A Firenze per un Natale da Gran Ballo ottocentesco

Un Gran ballo di Natale in perfetto stile ottocentesco si è tenuto nella storica Villa Viviani a Firenze. Circa novanta danzatori di varie società di danza si sono ritrovati in un contesto magico in cui l’eleganza del passato ha vestito le dame e i cavalieri provenienti dai circoli di Firenze, Bologna, Empoli, Livorno, Lucca, Milano, Parma, Pisa, Prato, Torino, Trento e Viareggio. Presente persino un gruppo di danzatori proventi da Atene. Un carnet ricco di danze tra valzer e quadriglie, controdanze e mazurche, marce e cotillons. Il tutto per finire con una cena e brindisi. Per gli amanti della storia e non solo, ma anche dell’arte e della filologia, momenti unici in cui si sono accese emozioni irripetibili per debuttanti e danzatori navigati. Emozioni di un primo ballo in società, come al tempo dei gattopardi. Balli che erano occasione di incontro e di relazione. Nell’epoca in cui non c’erano i social i contesti aristocratici e borghesi scrivevano la storia delle relazioni sociali non solo con la politica e le battaglie ma anche con mondanità e salotto. E la formalità diventava il veicolo attraverso il quale nascevano alleanze e matrimoni.

Partendo dal gesto del cavaliere, che ad apertura della danza invitava una dama, il cui nome, qualora avesse accettato l’invito, sarebbe stato scritto nel suo carnet; quel piccolo libretto decorato che le dame usavano nei saloni da ballo del XIX secolo per segnare il nome dei cavalieri con cui si erano impegnati a danzare. Come a voler tener conto di un promemoria per il prossimo ballo da condividere sulle note di Gioacchino Rossini o Johann Strauss e figli. Come sottolinea Simonetta Balsamo, maestra di ballo che guida le Società di danza di Pisa, Firenze e Livorno, “di regola, la dama non avrebbe dovuto mai invitare il cavaliere esplicitamente: funzionava così. Naturalmente noi siamo nel 2025, ma cerchiamo in tutti i modi di preservare lo stile”. E ciò affinché la scelta del partner potesse scaturire da un sincero anche se talvolta malizioso desiderio di ricerca dell’affinità di coppia. Ma al di là della scenografia incantevole, in cui hanno ripreso vita frac storici, corpetti e crinoline – la struttura a gabbia che sosteneva le preziose vesti ricamate delle gentildonne – ci sta sempre il lavoro di squadra fatto di sacrificio e studio nelle prove; di passione per la danza e tanta dedizione. Per balli che oggi tuttavia rimangono di nicchia, per romantici e amanti della cultura della danza. Un fatto è certo: la voglia di ritornare indietro nel tempo è sempre più diffusa presso una maggioranza di giovani donne e uomini. Sono loro, infatti, che avranno il compito di tramandare questa tradizione preservando una certa “idea della bellezza della danza romantica”.

Aggiornato il 09 dicembre 2025 alle ore 14:32