Nozze Veneto Banca e Popolare Vicenza?

Da tempo non si fa altro che parlare, in tema di aggregazioni, fusioni e alleanze bancarie, del “matrimonio” fra Veneto Banca e Popolare di Vicenza.

Certamente contano le pressioni che vengono dalla Bce (Draghi) e dalla Banca d’Italia, che desidera un sistema con meno soggetti e soprattutto che abbiano spalle forti anche ottimizzando i costi andando verso una quotazione delle popolari, trasformando le stesse in società per azioni, e superando le assemblee nelle quali tutto si basa da sempre sul principio di “una testa, un voto”. In questo contesto, i soggetti che dovrebbero fare massa critica si “annusano e studiano”.

Come si sa, i matrimoni per funzionare devono essere consensuali e desiderati, quelli “combinati” spesso fanno una brutta fine. Fra la Popolare di Vicenza e Veneto Banca sembra ci sia un adulatore. Vicenza con il presidente Cav. Gianni Zonin e quello che fugge, Veneto Banca, con l’Ad Vincenzo Consoli. Ma a parte le questioni “matrimoniali”, ci sono i numeri che riportiamo. Poi ci sono le economie di scala con le riduzioni di personale e le chiusure degli sportelli per le ovvie sovrapposizioni territoriali, una riduzione di 1000 unità circa per le due sedi operative, una chiusura di almeno 200 sportelli che ad una media, siamo ottimisti, di 5 addetti a sportello, fanno altri 1000 esuberi con relativi incentivi all’esodo o spostamenti, difficili, in altre aree operative considerando che sia Popolare Vicenza sia Veneto Banca hanno banche controllate al sud.

Considerando poi i numeri, si guardi solo il dato delle masse amministrate, Veneto Banca è superiore e come si può pensare che Vicenza sia il “fagocitante”? E come dichiara alla stampa Consoli: “Le proposte si fanno prima in maniera molto riservata per poi annunciarle ai media e ad oggi non ho ricevuto nessuna telefonata da Zonin”. Ultimamente registriamo che obiettivi annunciati da Zonin, vedi Popolare Etruria che veniva dipinta come operazione certa, è in mano a Bper, altra banca che necessità di fare massa critica per non diventare a sua volta preda…

Assistiamo quindi ad annunci, a propaganda volta a convincere le rispettive assemblee del valore aggiunto di una fusione o a rafforzamenti sul piano mediatico, perché i numeri parlano di una “manifesta inferiorità”? Forse, come dice Consoli da Montebelluna: “Gli advisor nominati sapranno stabilire il quantum necessario per fare fusioni e aggregazioni con noi”. Sulla stampa ormai intervengono tutti, anche i sindaci di Vicenza e Montebelluna, i quali per definizione non possono che stare nel mezzo senza spezzare lance a favore di alcuno, quindi altro esercizio mediatico inutile.

Ma tutto serve per tenere alta l’attenzione sull’argomento. Non sarebbe meglio che invece di sovrapporsi sullo stesso territorio le due popolari venete andassero a cercare pretendenti e a fare proposte “di matrimonio” da altre parti? Non mancano le occasioni e le opportunità a nord ovest, al sud o anche oltre confine. In una globalizzazione dilagante, anche i “matrimoni fra stranieri” oggi non fanno più notizia; anzi, si dice che migliorino e completino la razza e la genetica.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:24