proprie sentenze.

L’Italia resiste sul fronte europeo collezionando ingenti multe dato che, pur cambiando ogni due per tre i governi, non fa le leggi necessarie ad evitare di essere sottoposta a procedure di infrazione ed esserne condannata. Solo l’altro giorno il Paese è stato sanzionato con condanna definitiva per i rifiuti e si è tuttora in attesa della procedura d’infrazione per le carceri. Il problema è nel fatto che i tre governi di Napolitano - Monti, Letta e Renzi - producono leggi fantasma, come sono quelle su carceri e ambiente, rimanendone inattuati i decreti attuativi. Ad oggi sono ben 684. Nel caso dei governi di Napolitano uno e due – Monti e Letta - ancora pendono ben 410 decreti, di cui 206 relativi alla stagione Monti e 204 relativi a quella di Letta, e 165 sono ormai già scaduti, e anche il governo imbroglio del “nuovo che avanza” Renzi, nel rapporto datato sino al novembre 2014, risulta che i decreti da attuare in riferimento ai provvedimenti presi erano 242, e a distanza di soli trenta giorni si è già a 274, dunque uno ogni giorno (sic).

Le leggi senza decreti attuativi sono come lettera morta. Più la macchina politica non funziona, più l’Europa condanna sonoramente.

In Europa si è peraltro in attesa, entro marzo 2015, anche del piano di quantitative easing, cioè di iniezione monetaria da parte della Banca centrale europea. Il piano dovrebbe comprendere l’acquisto di titoli di Stato dell’eurozona oltre ai titoli privati il cui acquisto è iniziato a ottobre 2014. Con tutta probabilità, posto che la Germania si oppone alla mutualizzazione del debito, si procederà con l’acquisto di titoli di Stato in relazione alla quota di partecipazione al capitale della Banca centrale da parte dei singoli Stati - attualmente la Germania ha una quota del 18 per cento, la Francia del 14,17 per cento, l’Italia del 12,3 per cento, la Spagna dell’8,8 per cento, fino allo 0,06 per cento di Malta -. Tecnicamente quindi, con il criterio pro quota, la Banca centrale europea acquisterà più bund che btp e bonos spagnoli. Se cioè la Banca metterà 500 miliardi per l’acquisto di bond governativi dell’eurozona, ne spenderà 90 in bund e 60 in btp e circa 45 in bonos. In pratica le banche centrali dei Paesi più deboli contribuiranno a finanziare maggiormente la Germania piuttosto che quelle dei rispettivi Paesi. Il quantitative easing potrebbe tuttavia avere effetti indiretti sull’economia reale. Posto cioè che le iniezioni facoltative di liquidità non hanno funzionato né lo stanno facendo - le banche all’asta TLtro hanno chiesto 81 miliardi su 200 -, se la Banca centrale europea acquisterà titoli di Stato, immetterà nei fatti forzosamente liquidità e in tal modo le banche dovrebbero aumentare i prestiti all’economia reale, portando a una riduzione dello spread sui tassi applicati alle imprese e alle famiglie. Con maggiori prestiti l’inflazione potrebbe allora tornare a salire.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:19