Una legge di stabilità per il Paese

La sola apertura della crisi rischia di portare, da subito, a un’inversione di direzione di quegli investimenti esteri nel nostro Paese, allettati, in un primo tempo, dal piano Destinazione Italia; gli investitori stranieri, molto oculati nel selezionare il Paese su cui “scommettere” nel medio-lungo periodo, attendono spesso un periodo di rodaggio delle normative innovative per vagliarne il concreto funzionamento collegato alla stabilità non solo applicativa ma anche politica.

Se l’aumento dell’aliquota ordinaria Iva porterà a un gettito di molto inferiore alle attese, a causa di una fragilità della domanda delle classi meno agiate, costrette a diminuire oggi sia qualità che quantità degli acquisti, molte imprese in difficoltà potrebbero diventare target per gli investimenti esteri di breve periodo e/o speculativi, i quali non sarebbero di nessun aiuto né al comparto industriale né tantomeno al sistema Paese.

Dobbiamo assolutamente dare “profondità” all’azione di Governo e la “terza dimensione” alle riforme, guardando come priorità assoluta a una legge di stabilità che sia di un Paese capace, che continua, con tutte le difficoltà del momento, ad avanzare con le proprie forze e la propria autonomia allontanando lo spettro di un commissariamento europeo, da qualcuno sottovalutato per gli effetti indiretti, che possiamo e dobbiamo assolutamente evitare.

La fiducia, specialmente quella economica, va meritata e non solo richiesta; le agenzie di rating aspetteranno un’altra settimana per un giudizio che, qualunque valore se ne voglia dare, non avrà appello.

(*) Vicepresidente Associazione Nazionale Lavoro Azienda Welfare

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 18:20