Nikolaj Medtner, il compositore russo non svelato

Nikolaj Medtner: l’eco segreto del Romanticismo russo è il titolo della conferenza-concerto che si è svolta a Roma, a Casa Russa, a cura della pianista Evgeniya Tarasova, docente, solista e ricercatrice della vita e dell’opera del virtuoso in parte “sconosciuto” in Italia pianista, compositore e pensatore del XX secolo, il cui nome figura accanto a quello di Sergej Rachmaninov e Aleksandr Scriabin. Per intenderci, Nikolaj Medtner fu colui che lo stesso Rachmaninov definì “il musicista più completo” indicandolo come un perno nell’evoluzione del secolo. Tuttavia, rimasto segreto, o “appartato” come ha scritto Luigi Ferrari in Triade minore (Ponte alle Grazie) nel suo cold case sulla figura più inedita della composizione classica. Ma la moderna Russia di Vladimir Putin evidentemente ha deciso di aprire la conoscenza, l’approfondimento e svelare la musica di Medtner, se nella sua esposizione Evgeniya Tarasova, che ha dedicato articoli e interventi all’autore, ha riportato estratti da materiali esclusivi e rari in Italia, come i documenti d’archivio provenienti dal Museo nazionale russo della musica e manoscritti stessi del compositore.

“Nikolaj Medtner – ha sollecitato Daria Pushkova, direttrice di Casa Russa, introducendo l’appuntamento e illustrando il programma in collaborazione con la scuola internazionale di musica Avos Project – è stato colui senza il quale non si può immaginare lo sviluppo della musica classica”. Cos’era dunque la musica per il “Rachmaninov di Rachmaninov”, per usare una espressione che può racchiudere in sintesi il segreto di un’arte quasi inesprimibile e tecnicamente complessa? “La mia musica – ha raccontato Tarasova citando in apertura una delle definizioni di sé dell’artista, espressa con un sorriso – è come una fanciulla che, riconosciuta per le sue molte grandi virtù, però non è graziosa così che nessuno se ne innamora”.  Nikolaj Medtner è stato un autore prolifico, ha scritto un ampio numero di composizioni, tutte comprendenti il pianoforte: 14 sonate per pianoforte, tre sonate per violino, tre concerti per pianoforte e orchestra, un quintetto per pianoforte, due lavori per due pianoforti, vari brani pianistici brevi, alcuni lavori più brevi per violino e pianoforte, 108 lieder e due vocalizzi. Profondità straordinaria, fedeltà assoluta agli ideali morali, non a caso i musicisti russi dell’epoca lo consideravano “la nostra coscienza musicale”. “Tuttavia un uomo di grande calore umano – ha spiegato Tarasova – E secondo me la sua apparente goffaggine lo rendeva perfino simpatico. Sono convinta che chiunque scelga di avvicinarsi alla musica e alla personalità di Medtner troverà sempre materiale per arricchire l’animo”.

Come spiegare una produzione determinante ed efficace operata come “in incognito” e una fama indiscutibile ancora inedita? “Le esecuzioni di Medtner richiedono in primis un ascolto profondo per essere apprezzate – ha precisato la pianista ricercatrice – A differenza di autori come Rachmaninov o Pëtr Il'ič Čajkovskij o Fryderyk Chopin, per calarsi nelle note del compositore russo è necessario un coraggio ispirato”. I critici non mancavano di inserirlo nell’elenco dei più talentuosi: “Ma nello stesso tempo ancora oggi svariati considerano la sua musica troppo densa, perfino priva di anima, gli rimproverano una mancanza di pittura ed esagerata complessità. Il compositore non se la prendeva e, a mio parere, valgono per lui le parole di Wolfgang Amadeus Mozart. Le note sono quante devono essere”. In parte queste riserve furono determinate dal fatto che il cognome del russo era di origini tedesche e i commentatori ravvisavano in lui influenze germaniche. Ma Nicolaj si sentì sempre “un russo, soltanto un russo, come qualunque russo”.

Evgeniya Tarasova, compositrice e borsista della fondazione Nuovi Nomi”, la quale nel 2008 ha conseguito con lode il diploma presso l’Accademia russa di musica Gnesin, dove ha completato anche il corso di dottorato, ha eseguito uno dei brani più significativi dell’artista: “Skazki opera 26 numero 3”, intitolato Narrante a piacere dalla raccolta di fiabe, genere creato da lui stesso. Si sono poi esibiti talenti italiani come Livia Franchi de’ Cavalieri in “Suonata Triade opera 2 numero 1”, Giuseppe Torrisi in “Sonata opera 22” e Francesco Bravi in “Sonata Ballata opera 27, primo Movimento” della Avos Project, l’Associazione polo culturale per percorsi formativi di alto livello.

Nicolaj Medtner è nato a Mosca nel 1880, minore di cinque figli, prese lezioni di pianoforte fino a 10 anni da sua madre, poi si iscrisse al Conservatorio di Mosca, dove eccelse come esecutore, carriera che lasciò ben presto per dedicarsi alla composizione. Era dotato di un’energia speciale che gli consentiva una disciplina ferrea. Perfino il suo cane era istruito a prepararsi per la passeggiata quando alla fine della giornata di lavoro sentiva l’accordo finale in do maggiore. Nicolaj fu tra gli ultimi del gruppo di russi a lasciare la patria dopo lo scoppio della Rivoluzione per un viaggio in Europa nel 1921, ma non vi fece più ritorno se non nel 1927 per una tournée. Poi nel 1933 gli fu negato il visto. “Soffrì moltissimo per la lontananza dalla Russia – narra la Tarasova – Tenne concerti in Inghilterra, si stabilì con la moglie Anna a Londra, viaggiò in Italia e nelle lettere elogiò la bellezza delle città e la cortesia della gente”. Quando gli allievi lo interrogavano sulle qualità necessarie, Medtner rispondeva loro in modo semplice e al tempo stesso con elevata esigenza: “Non bisogna mai suonare male”.

E tra gli aneddoti narrati anche quello secondo cui il russo sosteneva di aver cercato per lungo tempo di raggiungere Ludwig van Beethoven, ma di non esserci riuscito. Così come era costantemente alla ricerca di superare se stesso. Sergei Rachmaninov nutriva per lui una stima enorme: “Medtner più lo conosci e più lo apprezzi”, diceva. E affermava che ciò che per gli altri era un traguardo per l’amico era un gradino. Si frequentavano e quando Medtner si recava a trovarlo con la valigia zeppa di partiture, Sergei ironicamente lo provocava: “Nicolaj, hai lì dentro anche qualcosa per me?”. Non era solo un modo di dire, perché il filo della complessità naturale e delle estreme variazioni tecniche che uniscono le musiche dei due pilastri del Romanticismo effettivamente confluiscono in influenze per cui dove finisce l’uno esplora l’altro. “Medtner era molto legato alla tradizione – spiega la ricercatrice – Ed era prevenuto contro uno spinto modernismo, come spiegò nel libro in difesa dei principi immutabili, La musa e la Moda, per cui può essere considerato uno degli ultimi romantici”. Le numerose lettere, riflessioni e appunti furono conservati negli archivi della ex Unione sovietica, e resta centrale il testo Il lavoro quotidiano del pianista: “Un’opera che chi studia e fa attività concertistica dovrebbe conoscere”, esorta Evgeniya Tarasova, che svolge una intensa attività didattica presso la scuola di musica di Casa Russa di Roma patrocinata dall’Accademia russa di musica Gnesin.

Le immagini suggestive di questo genio della composizione, mostrate anche durante la conferenza-concerto, lo descrivono al gelo delle temperature russe, solo, al lume di candele, a volte anche al buio, a inseguire accordi e note che egli ravvisava, vedeva e, come diceva, spesso sognava: “Ho sognato questa musica e ora mi metto a scriverla”. In chiusura la ricercatrice pianista ha eseguito la Sonata-Reminiscenza opera 38 dal ciclo Movimenti dimenticati (clicca qui per il video), di cui il compositore russo diceva: “Qui si può discernere ben poco, se non nulla, in termini di influenze russe. L’atmosfera generale sembrerebbe essere quella della mitologia classica”.

Aggiornato il 23 ottobre 2025 alle ore 11:40