A Pisa è tempo di “Belle Époque”

Una mostra con le opere degli artisti italiani che vissero la Parigi delle mille opportunità

Palazzo Blu ha aperto le porte alla bellezza e all’eleganza della Belle Époque. Una cornice prestigiosa per ospitare a Pisa più di 90 opere di artisti come Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis e Federico Zandomeneghi fra i più noti; ma anche di John Singer Sargent, Paul César Helleu e Vittorio Amedeo Corcos. L’esposizione sarà visibile al pubblico dei visitatori fino al 7 aprile 2026; è curata dalla storica dell’arte Francesca Dini; promossa dalla Fondazione Palazzo Blu; organizzata da MondoMostre, con il contributo di Fondazione Pisa e vanta la prestigiosa collaborazione della Pinacoteca De Nittis di Barletta. Le opere che provengono dai musei più prestigiosi italiani e internazionali riguardano quegli artisti italiani che operarono a Parigi proprio negli anni in cui si ebbe una certa ‘illusione’ del benessere economico, quel progresso che scaturiva da una pace pressoché costante fra i popoli dell’Europa. Dagli anni del Secondo Impero all’alba della Terza Repubblica, infatti, a Parigi trovarono terreno fertile artisti italiani che seppero sviluppare una propria ricerca pittorica. E la mostra di Palazzo Blu, Belle Époque vuole valorizzare proprio l’originalità e la complessità delle opere di tali artisti. Nove sezioni che fanno rivivere l’atmosfera di un periodo denso di contraddizioni: “Progresso tecnico e disuguaglianze sociali, euforia borghese e ferite storiche non risolte”.

Tutte le opere hanno un punto in comune: la raffinatezza formale che non esprime soltanto eleganza e piacere mondano, ma diventa strumento di lettura di quel tempo. E l’intendo della curatrice, una dei massimi esperti di storia dell’arte, Francesca Dini, è proprio quello di far emergere la rappresentazione di un viaggio nella storia culturale europea. Un viaggio condotto da questi artisti italiani che “hanno saputo trasformare la propria pittura – ha dichiarato Francesca Dini – in un linguaggio internazionale, e ciò senza mai disperdere le loro origini”. Boldini, De Nittis e Zandomeneghi operarono a Parigi tra il 1867 e il 1874 attratti da ciò che la capitale francese potesse loro offrire, “dinamismo culturale e innumerevoli opportunità”. Non mancarono infatti fruttuose collaborazioni con i mercanti d’arte fra i più incisivi nel mercato, come Goupil; si confrontavano anche con Edgar Degas, Édouard Manet e Pierre-Auguste Renoir. A Palazzo Blu sarà possibile assistere anche ad un ciclo di conferenze tutte dedicate al periodo. Lo storico Alberto Mario Banti, professore di storia contemporanea all’Università di Pisa ha dato già il suo contributo fornendo un’analisi sulle luci e le ombre della Belle Époque.

Gli incontri proseguiranno a gennaio con Virginia Arabella Hill, storica dell’arte della moda e curatrice la quale parlerà dell’Importanza della moda nella Parigi di fine Ottocento. Seguirà ancora a gennaio l’incontro con Il giornalista e storico dell’arte Marco Francesco Carminati il quale traccerà una breve storia della Maison Goupil. Gli appuntamenti di febbraio prevedono l’incontro con Renato Miracco, storico e critico d’arte che parlerà di ‘spazio e disciplina’ nella pittura di Giuseppe De Nittis; Carlotta Sorba a marzo ci porterà nella vita teatrale nella Parigi fin de Siècle. E infine sarà la curatrice Francesca Dini a chiudere a metà marzo facendoci ripercorrere le ragioni e i risultati scientifici della mostra Belle Époque; ripartendo proprio da quei protagonisti che tra Parigi e l’Italia riuscirono a raccontare un’epoca decisamente irripetibile.

 

(*) La prima foto è una riproduzione del dipinto Le ruban rose (Il nastro rosa) del pittore spagnolo Raimundo de Madrazo y Garreta

 

(**) La seconda foto è una riproduzione del dipinto Reading by the sea (In lettura sul mare) del pittore italiano Vittorio Matteo Corcos

Aggiornato il 05 dicembre 2025 alle ore 13:49