Chi comanda in Venezuela?

Chi comanda in Venezuela? Chi si pone questa domanda è il giornale venezuelano "Tal Cual" in un articolo pubblicato lo scorso 7 aprile. 

In un paese dove la prepotente vitalità di Chavez riempiva le televisioni con trasmissioni della durata di molte ore, quotidiane trasmissioni via radio e cerimonie di stato e di partito, adesso il Venezuela è irriconoscibile. La malattia di Chavez ha cambiato la vita politica del paese e potrebbe cambiare anche quella dei suoi vicini ed alleati. Cuba potrebbe avere serissimi problemi, senza i dieci miliardi di dollari che riceve in cambio del lavoro dei suoi uomini nelle "missiones", organizzazioni che offrono insegnamento e sanità (le opposizioni dicono anche indottrinamento) nelle zone più povere del Venezuela. A seguire l'evoluzione della malattia sono anche i servizi segreti castristi. Sono loro ormai a dirigere e a controllare i servizi di Caracas. Con accesso diretto a Chavez, i cubani seguono tutto quello che avviene e si dice nel paese, dalle caserme alle opposizioni.

Sembra appartenere al passato la scena di un Chavez appena ritornato da Cuba, dopo tre settimane di cure dopo, apparire alla "Veranda do povo" il 17 marzo, il balcone da cui è solito fare infiammati discorsi. Il presidente venezuelano, pur visibilmente stanco, dopo aver intonato due canzoni tradizionali, ha incitato alla lotta per le elezioni presidenziali del 7 ottobre. Senza dare dettagli sulla sua malattia, si è limitato a dire che la lotta contro il cancro non è stata facile. Ha urlato alla folla che «non si tratta di una battaglia qualunque, è in gioco il futuro della rivoluzione». 

Dopo questa apparizione pubblica, Chavez si è sempre più trasformato in un presidente virtuale, con i suoi messaggi sui mezzi di informazione radiotelevisiva, alimentando così ogni tipo di voce. Sulla sua malattia non ha mai detto nulla di molto chiaro, dando così la stura ad una serie di ipotesi, tra le quali che non sarebbe più stato operato, che il tipo di tumore sarebbe incurabile, e anche se curato bene potrebbe vivere al massimo un anno. La messa del Giovedì Santo, dove un Chavez con toni accorati e drammatici chiede a Gesù di lasciarlo in vita, alimenta certamente ogni tipo di ipotesi. 

Andato di nuovo a Cuba per altre cure, è ritornato a Caracas l'11 di aprile. Il 12 l'Assemblea Nazionale ha ricordato il tentativo di colpo di stato del 2002, quando Chavez fu allontanato dal potere per 72 ore. Il "Presidente leninista marxista", come lo chiama un famoso giornalista del Nuevo Heraldo di Miami, ha visto un legame tra il fallito colpo di stato e la sua lotta contro il cancro, affermando che fu un miracolo il suo ritorno al potere e che lui ha molta fede in gesù, che rifarà il miracolo facendolo continuare a vivere. Ma, mentre Chavez si appella alla medicina di Cuba e alla bontà divina, in Venezuela sono in molti a seguire lo sviluppo della vicenda con molta apprensione. In primo luogo i dirigenti del Partito socialista unificato del Venezuela e le alte cariche dello Stato. In molti vedono il rafforzarsi del ruolo dell'attuale presidente dell'Assemblea nazionale, il fedelissimo Diosdato Capello, antico amico del Presidente e di larga esperienza. Ultimamente Chavez gli ha delegato sempre più poteri.Chi dovrebbe sostituire istituzionalmente Chavez è il vice, Elias Jaua, ma, di recente non ha dato buona prova di sé. 

Intanto è di questi giorni il rapporto annuale della Commissione interamericana dei diritti civili, che condanna il Venezuela per leggi restrittive, alta criminalità, attacchi alla libertà di espressione e afferma che la fragilità del potere giudiziario colpisce seriamente i diritti civili.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 18:24