La morte del sistema bancario
Le banche rappresentano qualcosa tra un dinosauro e un vampiro. Una cosa è ormai chiara anche all’osservatore più distratto: le banche non sono imprese capitalistiche. Nella loro attuale incarnazione hanno poco a che fare con il libero mercato e non c’è posto per questo. Oscillano costantemente tra due posizioni: una volta sono un protettorato dello stato in disperato bisogno di sostegno da parte della stampa pubblica o dei fondi illimitati dei contribuenti, dove, in assenza di tale sostegno, ci troveremmo presumibilmente di fronte alla temuta ricaduta sociale di un totale collasso finanziario; un momento dopo sono un comodo strumento per la politica dello stato, affinché quest’ultimo venga alimentato con riserve bancarie ampie e con bassi tassi di interesse per creare ancora più credito a buon mercato e favorire la fabbricazione di una certa crescita artificiale. O le banche sono le regine permanenti del sistema monetario fiat o sono leve convenienti per i pianificatori centrali macro-economici. In ogni caso, le imprese capitalistiche hanno un aspetto diverso.
Le banche centrali e le moderne banche a denaro fiat sono semplicemente una macchia sul sistema capitalista. Affinché il capitalismo operi agevolmente devono, in ultima analisi, essere rimosse. Credo che la logica di fondo del capitalismo funzionerà in questa direzione. Personalmente, credo inoltre che il tentativo di “riformare” il sistema attuale sia uno spreco di tempo e di energia. E’ particolarmente disdicevole per i libertari, poiché corrono il rischio di essere infettati con i ceppi dello statalismo che corrono attraverso il sistema. Sostituiamo questo sistema con qualcosa di meglio, con un sistema monetario basato sul mercato.
Quando e come esattamente il sistema attuale finirà, nessuno può dirlo: credo siamo nell’inning finale. In tutto il mondo, tutte le principali banche centrali hanno ora fissato i tassi di interesse a zero o vicino allo zero ed utilizzano i propri bilanci nel disperato tentativo di evitare che i loro sistemi bancari fortemente indebitati si contraggano o collassino potenzialmente. Se pensate che tutto questo è solo temporaneo e che passerà senza intoppi quando l’economia finalmente si “riprenderà”, allora siete probabilmente sotto farmaci o avete dato ascolto per troppo tempo agli economisti mainstream che sono, nella maggior parte dei casi, felici di operare come apologeti del sistema attuale.
Credo ancora nella possibilità che, ad un certo punto, qualcuno spingerà l’acceleratore monetario a tavoletta; l’ultimo trimestre che spingerà il sistema giù dal burrone. Questo sarà il momento in cui i banchieri centrali scopriranno – e lo scopriranno nel modo più difficile – che la loro capacità di stampare denaro fiat può anche essere illimitata, ma che la fiducia della popolazione in questa moneta fiat non lo è di certo. L’intero sistema salterà in aria come una palla di fuoco iperinflazionata, il che è stata la fine della maggior parte degli esperimenti precedenti con sistemi a denaro fiat totali, tutti gli altri si sono conclusi con un ritorno volontario alla moneta-merce prima che la popolazione perdesse la totale fiducia nel sistema. E la prospettiva di un ritorno volontario ed ufficiale ad un gold standard sembra minima al momento. Tuttavia, questo non è l’argomento di questo saggio.
Il futuro del denaro

Spesso mi viene chiesto: “che cosa verrà dopo dopo che il sistema attuale sarà crollato? Dovremo tornare al baratto?” No. Ovviamente, una moderna economia capitalistica ha bisogno di un sistema monetario funzionante. La mia speranza è che dalle ceneri del sistema attuale sorga un nuovo sistema monetario che sia interamente privato e non gestito dagli stati – e che non abbia la diabolica alleanza stato-banca al suo interno, un’alleanza che esiste in opposizione a tutto ciò che il libero mercato rappresenta. Nessuno può dire di preciso a che cosa assomiglierà questo nuovo sistema. La sua forma e caratteristiche saranno alla fine decisi dal mercato. In questo campo, come in altri, ci sono pochi limiti alla capacità inventiva ed all’ingegno umano. Ma possiamo già porre alcuni punti concettuali su un tale sistema e dovremmo contemplare la perfezione di tale sistema ora, mentre il vecchio schema è in agonia.
Un gold “standard” privato...

I sistemi monetari di libero mercato, in cui l’offerta di moneta è fuori dal controllo politico, è probabile che siano sistemi in cui il denaro è proprio una merce di quantità limitata e piuttosto anelastica. Sembra improbabile che un mercato completamente libero concederebbe a qualsiasi soggetto privato il diritto di produrre denaro (cartaceo o elettronico) secondo volontà e senza limiti. Il sistema attuale è insolito in questo senso e non è chiaramente una soluzione di libero mercato. Non è nemmeno sostenibile. I candidati più ovvi sono l’oro e l’argento, che hanno operato come denaro per migliaia di anni. Potremmo immaginare un moderno sistema al cui centro ci sono aziende private che offrono l’immagazzinamento di oro ed argento, probabilmente in una varietà di giurisdizioni (Zurigo, Londra, Hong Kong, Vancouver). Intorno a questo nucleo di metallo monetario immagazzinato, un sistema finanziario è costruito affinché utilizzi le ultime tecnologie di informazione e di pagamento per facilitare i trasferimenti di proprietà in questa base monetaria in modo facile, sicuro e conveniente tra chi sceglie di partecipare a questo sistema.
Queste compagnie che immagazzinano oro e argento sono imprese bancarie? — Beh, potrebbero diventare banche. In realtà, fu così che iniziò il nostro sistema bancario attuale. Ma ci sono differenze importanti su cui dirò un paio di cose dopo. In ogni caso questo sarebbe denaro sonante, internazionale, privato ed apolitico. Sarebbe denaro capitalista.
…O Bitcoin

Un’altra soluzione potrebbe essere quella del denaro privato virtuale, come Bitcoin.
Bitcoin è denaro immateriale, soldi su internet. Si tratta di un software. Bitcoin può essere pensato come una merce crittografata: i singoli Bitcoin possono essere creati attraverso un processo che si chiama “mining”. Coinvolge una certa potenza di calcolo ed il complesso algoritmo al centro di Bitcoin rende la creazione di ulteriori Bitcon più difficile (e più costosa) man mano che gli stessi vengono ad esistenza. L’offerta complessiva di Bitcoin è limitata a 21 milioni di unità. Di nuovo, ciò è fissato dall’algoritmo, che non può essere alterato.
Così, la creazione di denaro Bitcoin è interamente privata, ma non gratuita e non è illimitata. La maggior parte delle persone, naturalmente, non “minerà” mai i Bitcoin, così come sotto il gold standard la maggior parte delle persone non minava l’oro. La gente acquisirà Bitcoin attraverso il commercio, attraverso lo scambio di beni e servizi per Bitcoin, quindi utilizzandoli per le altre transazioni. Bitcoin è una moneta forte. La sua offerta è anelastica e non sotto il controllo di un organismo emittente. E’ “denaro” veramente capitalista ed internazionale – ovviamente ciò presuppone che la popolazione sia disposta ad usarlo come moneta.
Ci sono naturalmente una serie di domande che circondano Bitcoin che non possono essere trattate in questo saggio: E’ sicuro? L’algoritmo può essere modificato o danneggiato ed i Bitcoin, quindi, essere contraffatti? I “wallet” virtuali in cui sono archiviati i Bitcoin sono sicuri? – Queste sono domande per un esperto di sicurezza informatica o un crittografo ed io non sono nessuno dei due. La mia tesi è concettuale. Il mio obiettivo non è quello di analizzare Bitcoin in quanto tale ma di ragionare sulle conseguenze di una moneta merce virtuale, che ritengo fattibile in linea di principio e suppongo semplicemente – per amore della discussione – che Bitcoin sia già la soluzione. Se questo accadrà, non lo posso dire. Lo deve decidere – ancora una volta – il mercato. Però c’è una domanda per l’economista: Bitcoin potrebbe essere ampiamente accettato come moneta? Ciò contraddirebbe il teorema della regressione di Mises, in cui si afferma che nessuna forma di denaro può nascere come un mezzo di scambio pronto; che qualunque sia la sostanza monetaria (o non-sostanza), deve avere avuto un qualche altro uso come merce prima del suo primo utilizzo come moneta. Il mio contro-argomento qui è il seguente: l’analogia è la banconota, che è nata non come una merce ma come uno strumento di pagamento, vale a dire, un credito nei confronti del proprio denaro che era l’oro o l’argento, all’epoca. Le banconote vennero inizialmente utilizzate come un modo più conveniente per trasferire la proprietà in oro o argento. Una volta che le banconote iniziarono a circolare ampiamente e vennero generalmente accettate come mezzi di scambio nel commercio, la copertura dell’oro potè essere eliminata e le banconote ancora continuarono a circolare come moneta. Erano diventate denaro.
Allo stesso modo, Bitcoin può essere pensato, inizialmente, come una tecnologia di pagamento, come un dispositivo comodo ed economico per trasferire la proprietà in denaro cartaceo dello stato (i Bitcoin possono al momento essere scambiati per la cartamoneta a vari cambi). Ma poiché l’offerta di Bitcoin è limitata, mentre l’offerta di moneta cartacea dello stato si espande costantemente, il valore di cambio dei Bitcoin è destinato a salire. E, ad un certo punto, i Bitcoin potrebbero iniziare ad essere commerciati come moneta.
Un sistema monetario costruito su denaro forte, internazionale ed apolitico, sia in forma di un sistema aureo privato sia in forma di Bitcoin, sarebbe un vero e proprio sistema capitalista, un sistema che facilita lo scambio libero e volontario tra soggetti privati e le imprese all’interno e attraverso le frontiere, un sistema che è stabile e fuori dal controllo politico. Ci sarebbero molti vantaggi per l’utente del denaro ma ci sarebbe un ruolo piccolo per le attuali banche, il che mostra in che misura le banche siano diventate una creatura dell’attuale sistema monetario fiat dello stato e di tutte le sue incongruenze.
Profitto e creazione di moneta

Le banche operano a riserva frazionaria bancaria (Frb), il che significa che prendono i depositi che dovrebbero essere sicuri e liquidi, pagano quel poco di interesse ai depositanti e li usano per finanziare i prestiti che sono illiquidi e rischiosi, i quali rendono alla banca un interesse elevato. Attraverso il processo della riserva frazionaria, le banche ampliano l’offerta di moneta nell’economia; diventano produttrici di denaro, il che è, ovviamente, redditizio. Molti economisti mainstream accolgono la Frb come un modo per espandere la moneta ed il credito e “stimolare” l’ulteriore crescita, ma come hanno argomentato in modo convincente la Scuola Valutaria in Gran Bretagna nel XIX secolo ed in particolare la Scuola Austriaca sotto Mises e Hayek nel XX secolo (e come spiego io in dettaglio su Paper Money Collapse – The Folly of Elastic Money and the Coming Monetary) questo processo non solo è rischioso per le banche individuali, ma è destabilizzante per l’economia nel suo complesso. Deve provocare cicli di boom-bust. Non si può escludere un utilizzo della Frb anche in un sistema aureo privato o con Bitcoin; tuttavia, in assenza di un supporto mediante una banca centrale che funziona come prestatore di ultima istanza, la Frb sarebbe molto limitata in effetti. Sarebbe troppo pericoloso per le banche abbassare i loro coefficienti di riserva (almeno a livelli piuttosto bassi), poiché ciò aumenterebbe il rischio di una corsa agli sportelli bancari.
A volte mi dicono che sono troppo critico nei confronti delle banche centrali e dello stato e che dovrei dirigere la mia ira verso le banche “private” ed “avide”, perché sono le banche “private” che creano tutti i soldi attraverso la Frb. Certo. Ma la Frb è solo possibile, sulla scala in cui è stato condotta negli ultimi decenni, perché le banche sono supportate – ed anche attivamente incoraggiate – nelle loro attività a Frb da una banca centrale che funge da prestatore di ultima istanza, in particolare dal fatto che la banca centrale ha, oggi, il pieno ed illimitato controllo sulle riserve di denaro fiat della banca. In un sistema di denaro forte (oro o Bitcoin), anche se le banche stesse avviassero la loro banca centrale che fungerebbe da prestatore di ultima istanza, tale entità non potrebbe creare maggiori riserve auree o riserve di Bitcoin e quindi fornire supporto illimitato alle banche.
La Frb è particolarmente improbabile che si sviluppi in un’economia Bitcoin, in quanto non vi è alcuna necessità di un deposito, di servizi per la custodia e di tutti gli altri che comportino il trasferimento delle materie prime del sistema monetario (siano esse oro o biglietti cartacei statali) in altre forme più convenienti di mezzi di scambio, come il denaro elettronico, in grado di facilitare le transazioni a grandi distanze. Il proprietario dei Bitcoin ha un account simile al suo account di posta elettronica; lo gestisce da sé ed immagazzina i suoi stessi Bitcoin; è denaro già pronto all’utilizzo per qualsiasi operazione, in qualsiasi parte del mondo, semplicemente via internet: la banca come intermediario può essere bypassata, in quanto l’utente Bitcoin assume il controllo diretto del suo denaro. Può accedere ai propri Bitcoin ovunque, semplicemente tramite la carta Sim nel suo smartphone.
L’enorme crescita della Frb è stata resa possibile dalla difficoltà di trasferire in modo sicuro su lunghe distanze l’oro fisico o i biglietti cartacei fisici. Questo ha creato un potente incentivo a mettere il denaro fisico nelle banche, il quale, una volta entratovi, diventava “riserva” da utilizzare per la creazione di ulteriori asset monetari.
La canalizzazione dei risparmi verso gli investimenti reali è molto importante, ma ricordate che la FRB è qualcosa di completamente diverso. Essa prevede la creazione di moneta e di credito senza alcun risparmio reale e volontario a sostenerli: la Frb non solo è inutile, è destabilizzante per l’economia nel suo complesso. Sotto il gold standard, ha creato cicli economici; sotto il sistema di denaro fiat illimitato e delle banche centrali che fungono da prestatori di ultima istanza, ha creato il super-ciclo, che ora è nel suo doloroso stadio finale.
Traduzione 
di Francesco Simoncelli 
dal sito del Ludwig von Mises 
Institute Italia
www.vonmises.it

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 18:29