Veneto banca, tutti per uno

Erano migliaia i soci intervenuti all’assemblea annuale di Veneto Banca, una assemblea che dopo 17 anni sanciva una svolta, un cambiamento, le dimissioni del Presidente Trinca, le dimissioni del Cda e la nomina del nuovo consiglio di amministrazione fatto di 11 componenti e la nomina dell’ex AD Vincenzo Consoli a Direttore Generale. Un’assemblea che ha avuto un comune ed unico denominatore in una domanda che ha contraddistinto tutti gli interventi, perché la Banca d’Italia ha eseguito un’ispezione così approfondita e lunga, 8 mesi, perché l’ispezione ha riguardato soprattutto Veneto Banca fra le tante popolari in Italia, un’ispezione che ha poi invitato ed in maniera quasi “violenta” il board a farsi da parte, azzerare tutte le cariche e fare alleanze, come quella spinta con Popolare Vicenza? Progetto industriale sbagliato, una Popolare Vicenza che non ha certo avuto ispezioni, né leggere né approfondite come quelle di Montebelluna.

Il Presidente Flavio Trinca annunciando le sue dimissioni non le ha mandate a dire: “L’ispezione della Banca d’Italia ci ha lasciato allibiti parlando di noi gestori ‘come chi ha gestito in maniera opaca e poco professionale’, una ispezione per favorire una aggregazione impossibile (quella con Vicenza), nel 2009 nessuno ha rilevato problemi, come per le acquisizioni che abbiamo fatto e che erano state suggerite proprio dall’organo di vigilanza, lo stesso che oggi ci dice di cederle… ci dicono poi che abbiamo fatto prestiti ai soci ma se le popolari hanno questo nel loro dna… Da Vicenza non è stata fatta una proposta ci è stato detto noi compriamo, guidiamo la nuova realtà e voi tutti a casa… era questo quello che aveva indicato la Banca d’ Italia?” Il presidente poi continuava commosso “Faccio il passo indietro richiesto ma chiedo all’assemblea non solo di sostenere il nuovo Cda ma di sostenere Vincenzo Consoli come Direttore generale, la banca ha bisogno del suo timoniere sulla tolda di comando soprattutto quando il mare è in tempesta”.

Tutti in difesa della territorialità e dell’autonomia, il presidente della Regione Veneto Zaia denunciava “è stato portato un attacco senza precedenti alla nostra autonomia, un preciso disegno contro il sistema delle popolari e le BCC, proprio perché istituti a fianco del territorio, un preciso progetto alla riscoperta di un neocentrismo economico, quando le aziende chiedevano aiuto per non morire dov’era la Banca d’Italia? Ci sono 195.000 disoccupati, ci sono stati oltre 100 suicidi fra gli imprenditori, Veneto Banca era a fianco di questi drammi, mantenere una autonomia come mantenere il suo uomo al comando, il suo faro, Vincenzo Consoli. La politica era presente anche con la senatrice del Pd Puppato che ha sottolineato “La crisi dalla quale non siamo ancora usciti ha colpito tutti anche i conti di Veneto Banca, un istituto che sul territorio ha sostenuto le famiglie e le piccole aziende, lo dimostra l’80% degli impieghi che sono nella media dei 250mila euro, poche concentrazioni sui grandi clienti come avviene per altre banche meno attente, dobbiamo sostenere questa linea”. Un deciso sostegno anche da parte della controllata Popolare di Intra che con la presidente della Fondazione sosteneva “Attenzione e fiducia riponiamo nei dipendenti, in tutte quelle persone alle quali i correntisti in maniera sincera affidano la loro fiducia ogni qual volta firmano, ad occhi chiusi i contratti che gli vengono sottoposti, questo credito questa apertura va sostenuta, come dobbiamo sostenere la continuità delle strategie della nostra banca”.

Il dna della banca è tale anche quando esce dal territorio di origine come ha dimostrato Ferrarini quello dell’omonimo prosciutto che da Modena è venuto per ricordare “Ho trovato più comprensione alla mia visione imprenditoriale in una banca che arriva da un altro territorio che non vicino a casa, dimostrazione che se anche non siamo in Veneto il dna di un istituto davvero accanto alle Pmi non si cancella oltrepassando il Pò, in un momento così particolare voglio portare il mio contributo e il mio augurio al Presidente che questo non sia un addio ma un arrivederci”. Molti avrebbero voluto in assemblea rilanciare, rinviare il cambiamento e fare rimanere Flavio Trinca. Il sostegno degli imprenditori è stato consolidato da Andrea Tomat il presidente della Lotto Spa, esempio di crescita imprenditoriale un modello del nord est, l’ex presidente degli industriali di Treviso ha sottolineato “In questi anni tanto di buono è stato fatto con questa banca a fianco delle imprese, sempre, sia in momenti di sviluppo, sia nella lunga crisi che ci attanaglia, un esempio di eccellenza della guida del board come quella delle migliaia di dipendenti, senza operatori finanziari di questo livello non saremmo sopravvissuti e non ci saremmo sviluppati, non ci piace il modo in cui si deve voltare pagina, come questo è stato imposto, serve anche una politica che guidi le linee economiche degli organi di vigilanza, un disegno a fianco dello sviluppo del nord est, noi facciamo il nostro dovere, il progetto lo deve condividere anche la politica, una guida la banca la deve mantenere, deve mantenere il suo uomo al comando”.

Tutti e sempre a fianco di Consoli, tutti insieme per il sostegno di un’indipendenza territoriale, tutti certi che senza una visione che ha portato in 17 anni la banca ad essere fra le prime 12 a livello nazionale non ci potrebbe essere futuro. Sulle capacità di fare banca da parte del vecchio Cda è intervenuto il dr. Mercadini direttore del Credito di Romagna, che detiene azioni di Veneto Banca, “Ho una certa esperienza che mi sono costruito nel vecchio Credito Romagnolo alla guida del quale c’era un uomo simbolo, Giacomo Cirri, quando morì anche la banca perse la sua identità inglobata in quello che oggi si chiama Unicredit, fare banca non è facile ma se guardiamo ai fatti quelli ci dicono che il progetto di Trinca e Consoli ha portato da 55 sportelli a 550, i soci sono cresciuti da 10mila a 50mila, che gli azionisti hanno sempre guadagnato, certo ci sono state anche le perdite infatti se leggiamo i dati le prime due banche italiane Intesa e Unicredit hanno perso negli ultimi 5 anni 32 miliardi di euro… i galantuomini di Veneto Banca lavorano come sappiamo e i nostri rapporti si sono basati sempre su di una stretta di mano con la quale nessuno è mai venuto meno agli impegni presi. Il rinnovamento imposto va fatto ma con grande attenzione e soprattutto senza perdere i valori sin qui espressi”.

Lo stesso Vincenzo Consoli nell’illustrare i dati di bilancio ha evidenziato che certamente si vedono i segni meno, ma “non siamo gli ultimi che la maestra deve mettere dietro la lavagna”, continuando sull’ispezione dura e meticolosa ha ricordato che “Gli accantonamenti che abbiamo dovuto fare saranno importanti munizioni a disposizione per allargare i nostri progetti futuri”, non dimentichiamo infatti che i presidi del credito di Veneto Banca spaziano anche nell’est in Romania, Croazia e Moldavia. Per l’ex AD va evidenziato che “i nostri dati di bilancio hanno la certificazione della Banca d’Italia e non si può dire lo stesso delle altre popolari, in particolare di quella di Vicenza con la quale secondo alcuni avremo dovuto fonderci, o peggio essere acquisiti…”.

Abbiamo voluto dilungarci sottolineando le opinioni di tanti, dichiarazioni di stima ma soprattutto che hanno evidenziato il patrimonio umano di rapporti consolidati in tanti anni di progetti condivisi, di risultati spesso estremamente vantaggiosi per i risparmiatori, per le famiglie che non si sono mai sentite abbandonate dalla loro banca e che non abbandonano la guida che sin qui è stata al timone, pronta a sostenere l’aumento di capitale, pronta a fare argine alle ingerenze dell’organo di vigilanza, queste forzature che tutti hanno denunciato, imprenditori, politici, azionisti, ha creato un danno alla credibilità della Banca d’Italia che non è stata imparziale in questa vicenda, che non è come molti hanno ricordato un ente pubblico, ma privato con quote azionarie detenute dalle banche stesse, quando si da l’impressione che ci sia un disegno volto a oltrepassare le autonomie, superare la volontà delle assemblee che fino a quando non cambieranno le regole per le popolari sono quelle di un uomo un voto, che ancora il pensiero e la volontà degli uomini e delle loro capacità possono fare qualcosa per mantenere l’autonomia dai poteri forti, mantenendo una indipendenza da chi anche da lontano, in qualche stanza spinge bottoni convinto di poter cambiare il destino di uomini liberi, per ora a Montebelluna non è accaduto.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:27