Quando la vita era dolce

La dolce vita non è stata solo un filone del cinema, ma un modo di vivere della romanità. Occorre trarne insegnamento e riproporlo coinvolgendo i giovani per rendere gli stili di vita impresa, società e cultura”. L’espressione è di Marcello Foti, direttore generale del Centro sperimentale di cinematografia, il quale ha inaugurato la carrellata di testimonianze dell’iniziativa del Circolo canottieri Roma voluta da Pietro Delise, anfitrione della vita notturna degli anni d’oro, dal titolo: Ci vediamo a Via Veneto. Feste, follie e personaggi che hanno creato la Dolce Vita a Roma. “La dolce vita è il film più bello e più complesso”, ha esordito lo sceneggiatore Enrico Vanzina, figlio dell’indimenticabile Steno, “perché è misterioso e ancora inafferrabile, la consacrazione di Federico Fellini in collaborazione per la sceneggiatura con Tullio Pinelli ed Ennio Flaiano. Un film campione d’incassi nella storia a dimostrazione che i film d’autore quando hanno materia battono anche i film di cassetta”.

Serata tutt’altro che nostalgica o da amarcord per celebrare “gli anni migliori della nostra vita”, come li ha definiti Marilù Corradi, la prima donna disc-jockey dei night club dal Number One a La Cabala, che ha visto protagonisti nomi del jet set e spettacolo: il principe dei paparazzi Rino Barillari, il fotografo dei divi Marco Geppetti, il playboy Danilo Endrici, gli attori Barbara Bouchet e Luc Merenda. Oltre a Pietro Delise, erano presenti Marino Collacciani scrittore e caporedattore de Il Tempo, e il consigliere del Circolo canottieri Alberto Acciari, che ha definito l’incontro “un punto di ripartenza”. “La dolce vita è un brand mondiale”, ha osservato Delise, storico animatore dei più prestigiosi locali insieme con la moglie Paola Zenone, dal Piper al Jackie ‘O. “Questa non è un’operazione nostalgia, ma l’intento di riscoprire gli elementi che determinarono la grande impresa dello spettacolo e del tempo libero negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta. Che ebbe inizio con uno scandalo quando, il 5 novembre 1958, Anita Ekberg al Rugantino si prodigò in un cha cha cha a piedi nudi inseguita dalla ballerina turca Aïché Nana, la quale inscenò uno spogliarello. Le donne turche non portano il reggiseno, cantava, e le foto diffuse da Giacomo Alexis de Lo Specchio inaugurarono una stagione di ebbrezze”.

Riprendersi la Roma di notte spetta ai romani”, ha fatto notare il giornalista Marino Collacciani. “Ci vuole un restyling ideologico contro il degrado e la decadenza, che rillumini la città ed esplori forme di aggregazione e intrattenimento in cui il talento si fonda con la spensieratezza”. Rilluminare Roma che andava dalle vie storiche alle piazze famose come Piazza del Popolo e ai ristoranti in voga, la Taverna Flavia, i Due ladroni e Il Bolognese, è compito di chi la città la vive e la anima. Non mancano le iniziative, la materia, le idee, mancano i personaggi e una sana voglia di vivere contro le crisi e i conflitti. Dai fuochi da Nerone alla malavita odierna meglio i flash dei fotoreporter come Rino Barillari. Il termine paparazzo fu coniato nel film di Fellini e Rino lo ha calzato perfettamente. “Non mi sono mai risentito per questa etichetta, anzi in sessanta anni la mia macchina fotografica non ha smesso di scattare, anche quando era vietato o impossibile. Sono stato 164 volte all’ospedale, ma ho sempre fatto la foto. Paparazzo è diventato il termine più conosciuto all’estero insieme con pizza e Ferrari”, ha raccontato. “Dobbiamo ricominciare a sognare”, ha esortato Luc Merenda. E Marco Geppetti ha ricordato l’epopea paterna, del grande Marcello Geppetti, quando nel 1962 sul tetto di un motoscafo a Ischia sorprese Richard Burton che baciava Liz Taylor: “Fu la foto più pagata della storia che fece il giro del mondo. La dolce vita non morirà mai, resta il marchio di un’industria che ha varcato gli oceani e segnato tappe del cinema e dello star system”. Non si possono non citare le immagini scattate da Pierluigi Praturlon e Tazio Secchiaroli.

Bisogna ricordare che l’Italia degli anni Sessanta era ancora quella del “non divorzio” per cui anche la foto di un attore a cena con una bella donna faceva scalpore. “Ma era anche un’Italia sorridente e gentile”, ha ricordato Barbara Bouchet, l’attrice sex symbol tedesca trapiantata in America che arrivò in Italia nel 1969, dove è rimasta con 123 film all’attivo. “Un’Italia di playboy da Franco Rapetti a Gianfranco Piacentini a Beppe Piroddi, ma io poi sposai Gigi Rizzi e ho avuto gli splendidi figli Alessandro e Massimiliano”. Numerosi gli ospiti dell’effervescente serata conclusa con una cena nei saloni del Circolo canottieri Roma: dal regista Sergio Martino ad Anna Gentili della Curcio Editore, alla storica dell’arte Patrizia Picchetti a Don Felice, sacerdote dei divi: “Le cose belle accadono la notte, quando io dormo”.

Aggiornato il 20 novembre 2025 alle ore 13:20