Odontoiatria,   ne parla Migliano

Quando si parla di odontoiatria l'utente resta disorientato allorché si tratti di scegliere tra il dentista "tradizionale", quello "che ha curato tutta la famiglia", e le pubblicità di centri odontoiatrici in franchising per lo più posti piano strada che promettono risultati a cifre che possono raggiungere anche 9€ per una pulizia dei denti.

Per non parlare poi del "turismo dentale", che ti offre, oltre alle cure, anche viaggio e pernottamento in altre nazioni. Cosa c'è di vero in tutto questo? Ne parliamo col Dott. Giovanni Migliano, Presidente AIO Roma.

Che differenza c'è tra lo studio dentistico tradizionale ed i vari franchising odontoiatrici che da qualche decennio siamo abituati a vedere?

Lo studio odontoiatrico monoprofessionale è lo studio dentistico tradizionale dove il titolare, un medico odontoiatra, cura i propri pazienti e si avvale della consulenza/collaborazione di alcuni professionisti (ad esempio ortodontista, implantologo, etc…) per una tutela della salute del cittadino. Nella gestione di uno studio servono anche delle capacità manageriali e di economia, che non sono presenti nel programma universitario anche se, in alcune università come ad esempio quelle della capitale, vengono invitati docenti a colmare questa carenza. Quindi può succedere che alcuni giovani odontoiatri o professionisti più anziani mancanti di tali capacità si affidino al franchising.

Mi spiego meglio: i colleghi pagano un’azienda già affermata con un suo marchio, entrando così a far parte di una rete capillare organizzata sul territorio nazionale. Sarà l’azienda che possiede il marchio a realizzare e pubblicizzare lo studio, a fornire attrezzature e materiali, e soprattutto ad imporre il costo delle terapie. Cosa molto importante: molti di questi centri sono società di capitali con a capo imprenditori, che investono in odontoiatria. Anche loro si affidano a questi franchising per realizzare margine e, in quanto imprenditori non medici, fanno riferimento alla casa madre sia per la realizzazione della struttura sia per la selezione dei colleghi che lavoreranno nel centro con il ruolo di meri collaboratori. Queste strutture con a capo società non sono più studi monoprofessionali ma ambulatori e in alcuni casi supermercati dell’odontoiatria.

Ecco appunto supermercati, catene di montaggio. A tal proposito, ci spiega come fanno alcuni franchising odontoiatrici a proporre una pulizia dei denti a 9€?

Questi franchising, abbattendo alcuni costi, attraverso la pubblicità lanciano delle “offerte” e vendono delle terapie, come la pulizia dei denti, per “attirare” pazienti nello studio. Si dovrebbero dedicare giornate intere al fine di far capire un importante concetto: la terapia può essere applicata solo dopo una diagnosi! Inoltre parlando di terapia si parla di parcella non di costo. Una terapia non è un oggetto, non è uno strumento per attirare il paziente. Se è vero che i professionisti possono da qualche anno fare pubblicità, non è deontologicamente corretto usarla per esporre dei prezzi e offerte di terapie. Con un costo (parcella) di 9 euro sicuramente non rientriamo nelle spese minime che abbiamo nella struttura se eseguiamo delle linee guida. Pensate alla disinfezione, al monouso, alla sterilizzazione, al costo della struttura, etc.

Quindi in alcuni casi ti attirano con “offerte civetta” con prezzi notevolmente inferiori alla media e poi ti propongono altro. Che cos'è l'overtreatment?

Lo spiego con un esempio. Nelle cassette postali troviamo sempre volantini pubblicitari, tanto da costringere tutti i condomini ad installare delle cassette apposite proprio per la quantità enorme ricevuta. Su questi volantini troviamo dei prodotti che su base statistica sono i più venduti (pasta, bibite,…) a dei costi ridotti. Il cittadino quindi si recherà in questi supermercati acquistando il prodotto ma nello stesso tempo verrà poi invogliato (per come esposto, consigliato da personale gentile e affascinante, etc) all’acquisto di altri prodotti per recuperare il mancato guadagno su quello in offerta. Guarda caso quale “prodotto” (perdonatemi, ma così considerano una terapia i “commercianti del dentale”) ci troviamo nei volantini di note strutture odontoiatriche in franchising?

Cosa si sentirebbe di consigliare a chi ha bisogno di cure odontoiatriche e si affida ai franchising o al turismo dentale?

Il turismo odontoiatrico è sempre esistito e nei periodi di crisi economica si ravviva, conosciamo tutti quello in Olanda. Tanti sono stati in passato i pazienti che si recarono in questo paese. Le “protesi olandesi” causarono dei problemi seri ai pazienti che poi si sono rivolti ai professionisti italiani e in alcuni casi anche al servizio sanitario nazionale. Oggi in questi paesi ci sono professionisti validi, alcuni di loro hanno anche studiato in Italia quindi non ho niente da dire sulla professionalità. Ma sottolineo come determinati interventi chirurgici e l’applicazione di protesi immediate (tanto pubblicizzate) necessitano di controlli da effettuare nelle settimane successive e quindi i viaggi diventano troppi se si eseguono dei protocolli. Inoltre alcune terapie prevedono dei controlli e sedute di mantenimento con cadenza anche ogni due mesi.

Ma se ho un problema che faccio, mi rimetto in viaggio? Si risparmia davvero? E’ben chiaro che se vado in paesi dove il costo della vita è basso, sicuramente anche le parcelle per le terapie saranno diverse, senza poi parlare della pressione fiscale e della burocrazia, che ricordo in Italia è alta, tant’è che abbiamo il primato in Europa. Quindi consiglio di valutare bene se conviene economicamente affidarsi al turismo dentale. La distinzione principale tra studio monoprofessionale e strutture in franchising sicuramente è il rapporto medico paziente. Negli studi si fa riferimento al professionista con un rapporto consolidato nel tempo, si ha il dentista di famiglia.

Negli ambulatori oggi troviamo un professionista e domani un altro. Infatti, alcuni pazienti che si sono rivolti alla nostra associazione per la ricerca di un professionista hanno sottolineato questo particolare, “si diventa un numero”. Nei nostri studi il sig. Rossi è un paziente con le sue patologie dei tessuti duri e/o molli del cavo orale, diverse dal Sig. Bianchi, ma soprattutto con un tempo necessario da dedicare e non con tempi cronometrati per rientrare nelle spese gestionali. Se si eseguono le linee guida, condivise da diverse associazioni e istituzioni, a dei costi ridotti, siamo sicuri di avere una terapia idonea e nella massima sicurezza di igiene? Ecco il mio consiglio.

Questo il consiglio di un addetto ai lavori: situazione potenzialmente critica per il paziente ma anche per l’operatore che in queste catene di montaggio ci lavora assumendosi la responsabilità delle cure erogate. Come risulta evidente, quando si va nel "Paese dei Balocchi" ci si sveglia con le orecchie d'asino.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:21