Inps, Inpdap e Inail a rischio default

«Siamo quelli che hanno impedito l'aumento dell'Imu e riteniamo che su quella strada non si debba tornare indietro - dice Angelino Alfano (vicepremier e ministro dell'Interno -: Continueremo a essere la sentinella anti-tasse». Belle parole: ma possiamo fidarci? L’amico democristiano di Alfano, ovvero il premier Enrico Letta, non sembra dello stesso avviso: anzi, fa il pesce in barile, poiché ha promesso a Confindustria ben 10 miliardi di taglio del cuneo fiscale, poi al Pdl di non far pagare l’Imu ed infine che riuscirà a far calare di due o tre punti la pressione fiscale.

Delle due l’una: o Letta è pronto a farci uscire dall’euro e quindi a stampare lire a rotta di collo, oppure sta prendendo tutti per il sedere. Alla fine parleranno i fatti: niente taglio del cuneo fiscale, solo nuove tasse e, soprattutto, una manovra lacrime e sangue sulle spalle dei proprietari da casa: forse una super-Imu onnicomprensiva d’un pedaggio per restare nell’Euro. L’Italia è un morto che cammina, ed i suoi ministri sembrano sortiti da un parossistico western all’italiana: hanno facce da saloon, dicono corbellerie a ruota libera, credono di non pagarne le spese perché reputano che “il cittadino comunque comprenderà la gravità del momento”.

Anche la storiella del “cuneo fiscale” si tinge sempre più di giallo: Secondo l’Istat è del 46,2%, secondo l’Ocse del 47,6%. Qualche osservatore internazionale parla del 50,2. In un caso o nell’altro il “cuneo fiscale” italiano (ovvero la sommatoria di trattenute sul lavoratore, oneri a carico dell’azienda e imposte a carico del lavoratore) è il più alto in Europa e, secondo certi, il secondo al mondo. Quale sia il più alto al mondo è difficile dirlo. Comunque il cuneo fiscale belga è al Belgio 56% e quello francese al 50,2%: ma Francia e Belgio hanno tasse sui redditi d’un 15% inferiori a quelle italiane, una pressione fiscale che non supera il 40%, un costo dell’energia inferiore di cinque punti percentuali, un welfare più efficiente e l’accesso al credito più facile.

Quindi parlare di “cuneo fiscale” è relativo, e non si possono paragonare i “cunei” di italiani, francesi, americani, cinesi… La competitività del nostro paese passa dal taglio al “cuneo fiscale”, ma incidendo solo su due fattori del “cuneo” che si possono trattare a parte: ovvero le trattenute sul lavoratore e gli oneri a carico dell’azienda. Siccome nemmeno il governo Letta vuole affrontare seriamente la questione di oneri e trattenute, ecco che anche questo esecutivo preferisce (come durante ogni manovra finanziaria) spostare il campo di battaglia su Imu e Iva: entrambe imposte facili e rigide a calcolarsi.

Confindustria chiede al Governo di allentare i cordoni della borsa, di impegnare nel taglio del cuneo 10 miliardi che corrisponderebbero a 30 euro in più al mese nelle buste paga, ed altri 30 in meno per le aziende. L’Istat ha calcolato che, nel 2012, su uno stipendio lordo medio di 31mila euro annui, solamente 16.687 euro arrivano ai lavoratori, mentre 14.350 finiscono allo Stato sotto forma di tasse e contributi. Ma perché l’intervento su oneri e trattenute abbia effetti veramente positivi, necessita l’entità del taglio sul fantomatico “cuneo” superi l’aumento dell’Iva: una competizione fiscale a tal punto parossistica da superare il paradosso di Zenone, ovvero quello della corsa tra Achille e la tartaruga. Per dirla con le parole d’un altro filosofo, Parmenide, “il movimento è illusione”.

Certi che queste alchimie politiche vedano come avvezzo il buon Letta, erede di quella tradizione democristiana che usava le tasse come una illusoria partita di giro; da un lato s’illudeva il contribuente con presunti alleggerimenti poi, d’un botto, venivano votate nottetempo le famigerate “una tantum”: tasse e imposte deliberate in una singola legge finanziaria, ed in seguito ad oneri eccezionali per il bilancio dello stato, e spesso anche per ridurre l'ammontare del deficit ordinario. Per gli addetti ai lavori il governo Letta proseguirà sino a fine naturale della legislatura, non potrà che aumentare le tasse e, soprattutto, non potrà toccare il cuneo fiscale, pena il default di Inps, Inail e previdenze varie.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:28