Fininvest resiste all'urto della sentenza

C’era attesa lunedi mattina a Piazza Affari per la galassia Berlusconi. In avvio del paniere principale ha svettato subito Mediaset sfruttando la promozione arrivata da Deutsche Bank. Gli analisti del colosso bancario tedesco hanno alzato il giudizio sul titolo del gruppo di Cologno Monzese. L’azione così ha mostrato un progresso di circa 3 punti. E dopo le dichiarazioni di Silvio Berlusconi domenica sera a Roma in via del Plebiscito sulla tenuta del governo lo spread (differenza di rendimento tra Btp italiani e Bund tedeschi) è calato sotto quota 260 punti. Nessuno come Silvio Berlusconi ha vissuto tutti i risvolti dell’intreccio finanza-politica-giustizia. Alti, bassi, disastri e resurrezioni.

 Venti anni passati a difendersi dal fisco, dalle Procure, dalle accuse di essere un imprenditore che ha creato un impero non con il duro lavoro e la capacità professionale ma con l’aiuto di poteri oscuri e potentati politici. La prima colpa quella di essere stato amico di Bettino Craxi, di cui molti dimenticano di aver portato l’inflazione italiana galoppante dal 18 al 5 per cento in cinque anni di Palazzo Chigi. La seconda colpa è quella di aver creato il più grande gruppo privato televisivo, capace di sfidare nell’informazione e nell’intrattenimento la Rai, azienda pubblica forte del canone rivalutato di anno in anno dai politici e quindi dai partiti delle varie maggioranze di centrosinistra. Dopo la conferma della Cassazione della condanna per frode fiscale e il conto finale del Lodo Mondadori (se la decisione sarà confermata la stangata sarà di 564 milioni a favore della Cir di Carlo De Benedetti) quale sarà il futoro dell’impero del Cavaliere e dei figli Berlusconi? Non s’interrogano soltanto i politici ma anche il mercato. Secondo l’agenzia americana Forbes Silvio Berlusconi è classificato al 194esimo posto tra gli uomini più ricchi della terra con una fortuna che è salita nel 2012 a 6,2 miliardi dai precedenti 5,9 dell’anno prima.

 La somma delle capitalizzazioni delle quotazioni di Mediaset, Mondadori e Mediolanum arriva a 9 miliardi, tenuto conto che quei pacchetti azionari garantiscono il controllo sui 3 gruppi quotati in Borsa. Vanno poi aggiunti altri asset non quotati come l’intero pacchetto della società calcio Milan che è in carico al bilancio Fininvest 2012 per 367 milioni. Ben più rilevante il valore del patrimonio immobiliare che è iscritto a libro per 380 milioni ma il cui valore di mercato è almeno il triplo se si considera Villa Certosa in sardegna, le ville di Arcore, Lampedusa e delle Bermuda. In sostanza tra partecipazioni e mattoni Silvio Berlusconi può disporre di un portafoglio che tocca i 4 miliardi di euro. I conti finali potranno essere fatti solo dopo la decisione ultima del Lodo Mondadori, un’altra vicenda giudiziaria che ha molti punti paradossali in sede di risarcimento civile. Nel frattempo voci di Borsa insistono a scommetere sulla solidità del gruppo e a raccogliere ipotesi di ristruturazione dell’intero impero economico, un po’ come hanno fatto i Benetton, i Barilla e lo stesso Carlo De Benedetti che hanno passato la gestione alle nuove generazioni.

Per Berlusconi in realtà la divisione è già operante con Piersilvio alla Fininvest, Marina alla Mondadori e presidente Fininvest, Eleonora al Milan. Gli ambienti di Borsa sembrano scommettere sulla riorganizzazione e la ridefinizione dell’impero. Verrà ceduta una quota Mediaset con l’arrivo di capitale fresco e un nuovo socio? Per un certo periodo si è parlato di Rupert Murdoch. L’intera galassia berlusconiana è divisa in 7 holding di cui quattro (prima, seconda, terza e ottava) fanno capo direttamente al fondadore che ne controlla circa il 60% mentre per il resto Fininvest il 7,5% fa capo a Marina e l’altro 7,5% a Piersilvio, mentre la holding 14 proprietaria del 21,4% è intestata a Barbara, Eleonora e Luigi , figli di Veronica Lario.

(1/ continua)

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 18:19