Nel presentare il documento economico e finanziario ieri il premier Mario Monti si compiaceva di aver dato la «prima applicazione» al principio del fiscal compact da parte di un Paese membro dell'Ue. Nonostante la crisi, il governo prevede che l'Italia centrerà già nel 2013 il pareggio di bilancio, sia pure nella versione "politica" accordata in sede Ue. Peccato che le stime su cui si basa tale previsione siano ormai le più ottimistiche in circolazione. Se si discostano solo lievemente da quelle di Bruxelles e della Banca d'Italia, appaiono davvero eccessivamente ottimistiche rispetto alle stime del Fmi.
Nel frattempo, Piazza affari viveva un'altra giornata nera (-2,42%), con lo spread stabile a 385, ma soprattutto giungeva da uno degli istituti di ricerca più autorevoli, il Censis, un inquietante allarme: il possibile crollo del valore degli immobili principalmente a causa dell'Imu. Ma andiamo con ordine.
Stime che sottolineano ancora una volta che senza tagli alla spesa, che consentano di ridurre la pressione fiscale su lavoro e impresa, e abbattimento dello stock del debito, la strada verso il risanamento rischia di essere sì virtuosa ma troppo lunga. I mercati potrebbero non concederci tutto questo tempo. Il giudizio del Fmi sulle politiche del governo Monti è tuttavia positivo, anche se cauto. A Washington sono consapevoli che non ha ancora adottato i necessari tagli alla spesa, ma in questa fase meglio incoraggiare che criticare.
Ma ciò che incombe sulle ottimistiche stime del governo Monti, sul raggiungimento degli obiettivi di bilancio nel prossimo triennio, è l'effetto recessivo, ancora difficilmente prevedibile, delle tasse che gli italiani devono ancora pagare, in particolare l'Imu. Se c'era una calamità che l'Italia fino ad oggi era riuscita a schivare era l'esplosione della bolla immobiliare. Ebbene, con l'Imu il governo Monti - i più avvertiti lo avevano segnalato già a dicembre - si è assunto il rischio di sfruculiarla. Si materializzerebbe il peggior incubo se una crisi immobiliare dovesse innestarsi in quella finanziaria ed economica già in atto. Il primo a lanciare l'allarme è stato, ieri, il direttore del Censis, Giuseppe Roma, secondo cui nel 2012 il valore delle case potrebbe crollare del 20%, con punte oltre il 50%.
Nei piccoli centri storici, ma anche nelle città di medie e grandi dimensioni, dove l'Imu sarà ben più pesante, si moltiplicano gli avvisi di vendita. Gli italiani stanno vendendo le seconde case, principalmente sfitte, che possiedono in eredità dai genitori o dai nonni, o come piccoli investimenti, ma in cui trascorrono pochi week end l'anno. Un lusso che non possono più permettersi. Poi c'è il problema dei mutui. Il 17% dei proprietari di casa lo sta ancora pagando. Si tratta di 4 milioni e 300mila famiglie. A giugno 2011 il 10,5% di esse era già in gravi difficoltà a pagare la rata del mutuo, oggi lo è 22,6%. Ce la faranno quest'anno a versare una pesantissima tredicesima rata allo Stato? Per non parlare degli anziani residenti nelle case di cura, la cui abitazione verrebbe considerata seconda casa.
Il riversarsi sul mercato, contemporaneamente, di tutta questa offerta, che nel bel mezzo di una crisi rischia di non trovare domanda, può far crollare l'ultimo vero valore che era rimasto nei portafogli delle famiglie italiane: la casa. E sebbene vengano immesse sul mercato soprattutto le seconde case, a crollare sarebbe il valore di tutti gli immobili. Le più penalizzate, avverte Roma, saranno le case di qualità edilizia meno elevata e in posizione periferica. Nell'ultimo decennio molti italiani hanno fatto sforzi enormi per acquistarle, a prezzi evidentemente spropositati. Conviene ancora pagare un mutuo su una casa che ha perso tra il 20 e il 50% del proprio valore? E cosa potrebbe significare per le banche mettere a bilancio perdite simili sui propri asset immobiliari?
Una bolla può lentamente sgonfiarsi, come stava accadendo (dal 2008 al 2011 si calcola un decremento del 3-4%), oppure può esplodere fragorosamente, come accaduto negli Usa e in Spagna, e come rischia di accadere ora in Italia proprio a causa dell'Imu, perché lo Stato si è comportato da «idrovora», congeniando un'imposta che chiede bene oltre la capacità contributiva dei possessori di immobili. Stiamo risvegliando un vulcano.
Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 18:22