
C’è un filo sottile, invisibile, che attraversa L’enigma del desiderio di Paolino Cantalupo: un filo teso tra il desiderio e la colpa, tra la violenza e la nostalgia della bellezza. Il romanzo, ambientato tra New York, il Mediterraneo e l’ombra di un mondo spaccato dalle guerre e dal fanatismo, costruisce una trama che non è solo spy story, ma anche viaggio psichico, meditazione sull’identità, sul dolore, sul bisogno di redenzione.
A muoversi in questa geografia emotiva troviamo personaggi che non sono eroi ma ferite aperte. Adham, lo psichiatra razionale, ma anche vulnerabile, suo fratello Orion, convertito all’Islam radicale, accusato di omicidio, incarna il dolore della separazione, la rabbia e l’incomprensione. Attorno a loro, figure come Elena, giornalista e testimone del disastro sentimentale del mondo, o la madre, che vive nel ricordo di un padre greco e di un figlio perduto; Heather, donna misteriosa, affascinante spia; Felix Paduan, console aristocratico, Hemingway, americano di origini russi. E poi c’è Igor. Una spia russa. Un killer che uccide con precisione chirurgica, senza odio, senza calore, come se eseguisse una partitura. Igor non è solo un personaggio di contorno: è lo specchio oscuro del romanzo, il doppio di tutti. Commette delitti a sangue freddo, poi torna a casa, chiude la porta, e ascolta musica. Bach, Stravinsky, a volte Debussy. La musica come anestetico o come preghiera. In lui si riassume la grande contraddizione dell’uomo contemporaneo: l’essere capace di orrore e di arte, di distruzione e di armonia.
Nel libro, Cantalupo dissemina riferimenti culturali come frammenti di specchio: nomi di compositori, di pittori, di scrittori. Si parla di Igor Stravinsky, certo il suo nome riecheggia nel killer, quasi fosse un’ironia del destino, ma anche di Monet, evocato come simbolo di una visione interiore, sfocata, sospesa tra luce e disfacimento. La cultura non è decorazione, ma materia viva. Ogni riferimento musicale o pittorico è una chiave di lettura psichica. Le note di Igor Stravinsky, precise, taglienti, ossessive, accompagnano la freddezza del killer. Le pennellate di Monet, al contrario, dissolvono la realtà come memoria, come rimorso.
Sembra quasi che il romanzo voglia dire: l’arte non salva, ma testimonia. Lo scrittore costruisce una partitura narrativa dove riferimenti a compositori, scrittori, artisti, creano una seconda voce, una in “sottofondo”, come in un quartetto da camera. E la musica è il linguaggio di chi non riesce più a parlare. Cantalupo scrive con ritmo visivo, quasi cinematografico: capitoli brevi, inquadrature nette, dialoghi tesi. Ma dentro questa macchina narrativa scorre un flusso lirico, una tensione poetica che esplode nei momenti più intimi, quando la violenza lascia spazio alla tenerezza, o alla colpa. Si sente la mano dello psichiatra: ogni personaggio è un caso clinico e un’anima ferita.
L’autore alterna le scene d’azione, spionaggio, complotti, omicidi a pause musicali: silenzi, ascolti, ricordi. In questi momenti il romanzo respira, si fa confessione, meditazione. La musica, come nei quadri di Kandinsky o nei sogni di Schoenberg, diventa colore, luce mentale.
L’arte, per Cantalupo, è la traccia del desiderio umano di comprendere il proprio male. L’enigma del desiderio è un romanzo ambizioso e coraggioso. Mischia i generi: thriller, romanzo psicologico, trattato sull’anima. Non cede mai al puro intrattenimento: ogni colpo di scena è anche un simbolo, ogni morte un riflesso di una morte interiore. La lingua è limpida ma tesa, precisa come la mente di chi osserva. E il tema del desiderio, che attraversa tutto, è trattato con profondità: non è solo erotismo o curiosità, ma energia vitale e distruttiva insieme, il motore di ogni gesto umano. È un romanzo che interroga più che spiegare; e, come nei grandi modernisti Stravinsky, Kandinsky, Joyce, la bellezza nasce proprio dalla dissonanza.
La parola è guidata dai personaggi, nella realtà, la parola torna al suo autore. In questa conversazione, Paolino Cantalupo riflette su identità, desiderio e politica, i tre poli magnetici che animano L’enigma del desiderio. E in un dialogo immaginario con l’autore ci siamo chiesti:
Il titolo del romanzo, “L’enigma del desiderio” richiama qualcosa di psicoanalitico, ma anche di mistico. Cos’è, per lei, il desiderio?
Il desiderio è la nostra forza primaria e, allo stesso tempo, la nostra condanna. Non c’è conoscenza senza desiderio, ma ogni desiderio porta una ferita: è mancanza, non possesso. Il romanzo nasce da lì, dal vuoto che ci muove.
Il personaggio di Igor, la spia russa, è una delle figure più inquietanti e affascinanti. Come è nato?
Igor è il lato oscuro dell’uomo contemporaneo: l’efficienza senza emozione, la freddezza del potere. Ma anche lui cerca la musica, cioè la bellezza. È il killer che ascolta Stravinsky: il paradosso che ci riguarda tutti.
Nel romanzo compaiono nomi di compositori e pittori: Stravinsky, Monet… Perché questa presenza dell’arte?
Perché l’arte è l’unico luogo dove la mente e la ferocia si toccano. La pittura e la musica sono i nostri specchi migliori: ci mostrano quello che siamo quando non vogliamo guardarci.
Lei è medico, psichiatra. Quanto di questo sguardo entra nella scrittura?
Moltissimo. Non scrivo per intrattenere, ma per capire l’anima umana. Ogni personaggio è un sintomo, ma anche una preghiera.
Se potesse scegliere una colonna sonora per il suo romanzo?
Le Sacre du Printemps di Stravinsky: la nascita, la violenza, la danza della terra. E forse, dopo, il silenzio di Monet.
L’enigma del desiderio è un romanzo che attraversa le contraddizioni del nostro tempo: la tecnologia e la fede, la crudeltà e la nostalgia, la spia che uccide e poi ascolta Bach. In fondo, tutto il libro sembra ruotare attorno a una domanda: cosa resta di umano in chi continua a desiderare anche dopo aver visto troppo? Cantalupo risponde con una scrittura che non consola ma illumina: come un raggio che entra in una stanza dove qualcuno, dopo aver sparato, mette sul giradischi Stravinsky. E la musica, ancora una volta, salva il silenzio.
(*) L’enigma del desiderio di Paolino Cantalupo, editore Castelvecchi (2025), pagine 422, euro 23,75
Aggiornato il 23 ottobre 2025 alle ore 11:25