Ci sono compositori che non scrivono solo note, ma mondi. Due di loro, Hector Berlioz e Richard Wagner, nell’Ottocento trasformarono la musica in una forma di racconto, di pittura e di sogno. La loro arte non si limita a farci ascoltare: ci fa vedere e sentire. La Sinfonia Fantastica di Berlioz e la Cavalcata delle Valchirie di Wagner sono due viaggi sonori dentro l’immaginazione.
Siamo nel 1830, in Francia. Hector Berlioz, giovane, appassionato e impulsivo, scrive una musica come nessuno aveva mai fatto. La chiama Sinfonia Fantastica, ma in realtà è un romanzo in musica. Racconta la sto
ria di un artista che ama perdutamente una donna, ma l’amore lo porta alla follia e all’incubo. L’opera ha cinque movimenti, come cinque capitoli di un sogno: Rêveries – Passions (Sogni e passioni): qui la musica nasce lenta, come un pensiero che si risveglia. Gli archi sussurrano, poi tutto si accende: il cuore batte, il sentimento cresce. È il ritratto dell’amore romantico. Berlioz usa un tema ricorrente, l’idée fixe, che rappresenta l’amata. Questo tema ritornerà in ogni parte, trasformandosi come un volto che cambia nei sogni. Un bal (Un ballo): violini danzano leggeri in ritmo di valzer. È una scena elegante, ma anche malinconica: tra la folla, l’artista scorge l’amata e il suo cuore trema. Scène aux champs (Scena nei campi): il suono del corno inglese e dell’oboe si risponde come due pastori. È pace, natura, speranza. Ma un tuono lontano rompe la serenità: presagio di tempesta. Marche au supplice (Marcia al patibolo): il sogno diventa incubo. L’artista immagina di essere condannato e condotto alla ghigliottina. I tamburi marciano, gli ottoni ruggiscono, il ritmo è inesorabile. Poi, un colpo secco: la testa cade. Il tema dell’amata appare un istante, come un ultimo pensiero. Songe d’une nuit du sabbat (Sogno di una notte di sabba): ecco la follia: campane, clarinetti grotteschi, risa di streghe. Il tema dell’amata ritorna, ma deformato, come una caricatura. Berlioz mescola il Dies irae del canto gregoriano con danze infernali: è teatro puro, musica che diventa visione.
Tutta la Sinfonia Fantastica è un quadro in movimento, come se Delacroix dipingesse con suoni invece che con colori. Berlioz usa l’orchestra come un pittore usa la tavolozza: i flauti per la leggerezza, gli ottoni per la forza, i timpani per la paura. È la nascita del romanticismo musicale: la musica come emozione, sogno, confessione.
Qualche anno dopo, in Germania, un altro genio alza la musica a potenza mitica: Richard Wagner. Nel secondo dramma della sua tetralogia, Die Walküre (La Valchiria, 1856), scrive una delle pagine più celebri di tutta la storia: la Cavalcata delle Valchirie. Là dove Berlioz racconta un sogno umano, Wagner evoca il galoppo degli dèi. Le Valchirie, figlie di Odino, volano sui cieli tra fulmini e nubi, raccogliendo le anime dei guerrieri morti in battaglia per portarle nel Valhalla. La musica comincia con un ritmo galoppante nei violoncelli e nei corni: ta-ta-ta, ta-ta-ta… poi esplode un turbine di ottoni e archi. L’effetto è grandioso: si sente davvero il vento, il galoppo dei cavalli, il grido di guerra che attraversa le nuvole.
Wagner inventa un linguaggio nuovo: ogni personaggio, ogni idea, ha un proprio leitmotiv, un tema musicale che ritorna e si trasforma. Così, anche senza parole, l’ascoltatore “riconosce” i protagonisti e i sentimenti. La Cavalcata è un quadro epico, ma anche simbolico. Come in un dipinto di Caspar David Friedrich, la natura non è solo sfondo, ma potenza spirituale. E come nelle tele di Arnold Böcklin, la mitologia diventa viva e presente, piena di mistero.
Berlioz e Wagner sono due poli del romanticismo musicale: Berlioz parla dell’uomo, dei suoi sogni e delle sue paure; Wagner parla degli dei, del destino e della redenzione. Ma entrambi credono che la musica debba essere totale, capace di unire poesia, teatro, pittura e sentimento. Sono come due poeti diversi: Berlioz, il poeta della passione umana; Wagner, il profeta della leggenda eterna. Se la Sinfonia Fantastica è un sogno febbrile dipinto in rosso e oro, la Cavalcata delle Valchirie è una tempesta in argento e acciaio. Ma in entrambe arde la stessa fiamma: quella dell’arte che trasforma la realtà in mito.
Ascoltare Berlioz e Wagner è come leggere due capitoli diversi dello stesso grande libro: quello dell’animo umano. Nel primo c’è il cuore che sogna, nel secondo il destino che chiama. E la musica, come sempre, rimane il linguaggio più profondo e misterioso: quello che unisce la poesia, la pittura e la vita stessa in un’unica, meravigliosa sinfonia.
Aggiornato il 12 novembre 2025 alle ore 12:33
